Aree protette e parchi Biodiversità e conservazione

Caschi verdi per l’ambiente: operativi per la tutela dei siti UNESCO

Si è insediato al MATTM il primo Gruppo di 32 Caschi verdi per l’ambiente che forniranno supporto nelle Riserve MAB e nei Patrimoni mondiali dell’umanità italiani, e non solo.

Previsto dall’art. 5-ter della Legge di conversione del D.L. “Clima”, il Programma  Caschi verdi per l’ambiente” per favorire la cooperazione internazionale attraverso iniziative volte alla tutela e salvaguardia ambientale per le aree protette e delle altre aree riconosciute in ambito internazionale per il particolare pregio naturalistico, che prevede uno stanziamento (2020-2022) di complessivi 6 milioni di euro, diviene operativo con l’insediamento presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (MATTM) del Gruppo di esperti (geologi, biologi, architetti, fisici, ecc.).

Non è casuale che l’iniziativa “Caschi verdi per l’ambiente” sia nata in Italia, uno dei Paesi dove è presente un numero significativo, a livello mondiale, di siti ed elementi riconosciuti dall’UNESCO, ricadenti anche in aree protette, terrestri e marine, tanto che il Ministro l’aveva negoziata personalmente a Parigi con la Direttrice dell’UNESCO, Audrey Azoulay.

Ho fortemente voluto l’inserimento all’interno del Decreto Clima, che così entra finalmente nel vivo, della figura dei Caschi verdi per l’Ambiente consapevole della necessità dei nostri siti di avere più tutele, e di valorizzare maggiormente il nostro patrimonio naturale – ha sottolineato il Ministro Sergio CostaI 22 esperti provengono dall’ISPRA, ma stiamo interpellando le Università, il CNR, il CUFA, poiché alla task force potranno prendere parte tutti coloro che volontariamente, ma in servizio, intendono aderire mettendosi al fianco degli enti gestori per dare loro quel supplemento di esperienza che serve per tutelare al meglio gli scrigni della natura”.

L’invito a entrare in squadra, attraverso la firma di appositi Protocolli di intesa, infatti è stato inviato dal MATTM a una serie di istituzioni pubbliche, alla Commissione Nazionale Italiana UNESCO, ai Ministeri (MIPAAF, MIBACT, Istruzione), nonché ENEA, CNR, CREA, Università, Comando delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri.

Le attività dei cosiddetti Caschi verdi per l’ambiente partiranno a breve nelle aree che afferiscono a 7 soggetti gestori:
4 sono le cosiddette Riserve Man and Biosphere (Tepilora, Rio Posada e Montalbo; Cilento, Vallo di Diano, Alburni; Sila; Collina Po), aree di ecosistemi in cui, attraverso un’appropriata gestione del territorio si associa la conservazione dell’ecosistema e della sua biodiversità con l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali a beneficio delle comunità locali;
2 sono Patrimoni mondiali dell’Umanità (Etna – Sito di Elea Velia; Parco Nazionale Cilento Vallo di Diano e Alburni), siti che rappresentano delle particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale;
1 Geoparco (Adamello Brenta), area naturale di particolare interesse geo-minerario, in cui il patrimonio geologico viene gestito in maniera olistica con gli altri aspetti naturali e culturali della zona.

La squadra dei Caschi verdi per l’ambiente, secondo la visione prospettica del Ministro Costa, dovrebbe non solo essere posta al servizio del territorio italiano, ma risultare anche di supporto “a tutti quei Paesi, soprattutto quelli più in difficoltà, come quelli dell’Africa Centrale, della fascia subsahariana del Sahel, le piccole isole del Pacifico e alcuni Paesi asiatici, che già ce li hanno chiesti – ha aggiunto Costa – Noi pagheremo tutte le spese perché l’intento è di salvaguardare la natura, in Italia e nel mondo. Siamo i primi al mondo a farlo”.

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