Edilizia e urbanistica Smart city

Smart Building Report 2021: il Superbonus non basta

La III edizione dello Smart Building Report dell’Energy & Strategy Group del POLIMI evidenzia che nonostante il grande interesse del settore per il Superbonus 110%, nel 2020 gli investimenti nell’edilizia intelligente, considerando i settori residenziale e terziario, si sono fermati a 7,67 miliardi di euro, mentre l’anno precedente avevano superato gli 8 miliardi.

La diffusione degli smart building in Italia, stenta a decollare. Nonostante il successo del Superbonus, gli investimenti del 2020 nelle principali tecnologie connesse all’edilizia intelligente sono calati dell’11% rispetto al 2019. 

È quanto emerge dalla III edizione dello “Smart Building Report”, presentato il 4 novembre 2021 nel corso di un Convegno in modalità mista (digitale e presenza) svoltosi al Politecnico di Milano (Polimi) e realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of management del Polimi, che presenta le stime del volume d’affari associato alle diverse soluzioni per la realizzazione dell’edificio intelligente in Italia, offrendo una panoramica in termini di quali siano i servizi che gli “smart building” di oggi devono offrire ed una loro evoluzione prospettica nel tempo.

Il concetto di “Smart Building” che ha suscitato negli ultimi anni grande attenzione da parte di operatori di mercato e decisori politici, fa riferimento ad un “edificio in cui gli impianti in esso presenti sono gestiti in maniera integrata ed automatizzata, attraverso l’adozione di una infrastruttura di supervisione e controllo degli impianti stessi, al fine di massimizzare il risparmio energetico, il comfort e la sicurezza degli occupanti, e garantendone inoltre l’integrazione con il sistema elettrico di cui l’edifico fa parte”.

Secondo lo Smart Building Report, frutto anche di un confronto continuo con gli operatori del settore, per tornare ai livelli pre-pandemia bisognerà attendere almeno il 2024. Se è vero che gli edifici sono responsabili in Occidente di circa il 40% dei consumi energetici complessivi, un’Unione europea che vuole abbattere le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e di azzerarle al 2050 deve mettere mano in maniera consistente al suo parco immobiliare e implementare le misure previste dalla Strategia Renovation Wave” (Ondata di ristrutturazioni), prevista dal Green Deal europeo e inserita tra le priorità del Programma Next Generation EU di ripresa economica dalla crisi innescata dalla pandemia di Covid-19, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra degli edifici del 60 %, il consumo energetico del 14 % e per riscaldamento e raffrescamento del 18 %. 

In Italia nel 2020 gli investimenti nell’edilizia intelligente, considerando i settori residenziale e terziario, si sono fermati a 7,67 miliardi di euro, mentre l’anno precedente avevano superato gli 8 miliardi. Escludendo le superfici opache:
– il 63% della spesa ha riguardato le building devices & solutions ovvero le tecnologie di generazione di energia, di efficienza energetica, di safety&security ,impianti che garantiscono il comfort, la sicurezza e la salute degli occupanti;
– il 16% le automation technologies, cioè la sensoristica connessa agli impianti, finalizzata alla raccolta dati, e gli attuatori che eseguono sugli impianti i comandi elaborati dalle “piattaforme di controllo e gestione”;
– il 15% le piattaforme di gestione e controllo costituite da software di raccolta, elaborazione e analisi dei dati acquisiti dalla sensoristica installata sugli impianti;
il 6% la Connectivity, le infrastrutture di rete che permettono la comunicazione tra sensori, attuatori e la piattaforma di controllo e gestione. 

Le tematiche di riduzione dei consumi e sostenibilità ambientale continuano a farla da padrone, catalizzando da sole 4,8 miliardi di investimenti in tecnologie per la produzione efficiente di energia elettrica e termica
La spesa per il comfort abitativo si ferma a 1,3 miliardi di euro (27%), quella per la sicurezza degli abitanti e degli asset a 1 miliardo (20%), mentre è ancora marginale, seppur in continua crescita, il contributo delle tecnologie legate alla salute degli occupanti (0,3%). Ci sono poi alcune tecnologie destinate a diffondersi notevolmente nel prossimo futuro, in particolare gli impianti fotovoltaici con sistemi di accumulo (a seguito dell’entrata in vigore della Direttiva RED II), l’illuminazione intelligente e i punti di ricarica privati, che secondo uno scenario moderato di previsioni al 2025 potrebbero raggiungere 11 volte il numero attuale.

