Circular economy Sostenibilità

Bieconomia: l’UE prosegue verso gli obiettivi ma le sfide persistono

Una nuova valutazione della bioeconomia dell’UE, svolta dal Centro Comune di Ricerca nell’ambito delle attività di monitoraggio, mostra che mentre l’efficienza delle risorse sta migliorando, c’è una crescente pressione sugli ecosistemi da parte della silvicoltura e dell’agricoltura. L’approfondimento su approvvigionamento e usi della biomassa indica un aumento per materiali ed energia.

La nuova Strategia sulla Bioeconomia circolare e sostenibile dell’UE, adottata nel 2018, copre tutti i settori e i sistemi che dipendono dalle risorse biologiche e poggia su 3 pilastri:
espandere e rafforzare i settori bio-based;
– introdurre rapidamente le bioeconomie locali in tutta Europa;
– proteggere l’ecosistema e comprendere i limiti ecologici della bioeconomia, che prevede, tra l’altro,
un sistema di monitoraggio per seguire i progressi compiuti verso una bioeconomia circolare e sostenibile.

A tal fine, il Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione UE per garantire che la bioeconomia europea sia veramente sostenibile e circolare, ha sviluppato un sistema di monitoraggio per comprendere i potenziali rischi e le insidie ​​legati alle scelte politiche e fornire una base per le decisioni politiche future.

Come richiesto dal Consiglio europeo, la Commissione UE ha pubblicato lo scorso giugno la RelazionePolitica europea per la bioeconomia: bilancio e sviluppi futuri” che delinea lo stato di avanzamento della bioeconomia europea e valuta i progressi nell’attuazione della strategia dell’UE per la bioeconomia e del suo piano d’azione, concludendo che erano stati compiuti progressi in tre aree:
– un numero crescente di strategie nazionali e regionali per la bioeconomia che promuovono la cooperazione intersettoriale e i principi di sostenibilità e investono nell’innovazione della bioeconomia;
– sono stati compiuti progressi nella diffusione della bioeconomia nei paesi dell’Europa centrale e orientale, aiutati da significativi contributi finanziari dell’UE e dalla creazione di nuovi forum e reti;
– la mobilitazione degli investimenti privati, della ricerca e dell’innovazione nel settore alimentare e in altre industrie bio-based è in aumento e mostra sviluppi promettenti. 

La relazione, inoltre, ha individuato lacune nell’attuale piano d’azione che richiedono ulteriori interventi. In primo luogo, una maggiore attenzione su come gestire meglio la domanda di terra e biomassa per soddisfare i requisiti ambientali ed economici in un’Europa climaticamente neutra. In secondo luogo, lavorare su modelli di consumo più sostenibili per garantire l’integrità ambientale.

Ora il JRC ha pubblicato il 28 febbraio 2023 la prima valutazione di monitoraggio “Trends in the EU Bioeconomy” che, confermando quanto rilevato nella Relazione della Commissione UE, indica sia la necessità di una riduzione dei consumi da un lato, sia di una spinta all’innovazione e alla riqualificazione della forza lavoro per ottenere una produzione più efficiente e migliorare il recupero e il riutilizzo della biomassa.

La valutazione del JRC copre i 5 obiettivi della strategia per la bioeconomia:
garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale
gestire le risorse naturali in modo sostenibile;
ridurre la dipendenza da risorse non rinnovabili e insostenibili;
mitigare ed adattarsi ai cambiamenti climatici
rafforzare la competitività europea e creare posti di lavoro.

Secondo il JRC, mentre la disponibilità di cibo nell’UE è stabile, il potere d’acquisto del cibo è leggermente diminuito negli ultimi 5 anni. L’approvvigionamento di servizi ecosistemici mostra un trend positivo, ma gli indicatori che focalizzano le pressioni sulle foreste e sugli agroecosistemi mostrano un declino nella gestione sostenibile. D’altro canto, gli indicatori sui livelli di sfruttamento degli stock ittici mostrano trend positivi, più marcati per l’area dell’Atlantico nord-orientale dove i livelli di sfruttamento degli stock ittici sono in calo da tutto il periodo registrato.

