Biodiversità e conservazione Cambiamenti climatici

Cambiamenti climatici: impattano gravemente su specie migratrici

Un Rapporto presentato alla COP28 di Dubai rivela che i cambiamenti climatici stanno causando impatti catastrofici su molti animali migratori, influenzando la loro capacità di fornire servizi ecosistemici essenziali all’umanità, tra cui la stessa capacità di resilienza e di adattamento alla crisi del clima.

I cambiamenti climatici stanno già determinando impatti catastrofici su molti animali migratori e senza un’azione urgente per supportare i più vulnerabili ad adattarsi è a rischio la loro capacità di fornire servizi ecosistemici vitali per l’umanità, che mitigano gli impatti dei cambiamenti climatici stessi e aumentano la resilienza ai rischi climatici.

È quanto rileva il Rapporto Climate change and migratory species: a review of impacts, conservation actions, indicators and ecosystem services” presentato il 10 dicembre 2023 alla COP28 di Dubai e redatto dalla Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici appartenenti alla fauna selvatica (CSM), nota anche come Convenzione di Bonn, il cui obiettivo è la tutela delle specie migratrici terrestri, marine ed aviarie in tutti i loro spostamenti, dal Joint Nature Conservation Committee (JNCC), l’ente pubblico che fornisce consulenza al Governo del Regno Unito e alle amministrazioni decentrate sulla conservazione della natura a livello britannico e internazionale e dal British Trust for Ornithology (BTO), Ong britannica  per la ricerca sugli uccelli, con il supporto del Department of for Environment, Food & Rural Affairs (DEFRA) del Regno Unito.

La biodiversità sta diminuendo a livello globale a ritmi senza precedenti e i cambiamenti climatici costituiscono è uno dei principali motori di questa crisi. Nel 2021, i principali scienziati mondiali in materia di clima e biodiversità hanno lanciato congiuntamente l’allarme, affermando che la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici si rafforzano a vicenda e che nessuno dei due potrà essere risolto con successo a meno che entrambi non vengano affrontati insieme

Il Quadro Globale sulla Biodiversità Kunming-Montreal (GBF) adottato lo scorso anno riconosce che le soluzioni basate sulla natura sono essenziali nella lotta contro i cambiamenti climatici nel suo Obiettivo8. La conservazione delle specie migratorie e dei loro habitat è una parte importante della soluzione sia alla biodiversità che alla biodiversità. crisi legate al cambiamento climatico.

Molte delle specie più iconiche del mondo migrano come parte del loro ciclo vitale: balene, delfini e tartarughe marine; elefanti, grandi carnivori e antilopi; e un’ampia gamma di uccelli. La migrazione è fondamentale per la sopravvivenza di queste specie che sono finemente adattate ad habitat specifici che cambiano con le stagioni.

Le specie migratrici sono importanti per il funzionamento degli ecosistemi e la mitigazione dei cambiamenti climatici, soprattutto quando costituiscono una parte significativa di un ecosistema o si aggregano in grandi numeri in particolari periodi dell’anno. Molte specie migratorie sono legate al movimento e alla dispersione di semi e sostanze nutritive. Le grandi specie migratorie possono contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico attraverso la decomposizione delle loro feci, che blocca il carbonio nel suolo o nel fondale marino, nonché attraverso processi più complessi, come il mantenimento di reti trofiche che proteggono le foreste o le praterie marine, importanti per il sequestro del carbonio. Le specie migratrici possono anche contribuire all’adattamento ai cambiamenti climatici migliorando la resilienza degli ecosistemi; ad esempio, il guano degli uccelli marini aumenta i nutrienti disponibili per la crescita della barriera corallina, che a sua volta riduce l’erosione costiera.

Panoramica delle tre “sezioni” dei servizi ecosistemici della Classificazione Internazionale Comune dei Servizi Ecosistemici (CICES): i servizi di approvvigionamento (cibo, legname e acqua); i servizi di regolazione (controllo dell’erosione del suolo, purificazione dell’acqua, assorbimento dell’anidride carbonica); i servizi culturali (attività turistiche, ricreative, sportive).

Si sa da tempo che i cambiamenti climatici hanno la potenzialità di avere un impatto negativo sulle specie migratorie. Questa nuova revisione presenta una sintesi delle recenti prove scientifiche che indicano che gli impatti dei cambiamenti climatici vengono già avvertiti dalle specie migratorie, inclusi gli spostamenti verso i poli, i cambiamenti nei tempi della migrazione e un ridotto successo riproduttivo. 

