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Capitale Naturale in Italia: pubblicato il primo Rapporto

Primo Rapporto Capitale Naturale in Italia

Dopo l’annuncio del marzo scorso che il Documento era stato consegnato al Presidente del Consiglio dei Ministri, secondo quanto previsto dall’Art 67 del “Collegato ambientale”, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato on line il Rapporto redatto da un apposito Comitato che ha stimato in 338 miliardi di euro (circa il 23% del PIL italiano) il valore del “capitale invisibile”.

La Legge n. 221/2015 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” , il cosiddetto Collegato Ambientale alla legge di stabilità 2014, al capo XI “Disposizioni varie in materia ambientale” include l’articolo 67 “Comitato per il capitale naturale“, nel quale si dispone l’istituzione di un comitato presieduto dal Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), e composto dai Ministri dell’Economia e delle Finanze (MEF), dello Sviluppo economico (MiSE), del Lavoro e delle Politiche Sociali, delle Infrastrutture e dei Trasporti, delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF), per gli Affari regionali e le Autonomie, per la Coesione territoriale, per la semplificazione e la pubblica amministrazione, dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT), e da rappresentanti di vari organismi istituzionali e scientifici, con il compito di redigere un Rapporto contenente “informazioni e dati ambientali espressi in unità fisiche e monetarie, seguendo le metodologie definite dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e dall’Unione europea, nonché di valutazioni ex ante ed ex post degli effetti delle politiche pubbliche sul capitale naturale e sui servizi ecosistemici”, da inviare al Presidente del Consiglio entro il 28 febbraio di ogni anno al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi sociali, economici e ambientali coerenti con l’annuale programmazione finanziaria e di bilancio.

Il MATTM, dopo aver annunciato con una nota del marzo scorso che il Rapporto era stato consegnato dal Ministro al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Economia, ha finalmente messo on line il 12 maggio 2017 il “Primo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia” (link:http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/CapitaleNaturale/1deg_rapporto_capitale_naturale_in_italia.pdf).

Questo Rapporto non è solo il risultato di un grande impegno scientifico per ‘misurare’ il nostro Capitale più prezioso, ma è anche un grande salto di qualità culturale che viene chiesto al Paese: associare all’ambiente italiano non solo la parola ‘conservazione’ ma anche l’idea che un vero sviluppo si può determinare solo con una corretta gestione delle nostre risorse naturali – ha spiegato il Ministro, Gian Luca GallettiL’introduzione degli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (BES) nell’ultimo Documento di Economia e Finanza rafforzano ancora di più la visione di un Paese che sa di poter crescere puntando sul suo patrimonio unico di biodiversità, risorse naturali ed ecosistemi“.

Il concetto di “Capitale Naturale” è stato strumentalmente mutuato dal settore economico per indicare il valore in termini fisici, monetari e di benessere offerto dalla biodiversità al genere umano, anche al fine di orientare le scelte dei decisori pubblici.
Conoscere il Capitale Naturale ci aiuta prima di tutto ad assumere le corrette decisioni di investimento su tali risorse, a stabilire gli usi compatibili con le risorse naturali, le strategie di gestione e le possibili opzioni per ripristinare, conservare e migliorare l’uso sostenibile degli stessi – vi si legge – I dati e le informazioni sulla valutazione del Capitale Naturale non sempre sono completi in quanto molto spesso costosi e richiedono tecnologie particolarmente sofisticate ed avanzate“.

Dall’analisi emerge che l’Italia è uno dei Paesi più ricchi di biodiversità, con 6.700 specie di flora vascolare e oltre 58.000 faunistiche, ma che sono molti i fattori di pressione antropica: tra questi i cambiamenti climatici, l’inquinamento, i rifiuti, il consumo di suolo e l’abusivismo edilizio, gli incendi dei boschi e la perdita di biodiversità marina, l’invasione delle specie aliene, lo spreco di acqua, la copertura artificiale del suolo che determina distruzione del paesaggio.
Il valore complessivo stimato per i Servizi Ecosistemici in Italia riferito all’anno 2015 è pari a 338 miliardi di euro, rappresentando circa il 23% del PIL italiano nel medesimo anno.

Il Rapporto presenta la cartografia degli ecosistemi e la valutazione del loro stato di conservazione, propedeutica all’identificazione delle priorità di ripristino in un’ottica di mantenimento e potenziamento dei servizi ecosistemici, ai fini della Strategia Europea per la Biodiversità.Tale valutazione ha permesso di stimare ad alto stato di conservazione 19 ecosistemi (12% della superficie nazionale), 18 a medio (14%) e 36 a basso (14%): tra questi ultimi:
– ecosistemi a struttura forestale, con diverse fisionomie, della Pianura Padana;
– ecosistemi legati alle fasce costiere e subcostiere della penisola, delle isole maggiori e delle coste nord-adriatiche (aloigrofili, psammofili, arbustivi e forestali sempreverdi);
– ecosistemi igrofili di tutti i settori biogeografici a diversa struttura e fisionomia (spondali a copertura variabile e forestali);

– ecosistemi forestali a dominanza di querce caducifoglie in ambito planiziale e collinare sia nel settore alpino o/e prealpino sia nel settore peninsulare.

Il Comitato, infine, sulla base delle prime valutazioni contenute nel Rapporto, ha individuato una serie di raccomandazioni, con obiettivi da perseguire nel breve e medio periodo:
– adottare un Piano d’azione per il Capitale Naturale, elaborato sulla base del Rapporto sullo stato del Capitale Naturale;
– in fase di predisposizione del Documento di Economia e Finanza (DEF), le nuove misure da inserire nel Programma Nazionale di Riforma (PNR) siano preventivamente sottoposte ad una valutazione di coerenza rispetto al posizionamento dell’Italia nel raggiungimento degli obiettivi al 2030 riguardanti il Capitale Naturale rientranti nella Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile e nell’Agenda 2030;
– integrare la contabilità del Capitale Naturale e degli obiettivi di prevenzione, ripristino, gestione e valorizzazione del Capitale Naturale negli strumenti di pianificazione territoriale a tutti i livelli, anche attraverso lo strumento delle procedure di valutazione ambientale ex ante di piani, programmi e progetti (Valutazione Ambientale Strategica);
– valutazione dei Programmi Comunitari, Analisi costi – Benefici e Valutazione di Impatto Ambientale);
– rafforzare, nel quadro della riforma del Codice dei contratti pubblici, le disposizioni riguardanti i criteri degli appalti di fornitura per il Green Public Procurement (GPP);
– includendo nelle valutazioni di costo – secondo l’approccio di ciclo di vita del prodotto anche i costi per la collettività associati ai consumi di risorse naturali e all’inquinamento;
– rafforzare il sistema delle aree protette a terra e a mare, valorizzandone in particolare il significativo ruolo di tutela della biodiversità e dei servizi ecosistemici, migliorandone le connessioni attraverso i sistemi di reti ecologiche e di infrastrutture verdi, favorendone le politiche di sistema in particolare nelle eco regioni, nella rete europea Natura 2000 e nella rete dei Parchi nazionali e regionali.

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