Stando a una nuova relazione della Corte dei Conti europea (ECA), l’azione dell’UE per sostenere progetti di CCS (cattura e stoccaggio del carbonio) e di fonti di energia rinnovabili innovative, pur avendo stabilito valori-obiettivo ambiziosi, non ha avuto esito positivo, anche per le avverse condizioni di investimento, tra cui l’incertezza delle strategie e dei quadri normativi.
La Sezione “Uso sostenibile delle risorse naturali” della Corte dei Conti europea (ECA) ha pubblicato il 23 ottobre 2018 la Relazione speciale “Dimostrazione delle tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio e delle fonti rinnovabili innovative su scala commerciale nell’UE: i progressi attesi non sono stati realizzati”. Le relazioni speciali dell’ECA illustrano le risultanze degli audit espletati su politiche e programmi dell’UE o su temi relativi alla gestione concernenti specifici settori di bilancio.
Nel 2009, l’UE ha varato due importanti programmi di finanziamento per il CCS (cattura e dello stoccaggio del carbonio) e delle fonti rinnovabili innovative:
– il Programma energetico europeo per la ripresa (EEPR), con un bilancio di 1,6 miliardi di euro per sostenere progetti di CCS nonché progetti eolici in mare;
– il Programma NER300 (Riserva 300 per i nuovi entranti) finanziato con la vendita di 300 milioni di quote di emissione, nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (EU ETS), per 2,1 miliardi di euro.
Nell’ambito dell’Accordo di Parigi del 2015, l’UE si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra almeno del 40 % entro il 2030, cercando al contempo di realizzare un’economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050. L’UE conseguirà probabilmente i propri valori-obiettivo in materia di energie rinnovabili per il 2020, come riporta l’ultimo Rapporto dell’AEA sui progressi fatti dall’UE in materia di emissioni di gas ad effetto serra, energie rinnovabili ed efficienza energetica, ma la stessa Agenzia riferisce che l’UE deve intensificare considerevolmente i propri sforzi se vuole raggiungere gli ambiziosi obiettivi generali relativi a un’economia a basse emissioni di carbonio per il 2050.
L’obiettivo principale della Corte è stato quello di valutare se l’azione dell’UE svolta tra il 2008 e il 2017 a sostegno dei Progetti dimostrativi su scala commerciale per la cattura e lo stoccaggio del carbonio e le fonti rinnovabili innovative nell’ambito dei suddetti programmi, fosse ben progettata, ben gestita e ben coordinata, e se i progressi attesi fossero stati raggiunti.
La Corte non si è proposta di verificare l’ammissibilità, la legittimità o la regolarità delle spese. Inoltre, non ha esaminato direttamente politiche, fondi o strumenti a sostegno dell’impiego di tecnologie mature per le energie rinnovabili, né ha valutato la monetizzazione e la gestione delle attività finanziarie da parte della Banca europea per gli investimenti per i fondi NER300. A tal fine sono state compiute visite di audit presso alcuni progetti in Germania, Spagna, Paesi Bassi, Polonia e Regno Unito.
Dai controlli è emerso che l’EEPR ha contribuito positivamente allo sviluppo del settore dell’energia eolica in mare, ma non ha concretizzato le proprie ambizioni in materia di cattura e stoccaggio del carbonio. Al contempo, il Programma NER300 non ha realizzato alcun progetto di successo per la cattura e lo stoccaggio del carbonio e ha compiuto scarsi progressi nel sostenere i progetti di dimostrazione per un più ampio ventaglio di tecnologie innovative nel settore delle energie rinnovabili.
“L’UE si sforza di porsi come leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico – ha dichiarato Samo Jereb, il Membro dell’ECA responsabile della relazione – Per poter raggiungere i propri obiettivi, deve saper trarre insegnamento dai fallimenti del passato, progettare migliori meccanismi per fornire sostegno alle tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio e garantire la piena rendicontabilità per le risorse pubbliche utilizzate per far fronte a questa sfida”.
La Corte ha sottolineato che entrambi i programmi hanno risentito di condizioni di investimento avverse. L’incertezza delle strategie e dei quadri normativi ha ostacolato o ritardato i progressi di molti progetti innovativi nel campo delle energie rinnovabili e della cattura e dello stoccaggio del carbonio, mettendo in evidenza, inoltre, il ruolo fondamentale svolto dai prezzi di mercato del carbonio, volatili e inferiori alle previsioni, dopo il 2011 nel fallimento della diffusione delle tecnologie di cattura e di stoccaggio.
La Corte ha riscontrato che l’architettura del programma NER300 ha limitato la capacità della Commissione e degli Stati membri di rispondere efficacemente al mutare delle circostanze. La selezione dei progetti e i processi decisionali erano complessi e altre caratteristiche progettuali hanno limitato la flessibilità del programma. La Corte osserva che occorre migliorare considerevolmente il coordinamento per accrescere la coerenza e apportare maggior chiarezza, esprimendo preoccupazione per la scarsa chiarezza delle disposizioni in materia di controllo finanziario e rendicontabilità per il programma NER30, i cui fondi non sono transitati dal bilancio di previsione dell’UE e non sono iscritti nel bilancio dell’UE.
Dal momento che l’UE si appresta a varare nel 2021 il Fondo per l’innovazione, per contribuire ad accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, alla luce di quanto verificato, la Corte raccomanda alla Commissione europea di:
– accrescere il potenziale per un efficace sostegno dell’UE a tali progetti;
– migliorare le procedure decisionali e di selezione dei progetti per il prossimo fondo per l’innovazione e garantirne la flessibilità nella risposta agli sviluppi esterni;
– rafforzare il proprio coordinamento interno per rendere più coerente e mirato il sostegno dell’UE;
– assicurare il rispetto dell’obbligo di rendiconto per il fondo di innovazione e il programma NER300.
Al di là della valutazione di merito della Corte dei Conti europea circa l’adeguatezza del sostegno finanziario ai Progetti per la cattura e lo stoccaggio del carbonio e per le energie rinnovabili innovative, rimane l’elevato costo di tali progetti e l’incertezza sugli effetti.
Nel Rapporto speciale per i responsabili politici (SR15) dell’IPCC, in merito alle tecniche di rimozione del carbonio (CDR) dall’atmosfera si afferma che la loro efficacia su larga scala non è provata e potrebbero comportare rischi significativi per lo sviluppo sostenibile.
Peraltro, anche le tecnologie BECCS (centrali elettriche a biomassa con cattura e stoccaggio del carbonio) previste dai Rapporti dell’IPCC quali azioni di mitigazione per il contenimento del riscaldamento globale e progettate per produrre energia e immagazzinare il biossido di carbonio (CO2) di scarico nel sottosuolo, qualora utilizzate su larga scala, secondo uno Studio condotto da ricercatori internazionali, libererebbero così tanta CO2 che proteggere e rigenerare le foreste l’attuazione di adeguate pratiche di gestione del territorio sarebbero in molti casi l’opzione migliore.