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Anticorruzione: l’Agenda di Transparency International Italia

anticorruzione Agenda di Transpirancy International Italia

Ogni anno Transparency International, l’organizzazione non governativa leader nel mondo nella lotta alla corruzione, pubblica il Rapporto “Corruption Perceptions Index” (CPI), un indice composito, costruito con sondaggi e inchieste, realizzati da vari organismi indipendenti, internazionalmente riconosciuti, che valuta le percezioni dei livelli di corruzione belle amministrazioni pubbliche e nella classe politica , aggregando dati di 12 fonti diverse. Ad ogni Paese (ne vengono monitorati 176) viene assegnata una valutazione che va da 0 (il livello più alto di corruzione) a 100 (praticamente inesistente). Nell’ultimo Rapporto presentato il 25 gennaio 2017, l’Italia con un punteggio di 47/100 si è collocata al 60° posto, recuperando una posizione in questa classifica rispetto all’all’anno precedente, ma rimanendo agli ultimi posti in Europa (peggio fanno solo Grecia e Bulgaria).

Ora, Transpirancy International Italia, ha presentato il 10 ottobre 2017 il report “Agenda Anticorruzione 2017 – L’impegno dell’Italia nella lotta alla corruzione” che, sulla base dell’analisi del BICA (Business Integrity Country Agenda) , progetto che ha come oggetto l’analisi di diversi settori in cui si concretizza l’attività di business aziendale e all’interno dei quali possono prendere vita fenomeni corruttivi o comunque lesivi dell’integrità e della trasparenza, esamina in dettaglio il contributo di tutti i soggetti interessati al contrasto della corruzione in Italia, ma non si limita ad evidenziare lacune normative o debolezze nell’applicazione delle leggi vigenti, fornendo spunti al legislatore e agli amministratori di enti per rafforzare i presidi anticorruzione nel Paese.

In pratica, come riporta il titolo del Convegno a cui hanno preso parte, tra gli altri, il Ministro della Giustizia Orlando e il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) Cantone , si tratta di una vera e propria un’agenda di priorità che Governo e Parlamento, attuali e futuri, dovrebbero seguire se realmente interessati a far fronte al problema cronico della corruzione.

Tra queste troviamo:

– la legislazione sul whistleblowing, (alla lettera “suonatori di fischietto“) che non trova a equivalenti termini in italiano che rendano il concetto: si tratta di un individuo che denuncia – per il bene pubblico – comportamenti illeciti che avvengono nel luogo in cui lavora, attualmente ferma al Senato;

– la regolamentazione del lobbying ovvero di uno strumento di rappresentanza e pressione politica con il quale gruppi, le organizzazioni e i singoli individui, legati tra loro da interessi comuni, fanno pressione sulle istituzioni politiche al fine di influenzare le decisioni pubbliche a proprio vantaggio;

– rafforzamento dei presidi anticorruzione negli enti pubblici, dotando di maggiori risorse i responsabili per la prevenzione della corruzione;

– semplificazione delle leggi per evitare abusi;

– maggiori investimenti sull’educazione civica dei giovani, per formare una società più informata, consapevole e attiva.

Il report di Transpirancy International Italia si sofferma sui tre soggetti chiave che possono contribuire a creare un ambiente ostile alla corruzione: il settore pubblicoquello privato e la società civile.

Dal 2012 le leggi approvate con l’intento di combattere la corruzione e promuovere la trasparenza sono state 15, tra le quali sono ricompresi il Regolamento della Camera dei Deputati sui lobbisti e il nuovo Codice antimafia appena licenziato dal Parlamento. La valutazione generale delle misure anticorruzione presenti in Italia, data dalla media delle aree tematiche prese in esame, è di 52/100. In cima alla classifica dei settori in cui legge e pratica funzionano meglio nell’arginare i fenomeni criminali in oggetto, troviamo il sistema antiriciclaggio (75 punti su 100) e gli obblighi di trasparenza a livello contabile (89/100), grazie soprattutto alla recente reintroduzione del reato di falso in bilancio, mentre ottiene soli 45 punti l’applicazione pratica e la capacità sanzionatoria e repressiva delle istituzioni.

Non fa meglio il settore privato che consegue un punteggio di 51/100, con una dicotomia, anche in questo caso, tra le norme e le procedure interne anticorruzione, con grave squilibrio tra la cultura delle grandi imprese e quella delle medio-piccole. Si segnalano per scarsa trasparenza le attività di lobbying e quelle di finanziamento ai partiti e ai candidati politici, mentre viene definito “desolante” l’approccio sul tema del whistleblowing.

Anche la società civile e i media, con un punteggio di 42/100, risultano avere un ruolo abbastanza marginale nel promuovere la lotta alla corruzione e ad essere dei veri e propri “cani da guardia” monitorando i soggetti più a rischio corruzione. Dall’inizio dell’anno ad oggi sono più di 560 i casi di corruzione riportati dai media, in base ai dati della mappa della corruzione, aggiornati mensilmente dalla ONG, di cui 439 indagini, 76 condanne, 27 assoluzioni, 10 prescrizioni e 8 patteggiamenti o altro. Se di corruzione se ne parla tanto, rari sono però gli approfondimenti e le campagne mediatiche sul tema che, per sua natura, ha bisogno di essere affrontato da un punto di vista culturale.

Nonostante il quadro ancora insufficiente delineato dal nostro report, siamo ottimisti per il futuro – ha dichiarato dichiara Virginio Carnevali, Presidente di Transparency International Italia – Iniziamo a riempire il vuoto legislativo sul whistleblowing e sul lobbying e poi concentriamo sforzi e risorse per applicare più efficacemente le tante e buone leggi che abbiamo“.

Per il Presidente dell’ANAC, l’aspetto più critico “è l’assenza di una legge sulla trasparenza dei finanziamenti alla politica, attività che si è spostata dai partiti alle fondazioni“. Raffaele Cantone ha invitato comunque a procedere “adottando norme di trasparenza anche senza una legge“, mentre sul whistleblowing ha affermato: “Speriamo che la legge si riesca a fare già in questa legislatura, ma a patto che si faccia bene. Il testo della Camera ha delle criticità”. Infine, sul lobbying, secondo Cantone “Non si è mai aperta neppure una vera discussione“.

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