Edilizia e urbanistica Territorio e paesaggio

Stati Generali del Paesaggio: è ancora il consumo di suolo l’emergenza

Stati Generali del Paesaggio

L’indice di urbanizzazione delle aree sottoposte a vincolo paesaggistico rileva, nelle aree costiere, montane e vulcaniche individuate dalla legge Galasso del 1985, una densità media di 29,8 edifici per kmq contro i 22,9 del 1981 (prima dell’applicazione del vincolo).L’elevato e diffuso l’impatto delle costruzioni nelle aree vincolate, colpisce soprattutto le fasce costiere. Prima della promulgazione della legge Galasso, in media si contavano in queste aree circa 400 edifici per Km2, mentre trent’anni più tardi (dopo oltre 25 anni di vigenza del vincolo di salvaguardia) questa densità ha raggiunto i 512 edifici per kmq (+8,8%)“.

Questo passo inserito nel Capitolo “Il paesaggio italiano nelle statistiche ufficiali” del voluminoso (488 pagg) del I° “Rapporto sullo stato delle politiche per il paesaggio, curato dall’Osservatorio Nazionale per la qualità del paesaggio – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e presentato dalla Presidente, nonché Sottosegretario di Stato Ilaria Borletti Buitoni, che ha aperto gli Stati Generali del Paesaggio (Roma, 25-26 ottobre 2017) è di per sé sconfortante eppur indicativo dell’emergenza paesaggio nel nostro Paese e dell’urgenza di tutelarlo.

Nel 1999 c’è stata l’ultima Conferenza nazionale del paesaggio e nel 2000 è stata varata la convenzione europea sul paesaggio, è arrivato il momento di fare il punto dopo quasi 20 anni – ha affermato la Borletti Buitoni, già Presidente del FAI -Fondo Ambiente Italiano – Il nostro paesaggio è in ‘emergenza rossa’. Ha continuato a subire attacchi, però è cambiata la concezione di paesaggio: dai comportamenti e alle richieste legittime dei cittadini, non è più considerato un vuoto da riempire o un concetto estetico, è il contesto in cui vivono i cittadini che hanno il diritto a chiedere che venga tutelato, gestito, valorizzato. Le ricadute di una politica virtuosa sono enormi per lo sviluppo sostenibile, la legalità il senso di coesione e i beni culturali. E queste ‘Giornate’ vogliono proporre un’agenda per un grande progetto dove ambiente, paesaggio e territorio siano uniti superando divisioni gravi che sono forse la causa del degrado“.

Dai dati contenuti nel Rapporto emerge che il consumo di suolo in Italia “continua a crescere”, pur segnando un “importante rallentamento” negli ultimi anni, anche a seguito della crisi economica. Tuttavia, nel periodo compreso tra novembre 2015 e maggio 2016 le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 50 Km2 di territorio, ovvero, in media, poco meno di 30 ettari al giorno.

Dagli anni ’50, a livello nazionale il consumo di suolo è passato dal 2,7% al 7,6% del 2016, con un incremento di 4,9 punti percentuali e una crescita percentuale del 184%, e con un ulteriore 0,22% di incremento negli ultimi sei mesi analizzati. In termini assoluti, il consumo di suolo ha intaccato ormai oltre 23.000 Km2 del territorio italiano.

Secondo i dati riportati nello studio, nell’ultimo periodo la velocità di trasformazione ha bruciato “irreversibilmente” più di 3 m2 di suolo ogni secondo. Un calo si è registrato dagli anni 2000, quando i m 2 persi ogni secondo erano arrivati a 8, scesi poi tra i 6 e i 7 m2 al secondo nel periodo tra il 2008 e il 2013, fino ad arrivare al biennio 2013-2015, quando si sono registrati 4 m2 di suolo persi al secondo e, nei primi mesi del 2016, si e’ arrivati a 3 m2 di suolo consumati ogni secondo.

Nel 2016, in 15 regioni viene superato il 5% di consumo di suolo, con il valore percentuale più elevato in Lombardia e in Veneto (oltre il 12%) e in Campania (oltre il 10%). Seguono Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Puglia e Liguria, con valori compresi tra l’8 e il 10%. Secondo il Rapporto, la Valle d’Aosta è l’unica regione rimasta sotto la soglia del 3%.

La Lombardia detiene il primato anche in termini assoluti, con quasi 310.000 ettari del suo territorio coperto artificialmente (circa il 13% dei 2,3 milioni di ettari del consumo di suolo nazionale è all’interno della regione Lombardia), contro i 9.500 ettari della Valle D’Aosta. Le aree pù colpite risultano essere le pianure del Settentrione, dell’asse toscano tra Firenze e Pisa, del Lazio, della Campania e del Salento, le principali aree metropolitane e le fasce costiere, in particolare quelle adriatica, ligure, campana e siciliana.