Il Rapporto fornisce solide prove scientifiche del fatto che i cambiamenti climatici stanno già avendo un impatto significativo su molte specie di tutto il mondo che dipendono dalla migrazione per la loro sopravvivenza – ha sottolineato Colin Galbraith, ex Presidente del JNCC e consigliere nominato dalla COP del CMS per i cambiamenti climatici, co-autore dello Studio – Il tempo scorre verso il futuro per molte specie iconiche. Abbiamo il dovere nei loro confronti di aumentare la consapevolezza globale che le soluzioni sono possibili e di invitare i governi a utilizzare questo rapporto per agire, cercando soluzioni basate sulla natura che aiutino le specie migratorie e che possano ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici”.

Alcuni dei risultati principali del Rapporto includono:
Esistono prove evidenti del fatto che gli aumenti globali della temperatura hanno influenzato la maggior parte dei gruppi di specie migratorie e che questi impatti sono per lo più negativi. Ad esempio, l’aumento delle temperature sta causando cambiamenti nella riproduzione e nella sopravvivenza del krill e sta avendo un impatto negativo sui mammiferi marini e sugli uccelli marini che fanno affidamento sul krill come fonte alimentare fondamentale.

Sussistono prove inconfutabili che i cambiamenti climatici stanno influenzando la distribuzione delle specie migratrici e i tempi della migrazione. In particolare, l’aumento della temperatura sta determinando spostamenti verso i poli e accelerando la migrazione e la riproduzione. In alcune specie, come i trampolieri, esiste il rischio che ciò causi una mancata corrispondenza tra il momento della riproduzione e il momento in cui loro prede sono più abbondanti.

– I cambiamenti nella disponibilità di acqua stanno causando la perdita di zone umide e la riduzione dei flussi fluviali, che probabilmente avranno un impatto particolare sulla migrazione di pesci e uccelli acquatici.

Eventi estremi legati al clima, come le frane, stanno causando una grave distruzione degli habitat e sono già stati osservati in alcuni siti di riproduzione degli uccelli marini.

– Esistono prove evidenti che gli uccelli marini migratori e i mammiferi marini saranno influenzati dai cambiamenti nelle correnti oceaniche che probabilmente altereranno la natura e il funzionamento di molti ecosistemi marini e terrestri.

Oltre al Rapporto riassuntivo, lo studio contiene 3 parti distinte:
– la Parte I documenta una revisione della letteratura effettuata per identificare gli impatti dei cambiamenti climatici su ciascun gruppo di specie migratrici elencate nell’Appendice I e nell’Appendice II del CMS;
– la Parte II  riassume i risultati di una revisione della letteratura sugli interventi di conservazione precedentemente impiegati sulle specie migratorie nel contesto dei cambiamenti climatici, delineando  le considerazioni chiave per la conservazione delle specie migratrici, fornendo esempi di studi dimostrativi;
– la Parte III riassume una revisione dei potenziali ruoli che le specie migratrici possono avere come componenti chiave degli ecosistemi, in particolare fornendo soluzioni basate sulla natura relative ai cambiamenti climatici, evidenziando gli esempi in cui la conservazione delle specie migratorie può anche contribuire a benefici più ampi per le persone e gli ecosistemi, per aiutare i decisori a iniziare a considerare queste questioni in modo trasversale e olistico. 

Le specie migratorie sono perfettamente sintonizzate con i ritmi del nostro Pianeta – ha dichiarato Amy Fraenkel, Segretaria esecutiva del CMS – Dipendono da un delicato equilibrio, percorrendo grandi distanze per raggiungere habitat specificatamente adatti alla loro sopravvivenza e riproduzione. Tuttavia, i cambiamenti climatici stanno interrompendo gravemente questi percorsi critici, alterando gli ecosistemi e incidendo sulla disponibilità delle risorse. Questa interruzione funge da fondamentale segnale di allarme, evidenziando le implicazioni più ampie dei cambiamenti climatici non solo per queste specie, ma per la rete interconnessa della vita sulla Terra. Questo rapporto sottolinea la necessità di un’azione globale immediata e concertata per mitigare questi impatti e proteggere il futuro delle specie migratorie”.

La pubblicazione di questo importante Rapporto avviene prima del 14° incontro della Conferenza delle Parti della CMS, che si terrà in Uzbekistan (Samarcanda, 12-17 febbraio 2024), dove verranno affrontate le priorità cruciali di conservazione, comprese le azioni prioritarie per affrontare i cambiamenti climatici e il loto impatto sulle specie migratorie e sui loro habitat.

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