Le tendenze per l’efficienza delle risorse e dell’energia sono ampiamente positive e la frazione di recupero dei rifiuti organici sta aumentando nel tempo. Nel report si evidenzia che la maggior parte dei rifiuti alimentari viene generata nella fase di consumo finale della catena di approvvigionamento, fornendo un suggerimento su dove le strategie di riduzione dei rifiuti possono essere mirate in modo più efficiente.

Nell’ambito di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, si registra un lieve peggioramento delle emissioni da agricoltura e un peggioramento più acuto nel settore LULUCF (land use land use change and forestry). All’interno del settore LULUCF, i terreni coltivati ​​e i pascoli sono relativamente stabili nel tempo, le fluttuazioni dell’indicatore sono guidate principalmente dalle foreste. Un altro indicatore critico, in particolare per le regioni del Mediterraneo è Indice di Sfruttamento delle Acque (Water Exploitation Index) ovvero il rapporto tra l’acqua utilizzata annualmente e la disponibilità totale.

I risultati dell’analisi su competitività e creazione di posti di lavoro sono contrastanti. Le tendenze più positive e dinamiche possono essere osservate per le più recenti attività bio-industriali relative ai settori chimico, farmaceutico, plastico e bio-based orientato all’energia. Nonostante le tendenze eterogenee tra le bioattività, il valore aggiunto lordo per persona occupata nella bioeconomia ha mostrato una forte tendenza all’aumento. Ciò indica un miglioramento della produttività del lavoro all’interno della bioeconomia complessiva.

Secondo il rapporto, a dicembre 2022, nell’UE-27 c’erano 10 Paesi membri dell’UE  (tra cui l’Italia) con strategie nazionali di bioeconomia; 7 ne stavano sviluppando una; 6 approntavano iniziative subnazionali macroregionali; i 4 restanti coprono la bioeconomia attraverso piani nazionali per l’energia e il clima, strategie nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici e strategie di economia circolare.

Il report propone anche un approfondimento sulla biomassa, carburante della bioeconomia e componente chiave della sua catena del valore. La biomassa deriva da materiale organico come alberi, piante, rifiuti agricoli e urbani; ed è utilizzato in agricoltura, silvicoltura, alghe, nonché nei settori della pesca e dell’acquacoltura.

Secondo il Rapporto “Biomass production, supply, uses and flows in the European Union”, pubblicato il 24 febbraio 2023 dal JRC, sull’approvvigionamento e gli usi della biomassa nell’UE, vi è una tendenza all’aumento dell’approvvigionamento e degli usi della biomassa per materiali ed energia nell’UE. L’offerta totale di biomassa, compresa la produzione interna e le importazioni nette, viene stimata in circa 1 miliardo di tonnellate di materia secca (tdm), mentre gli usi ammontano a 1,2 miliardi di tdm. La biomassa aggiuntiva negli usi rispetto alla produzione più l’importazione netta è dovuta al recupero di rifiuti dall’industria e dalle famiglie.

I risultati mostrano che la metà dell’uso della biomassa rappresenta la produzione alimentare animale (mangimi e lettiere, 40%) e vegetale (10%), mentre i materiali rappresentano il 28% e l’energia il 22%. L’uso della biomassa aumenta sia per effetto della produzione domestica primaria che delle fonti secondarie, con gli aumenti più elevati per gli usi della biomassa per la bioenergia che utilizza sia fonti primarie che secondarie, seguite dagli usi materiali. La quantità di biomassa utilizzata per la produzione alimentare rimane sostanzialmente costante.

L’UE è sempre più dipendente dalla biomassa per materiali ed energia e si prevede che la biomassa diventi ancora più importante come risorsa. La pressione sulla terra per la produzione di biomassa, sia all’interno dell’UE che al di fuori dei nostri confini, dovrebbe pertanto essere attentamente monitorata.

Il JRC riferisce che il disboscamento del terreno per la produzione di raccolti e merci provoca la deforestazione e il degrado delle foreste. L’UE-27 è stata identificata come un importante contributore alla deforestazione tropicale attraverso il consumo e il commercio di prodotti e merci come bestiame (carne di manzo), cacao, caffè, olio di palma e semi di soia, tra gli altri. Le importazioni dell’UE hanno contribuito fino al 25,5% dell’area disboscata.

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