Gli investimenti in automation technologies e nelle piattaforme di gestione e controllo hanno superato nel 2020 i 2,3 miliardi di euro, divisi abbastanza equamente: entrambi sono risultati in calo di circa il 7% rispetto al 2019. Per ultima viene l’infrastruttura di rete con 500 milioni di investimenti, l’89% dei quali (440 milioni) relativo a edifici ristrutturati, per oltre la metà del settore residenziale

Fonte: Energy & Strategy Group del POLIMI

Considerando l’impatto del Covid-19, il livello di maturità del comparto tecnologico e la sua penetrazione nel mercato, la carenza di materie prime, gli sviluppi normativi, gli incentivi fiscali e la propensione all’adozione di queste soluzioni, E &S Group  ha costruito tre possibili scenari di sviluppo del mercato degli smart building, a seconda che prevalgano le variabili negative o positive.

Rispetto al valore degli investimenti nel 2020, nello scenario moderato, si prevede un trend di crescita per quasi tutte le tecnologie a partire dal 2021, tranne il solare termico, il fotovoltaico senza accumulo e le superfici opache. 

A un anno dall’entrata in vigore del Decreto Rilancio, i dati diffusi confermano il forte interesse del mercato per il Superbonus: al 31 agosto 2021 erano state presentate oltre 37.000 dichiarazioni di conformità, per un valore di mercato di 5,7 miliardi di euro, che corrispondono a oltre 6,2 miliardi di detrazioni. Il 69% degli investimenti stanziati è riferito a lavori che sono già stati completati. La ripartizione degli investimenti è sbilanciata nei confronti dei condomìni, che assorbono circa il 47% del totale, sebbene sia stato effettuato solo il 13% delle richieste.

Dal confronto con gli operatori di mercato è emersa l’esigenza di sviluppare un sistema di incentivi con una visione di medio termine, che permetta di strutturare un piano di interventi con una prospettiva temporale superiore a un anno, così da avere la certezza di riuscire a completare i lavori.
Anche l’aumento del costo dei materiali rappresenta un ostacolo agli investimenti: l’introduzione dell’incentivo al 110% ha generato un effetto volano su alcuni prezzi, come quelli del polistirene e dei ponteggi, che ha ridotto notevolmente i margini realizzabili dagli operatori e la volontà dei clienti di intraprendere gli interventi. 

Il concetto di cybersecurity per gli edifici intelligenti sta diventando sempre più rilevante, perché il numero di dispositivi smart connessi alla rete – legati a sistemi di riscaldamento e condizionamento, ascensori, rilevatori di fumo, allarmi, controlli degli accessi, videosorveglianza – è in continua crescita e rende gli smart building vulnerabili agli attacchi informatici, con conseguenze costose e pericolose: dal blocco del funzionamento alla perdita dei dati, ai rischi per la sicurezza degli occupanti. Nonostante l’adozione di soluzioni di cybersecurity risulti al momento ancora insoddisfacente, dal confronto con gli operatori filtra un cauto ottimismo, anche per effetto della messa a punto di nuove e attese normative.

Un’analisi condotta sulle startup ha permesso di evidenziare i principali trend tecnologici e di innovazione nel settore, che nel medio-lungo periodo potranno condizionare le strategie e i modelli di business degli operatori di mercato. Un primo campione comprende 172 startup europee, statunitensi o israeliane indipendenti, fondate tra il 2016 e il 2020 e con almeno un finanziamento raccolto: quelle attive in ambito building devices & solutions sono le più numerose (62%, quasi la metà nel settore energia) e offrono soluzioni integrate che comprendono dispositivi in cui è presente sempre di più una componente software embedded (software sviluppato specificamente per la funzionalità dei sistemi che, pur avendo la connotazione di computer, non ne hanno le stesse caratteristiche applicative nonché funzionali).

Nonostante siano meno numerose, le startup americane attraggono finanziamenti in misura significativamente superiore rispetto a quelle europee, segno della diversa disponibilità di strumenti di finanza imprenditoriale nelle due aree geografiche. Quanto all’Italia, grazie al coinvolgimento diretto di 27 incubatori è stato costruito un campione di 25 startup che hanno sede nel nostro Paese, in netta prevalenza (84%) nell’ambito building devices and solutions. 

La Commissione Europea ha tracciato un percorso molto chiaro che deve condurre alla completa decarbonizzazione di tutti i settori, compreso quello degli edifici – ha sottolineato  Federico Frattini, Vicedirettore dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, presentando lo Smart Building Report – Ma gli obiettivi europei di edifici a zero emissioni potranno essere raggiunti solo attraverso ingenti investimenti che portino a ridurre i consumi, aumentare la penetrazione delle fonti rinnovabili e installare infrastrutture digitali per gestire correttamente i carichi termici ed elettrici. Per quanto riguarda l’Italia, gli stanziamenti previsti dal PNRR sono certamente un buon inizio, ma non bastano“.

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