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Agro-fotovoltaico: importanti vantaggi per l’agricoltura

Nel corso del workshop di Qualenergia a Fiera Agricola di Verona dedicato alla coesistenza tra fonti rinnovabili e produzione agricola, sono state presentate dal Prof. Andrea Colantoni dell’UNITUS le Linee guida per l’applicazione dell’agro-fotovoltaico in Italia.

A Fiera Agricola (Verona, 2-5 marzo 2022), nel corso del WorkshopAgro-voltaico, come far coesistere fonti rinnovabili e produzione agricola, organizzato da Qualenergia, Andrea Colantoni, Professore all’Università degli Studi della Tuscia (UNITUS) – Dipartimento Scienze Agrarie e Forestali, ha presentato le Linee Guida per l’applicazione dell’agro-fotovoltaico in Italia, realizzate dopo quasi 2 anni di ricerca dal Tavolo Tecnico Nazionale, costituto da professori e ricercatori universitari, professionisti del settore, rappresentanti delle principali società che si occupano di energia rinnovabile, coordinato appunto dal Prof. Colantoni.

Sebbene gli impianti tradizionali possano essere ubicati su suoli marginali o abbandonati, comportano anche dei limiti, quando si installano su terreni produttivi, come ad esempio la perdita completa del reddito agricolo nei fondi utilizzati per la costruzione di impianti e la perdita della qualifica di terreno agricolo per il cambio di destinazione di uso che viene fatta sul terreno.

L’agro-fotovoltaico rappresenta un approccio strategico e innovativo per combinare la produzione di energia solare da fonte rinnovabile con quella agricola. Infatti, sotto i pannelli fotovoltaici, posti ad un’altezza di almeno 2m da terra, è possibile coltivare il terreno creando una sinergia tra agricoltura e produzione energetica senza alcuno spreco di suolo.

Le Linee guida si pongono l’obiettivo di regolamentare, disciplinare e analizzare più nel dettaglio l’agro-fotovoltaico, nonché di creare una base tecnico-giuridica per gli imprenditori interessati a installare questa tecnologia sui propri terreni.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è un’occasione unica per accelerare la transizione delineata, superando barriere che si sono dimostrate critiche in passato. La Missione 2 – Rivoluzione Verde e Transizione ecologica, Componente 2 – Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile, per l’Agro-fotovoltaico (Investimento 1.1) ha previsto lo stanziamento di 1,10 miliardi di euro, con l’obiettivo di installare a regime una capacità produttiva da impianti agro-fotovoltaici di 1,04 GW, che produrrebbe circa 1.300 GWh annui, con riduzione delle emissioni di gas serra stimabile in circa 0,8 milioni di tonnellate di CO2.

Il comma 5 dell’art. 31 del DL n. 77/2021 (il cosiddetto Decreto Semplificazioni bis) introduce una deroga al D.L. n. 1/2012, consentendo l’accesso agli incentivi statali di cui al D. Lgs. n. 28/2011 per gli impianti agrovoltaici che adottino soluzioni integrative innovative con montaggio dei moduli elevati da terra, prevedendo anche la rotazione dei moduli stessi. Tuttavia, per non compromettere la continuità delle attività agricole colturali e pastorali, consente anche l’applicazione di strumenti di agricoltura digitale e di precisione. L’accesso agli incentivi è comunque subordinato alla contemporanea implementazione di sistemi di monitoraggio che consentano di verificare l’impatto sulle colture, il risparmio idrico, la produttività agricola per le diverse tipologie di colture e la continuità delle attività delle aziende agricole interessate.

Il presupposto fondamentale per la realizzazione di qualsiasi impianto Agri-fotovoltaico è una descrizione particolareggiata del sito che comprenda la descrizione del terreno (agricolo, industriale, cave dismesse, discariche, ecc.), la superficie e la tipologia di copertura vegetale, la pendenza, il tipo di esposizione ai raggi solari, la presenza di vincoli. In proposito è importante che il terreno non sia interessato da vincoli urbanistici, ambientali, siti della Rete Natura 2000, ecc.

Inoltre, la scelta delle possibili specie da coltivare al di sotto di coperture fotovoltaiche risulta legata a numerosi aspetti sia fisiologici della pianta, sia agronomici attinenti alle tecniche di coltivazione, per le limitazioni al movimento delle macchine agricole, dovuto all’ingombro delle strutture di sostegno.

La riduzione della radiazione incidente non genera sempre un effetto dannoso sulle colture che, spesso, possono adattarsi alla minore quantità di radiazione diretta intercettata, migliorando l’efficienza dell’intercettazione.

Comunque non sono adatte: piante con un elevato fabbisogno di luce, come ad es. frumento, farro, mais, alberi da frutto, girasole, cavolo rosso, cavolo cappuccio, miglio, zucca. In queste colture anche modeste densità di copertura determinano una forte riduzione della resa. Sono poco adatti cavolfiori, barbabietola da zucchero; barbabietola rossa.

Colture molto adatte sono quelle per le quali l’ombreggiatura ha effetti positivi sulle rese quantitative (patata, luppolo, spinaci, insalata, fave, agrumi). Sono adatti anche cipolle, fagioli, cetrioli, zucchine.

Le diverse esigenze della coltivazione rispetto alle manutenzioni ordinarie e straordinarie dell’impianto devono essere individuate e gestite dall’inizio della progettazione con appositi contratti o meglio affidando l’intera gestione ad un unico soggetto – ha sottolineato Colantoni – In questo ultimo caso, si risolverebbe a monte il potenziale conflitto ma sono ancora poche le aziende innovative con competenze integrate. In quest’ottica, l’agro-fotovoltaico, oltre a contribuire al sostegno dell’agricoltura, può favorire la crescita e la nascita di nuove aziende green 4.0 e aumentare il grado di innovazione del settore agricolo”.



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