La Start-up israeliana Aleph Farms che per contributo alla sostenibilità alimentare ha ricevuto riconoscimenti da FAO, EIT Food, UNESCO e WEF, ha annunciato di aver realizzato, in collaborazione con il Technion Institute of Technology di Haifa, una gustosa costata di manzo tale e quale si può acquistare dal macellaio, senza gli impatti negativi degli allevamenti e dell’uso di antibiotici.
Con una dichiarazione congiunta, la start-up israeliana Aleph Farms e il Technion Institute of Technology di Haifa hanno comunicato di aver prodotto con una tecnica innovativa di bioprinting in 3D una “deliziosa e gustosa costata di manzo tale e quale si può acquistare dal macellaio”, da cellule non geneticamente modificate che sono state isolate da una mucca, il cui metodo di produzione utilizza molte meno risorse di quelle necessarie per allevare un bovino da carne e senza la necessità di antibiotici.
“Con la realizzazione di questa pietra miliare, abbiamo infranto le barriere all’introduzione di nuovi livelli di varietà nei tagli di carne coltivati che ora possiamo produrre – ha affermato Shulamit Levenberg, co-fondatore di Aleph Farms e consulente scientifico capo alla Facoltà di Ingegneria Biomedica del Technion Institute of Technology, considerato il principale esperto mondiale di ingegneria dei tessuti – Guardando al futuro del bioprinting 3D, le opportunità sono infinite“.
Per il suo contributo alla sostenibilità globale, Aleph Farms ha ricevuto riconoscimenti dalla FAO, dall’EIT Food, da UNESCO- Netexplo e dal World Economic Forum.
Nel 2018 la start-up aveva presentato la prima bistecca a taglio sottile coltivata al mondo, ma non utilizzava il bioprinting 3D con la quale nuova tecnologia, l’azienda ha ora conseguito la capacità di produrre qualsiasi tipo di bistecca. A differenza della tecnologia di stampa 3D, la tecnologia di bioprinting 3D stampa cellule viventi reali che vengono poi incubate per crescere, differenziarsi e interagire, al fine di acquisire la consistenza e le qualità di una vera bistecca. Si tratta di un sistema simile alla vascolarizzazione che si verifica naturalmente nei tessuti. Consentendo la perfusione dei nutrienti nei tessuti più spessi si riesce a conferire alla bistecca forma e struttura simili ad un pezzo ottenuto dalla macellazione del bestiame, sia prima che dopo la cottura.
“Siamo consapevoli che alcuni consumatori desiderano tagli di carne più spessi e più grassi – ha dichiarato il Co-fondatore e attuale Amministratore delegato di Aleph Farms, Didier Troubia – Questo risultato rappresenta il nostro impegno a soddisfare le preferenze e le papille gustative dei consumatori e continueremo a diversificare progressivamente le nostre offerte. Ulteriori modelli di carne determineranno un impatto maggiore a medio e lungo termine Ulteriori modelli di carni determineranno un impatto maggiore a medio e a lungo termine, ma questo risultato segna un importante passo in avanti nella realizzazione della nostra visione di guidare una transizione del sistema alimentare globale verso un mondo più sostenibile, equo e sicuro“.
Ovviamente si dovrà aspettare ancora per vedere questa carne nei banconi dei supermercati europei, mentre sta per essere immessa in quelli asiatici (Singapore, Giappone e Cina), ma non c’è dubbio che la strada per un sistema alimentare che faccia bene anche al Pianeta è segnata.
L’allevamento del bestiame ha impatto significativo sull’ambiente e sulle emissioni di gas. Secondo la FAO, il 26% della terra priva dai ghiacci viene utilizzata per il pascolo del bestiame e il 33% di tutte le terre sono occupate da colture per mangimi di animali. L’intera catena di approvvigionamento del bestiame è responsabile di 7,1Gton. di CO2 equivalente all’anno, pari al 14,5% di tutte le emissioni antropogeniche. I bovini allevati, sia da carne che da latte, sono responsabili di circa il 65% di queste emissioni e circa il 44% di queste emissioni sono sotto forma di metano, gas serra molto più potente della CO2 nel determinare il riscaldamento globale.
A novembre a Glasgow dovrebbe svolgersi la Conferenza delle Parti della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP26), già rinviata l’anno scorso a seguito della pandemia di Covid-19, e in tale occasione i Paesi devono aggiornare i propri impegni nazionali di riduzione delle emissioni (NDC), secondo quanto previsto nell’Accordo di Parigi. Un Rapporto dell’UNEP, presentato lo scorso settembre, ha indicato l’opportunità di inserire nel processo di revisione dei NDC i contributi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici offerti dalla riduzione delle emissioni di gas serra dei sistemi alimentari, migliorando al contempo la biodiversità, la sicurezza alimentare e la salute pubblica.
Non casualmente, il 1° Vertice sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite, convocato per settembre dal Segretario generale António Guterres avrà per focus “La trasformazione dei sistemi alimentari fondamentale per raggiungere tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile“.
In copertina: La costata di manzo realizzata da Aleph Farm in bioprinting 3D