Un nuovo rapporto mostra che dopo l’adozione dell’Accordo di Parigi 33 grandi banche mondiali hanno finanziato con 1.900 miliardi di dollari società produttrici di combustibili fossili e che l’entità dei finanziamenti è aumentata in ciascuno degli ultimi due anni.
Il Rapporto Banking on Climate Change 2019, pubblicato da un gruppo di organizzazioni (BankTrack, Oil Change International, Rainforest Action Network, Sierra Club, Honor the Earth e Indigenous Environmental Network) e approvato da oltre 160 organizzazioni di tutto il mondo, rivela che dopo l’adozione dell’Accordo di Parigi 33 grandi banche mondiali hanno finanziato con 1.900 miliardi di dollari società produttrici di combustibili fossili e che l’entità dei finanziamenti è aumentata in ciascuno degli ultimi due anni.
Il Rapporto, giunto alla X edizione, tiene conto per la prima volta dei finanziamenti delle principali banche private mondiali all’industria dei combustibili fossili nel suo complesso, inclusi i prestiti e le sottoscrizioni alle circa 1.800 compagnie che operano nei settori del carbone, del petrolio e del gas a livello globale negli ultimi tre anni.
Si è scoperto che dei 1.900 miliardi di dollari prestati, ben 600 sono andati a 100 compagnie che più di altre stanno espandendo più aggressivamente la produzione dei combustibili fossili che sono i maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico su scala globale, evidenziando in maniera allarmante che le pratiche commerciali business-as-usual proseguono, nonostante gli avvertimenti dell’ultimo Rapporto dell’IPCC. Il Rapporto “Global Warming of 1.5 °C” (sommario per decisori politici) aveva delineato che per conseguire l’obiettivo si sarebbe dovuto eliminare rapidamente l’utilizzo dei combustibili fossili e di operare investimenti di 2.4000 miliardi di dollari l’anno fino al 2035 nel settore dell’energia pulita.
Il fatto che così tanti soldi siano ancora incanalati verso il settore dell’energia da combustibili fossili dice chiaramente, osservano gli autori, di come banche e società energetiche stiano rispondendo alla necessità di fare affidamento sulle energie rinnovabili.
“Dire che questo Rapporto manda un segnale d’allarme è eufemistico – ha dichiarato Alison Kirsch, ricercatrice responsabile del clima e dell’energia presso Rainforest Action Network – Si tratta di un vero e proprio allarme rosso. L’enorme livello con cui le banche globali continuano a pompare miliardi di dollari nei combustibili fossili è assolutamente incompatibile con un futuro vivibile. È un insulto alla logica, alla scienza e all’umanità che dal pionieristico Accordo sul clima di Parigi, il finanziamento per i combustibili fossili continui a crescere. Se le banche non abbandonano rapidamente il loro sostegno all’energia sporca, il collasso planetario causato dai cambiamenti climatici causati dall’uomo non è solo probabile, è imminente“.

Significativamente, il Rapporto ha anche scoperto che le 4 maggiori banche private finanziatrici dei combustibili fossili sono statunitensi: JPMorgan Chase, Wells Fargo, Citi e Bank of America. Anche le altre banche del resto del mondo sono altrettanto massicciamente coinvolte, con Barclays of England, la giapponese Mitsubishi UFJ Financial Group e la canadese RBC, che continuano a finanziare pesantemente il settore. Ma, come sottolineano gli autori del Rapporto, il massiccio peso economico dell’industria petrolifera e del gas degli Stati Uniti non meraviglia che le prime 4 banche che contribuiscono maggiormente ai cambiamenti climatici siano statunitensi, come peraltro le altre due che si classificano tra le prime 12 (Morgan Stanley e Goldman Sachs): nell’insieme rappresentano il 37% dei finanziamenti globali ai combustibili fossili dopo l’adizione dell’Accordo di Parigi.
“In un momento in cui la scienza ci dice che dobbiamo passare rapidamente all’energia pulita, le grandi banche americane si stanno mettendo dalla parte sbagliata della storia continuando a offrire un assegno in bianco all’industria dei combustibili fossili – ha osservato Ben Cushing, Responsabile della Campagna Beyond Dirty Fuels di Sierra Club – La protesta globale contro le istituzioni che finanziano la distruzione del clima diventerà sempre più forte e più potente fino a quando queste banche non accoglieranno il messaggio e ritireranno il loro sostegno ai combustibili fossili sporchi una volta per tutte“.
Nel valutare anche le future politiche delle banche in merito a specifici settori dei combustibili fossili in generale, il Rapporto osserva che nessuna banca ha ottenuto un grado superiore a C e che per la maggior parte si sono collocate nella fascia D superiore, relativamente all’eliminazione graduale dei finanziamenti ai combustibili fossili, per essere nella giusta traiettoria di mantenere il riscaldamento globale a +1,5 °C.
Il Rapporto ha analizzato anche gli scarsi rendimenti delle banche sui diritti umani, in particolare dei diritti degli indigeni, in relazione all’impatto di specifici progetti di estrazione di combustibili fossili sui cambiamenti climatici. I casi studio analizzati nel Rapporto, che si riferiscono agli oleodotti di sabbie bituminose del Nord America, all’Arctic National Wildlife Refuge minacciato dalle trivellazioni; ai piani dell’utility tedesca RWE di coltivare a cielo aperta una miniera di lignite, distruggendo la foresta di Hambach che ha 12.000 anni, evidenziano che le banche mancano di efficaci politiche energetiche e di rispetto dei diritti umani che impediscano loro di finanziare questi progetti altamente problematici e le compagni che stanno dietro questi progetti.
”Queste banche stanno finanziando un futuro che costerà il benessere delle prossime 7 generazioni ed oltre – ha affermato Tom Goldtooth, Direttore esecutivo dell’Indigenous Environmental Network (IEN), un’alleanza di popoli indigeni che si batte per la giustizia ambientale – Qualsiasi istituzione finanziaria che si rifiuta di agire in tal senso dovrebbe essere privata della sua licenza sociale ad operare ed essere ritenuta responsabile dei propri investimenti che stanno minacciando le nostre stesse vite”.