Gli incrementi percentuali maggiori, tra la fine del 2015 e la metà del 2016, sono nelle regioni Sicilia, Campania e Lazio. Umbria, Basilicata e Friuli Venezia Giulia, le regioni invece con gli incrementi percentuali minori. In valori assoluti, i cambiamenti più estesi sono avvenuti in Lombardia (648 ettari di nuove superfici artificiali), Sicilia (585 ettari), e Veneto (563). Tra i comuni maggiori, Roma è quello che cresciuto di più (incremento di 54 ettari e dello 0,17%), seguito da Torino (23 ettari, 0,27%), Bologna (17 ettari, 0,37%), Catania (13 ettari, 0,25%), Bari (9 ettari, 0,18%), Napoli (8 ettari, 0,11%) e Venezia (6 ettari, 0,09%).

Il consumo di suolo all’interno delle aree sottoposte a vincolo non si discosta, a livello nazionale, dal valore stimato su tutto il territorio, pari al 7,64%. L’8% riguarda i territori costieri compresi in una fascia della profondità’ di 300 metri dalla linea di battigia, i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità’ di 300 metri dalla linea di battigia, i fiumi, torrenti, corsi d’acqua e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna, mentre il 6% per immobili e aree di notevole interesse pubblico.

Per quanto riguarda l’abusivismo edilizio che colpisce le coste italiane, tra gli esempi negativi c’è la Sicilia, il cui indice di abusivismo salta dal 31% del 2008 al 56% del 2015, mentre in Calabria raddoppia in sette anni (dal 30 al 62%) e in Campania dal 41 raggiunge il 63%, un valore superato nel 2015 solo dal Molise.

Ma non dovevano essere le Regioni in base all’Art. 135 del D.lgs. 42/2004 “Codice dei Beni Culturali”, così come modificato dall’Art. 5, comma 1 del D.lgs. 24 marzo 2006, n. 157 e dall’Art. 2, comma 1, lett. e) del D.lgs. 26 marzo 2008, n. 63, a dover obbligatoriamente approvare entro il 2009 i Piani paesaggisti ovvero Piani urbanistico territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, da elaborare congiuntamente con il MiBACT?

Secondo il Dossier dell’ANCE, aggiornato al 7 settembre 2017, solo 4 Regioni avevano un Piano paesaggistico, mentre altre due lo avevano adottato, ma non approvato.

I motivi sono abbastanza intuibili dal momento che i Piani paesaggistici incidono in maniera molto forte sui piani urbanistici e molte Regioni intravedono in questo strumento un limite alle loro prerogative, ovvero parafrasando, un impedimento a continuare a pianificare la cementificazione del territorio, visto che la Pianificazione paesaggistica prescrive e prevede la “salvaguardia delle caratteristiche paesaggistiche degli altri ambiti territoriali, assicurando, al contempo, il minor consumo del territorio” (Art, 135, comma 4, lettera C).

A riprova, ci sono le difficoltà che incontra l’approvazione definitiva della Legge sul consumo del suolo, sulla quale le Regioni non hanno nascosto la loro contrarietà, considerandola invasiva rispetto ai poteri introdotti con la riforma del Titolo V della Costituzione, con il rischio di veder compromessi i grossi interessi di progetti urbanistici ed edilizi che si davano per scontati.

Trovo scandaloso che la legge sul consumo del suolo ancora aspetti, mentre si chiede la fiducia sulla legge elettorale. La propose il ministro alle politiche agricole Mario Catania durante il governo Monti. Manca la volontà politica. È in Senato dall’inizio della legislatura“: ha affermato Salvatore Settis, Archeologo, Storico d’arte , Accademico dei Lincei, il cui libro best seller “Paesaggio Costituzione cemento“(2010) ha fatto da apripista alla organizzazione del Forum “Salviamo il paesaggio” – È essenziale perché siamo un Paese che ha gli indici di stagnazione demografica più alti, la popolazione non aumenta, c’è una quantità enorme di edifici sottoutilizzati, o non utilizzati affatto, oppure che vengono costruiti senza essere venduti. Ma i piani urbanistici dei Comuni truccano i dati di crescita dei loro territori per consentire una vasta edificazione e quindi il processo speculativo”.

Settis, nell’occasione degli Stati Generali del Paesaggio è stato il Chairman di “Paesaggio, politiche di trasformazione territoriale e qualità progettuale“, una delle 5 Sessioni tematiche che hanno permesso ad oltre 40 giuristi, economisti, esponenti delle istituzioni e del mondo dell’associazionismo, di esprimersi e fare riflessioni sui diversi spunti offerti dal Rapporto.

Gli altri argomenti delle sessioni sono stati:

– Legislazione e diritto al paesaggio;

– Paesaggio: bene comune e risorsa economica;

– Legalità e inclusione sociale: verso il diritto a paesaggi di qualità;

– Cultura del paesaggio: educazione, formazione e partecipazione.

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