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Sicurezza alimentare: per l’ECA il sistema UE non viene attuato interamente

Nel Rapporto speciale della Corte dei Conti europea si rilevano limiti nel sistema di controllo per la sicurezza alimentare per quanto riguarda il rischio chimico da prodotti importati da Paesi terzi. Il plauso di Coldiretti per lo storico pronunciamento.

Secondo la Corte dei conti europea (ECA) che ha pubblicato il 15 gennaio 2019 la Relazione speciale “Pericoli chimici negli alimenti che consumiamo: la politica dell’UE in materia di sicurezza alimentare ci protegge, ma deve far fronte ad alcune sfide”, sebbene il sistema UE di tutela dei consumatori dai pericoli chimici negli alimenti poggi su basi solide e sia rispettato in tutto il mondo, è attualmente sottoposto a forti pressioni, e la Commissione europea e gli Stati membri non hanno la capacità di applicare detto sistema nella sua interezza.

La forza del modello dell’UE è dovuta:
– ad una struttura di governance, con la ripartizione delle responsabilità tra le due agenzie decentrate dell’UE (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare – EFSA e l’Agenzia Europea per i medicali, inclusi quelli ad uso veterinario- EMA) e la Commissione, che separa la valutazione del rischio dalla gestione del rischio;
– all’obiettivo di valutare la sicurezza delle sostanze chimiche prima che vengano utilizzate nella filiera alimentare;
– alla chiara attribuzione delle responsabilità tra settore privato e autorità di controllo pubblico.
Inoltre, l’UE chiede ai Paesi non-UE di rispettare le norme UE al fine di garantire che gli alimenti importati nell’UE soddisfino gli stessi elevati standard di sicurezza di quelli prodotti nell’UE.

La politica dell’UE in materia di sicurezza alimentare mira ad assicurare un livello elevato di tutela della vita e della salute umana e a proteggere i cittadini dell’UE da tre tipi di pericoli che gli alimenti possono comportare: fisici, biologici e chimici.

La sicurezza alimentare è un tema altamente prioritario per l’UE; ha un impatto su tutti i cittadini ed è strettamente collegata al commercio – ha dichiarato Janusz Wojciechowski, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione – L’attuale sistema dell’UE deve però far fronte ad una serie di incongruenze e di problematiche”.

L’audit è stato condotto tra dicembre 2017 e maggio 2018 e si è incentrato sui pericoli chimici, raccogliendo elementi probatori attraverso:

analisi documentale e colloqui con rappresentanti della Commissione (Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare) e dell’EFSA;
– la Corte ha inoltre esaminato ed analizzato le procedure adottate dalla Commissione, gli orientamenti da questa emanati, la corrispondenza con gli Stati membri e i  verbali delle riunioni della Commissione nonché le valutazioni esterne e le relazioni di audit  indipendente;
visite presso tre Stati membri: Italia (la maggior parte delle verifiche si sono concentrate nella Regione Liguria), Paesi Bassi e Slovenia;
riunioni con esperti che partecipano a forum internazionali e hanno accesso a informazioni aggiornate sui pericoli chimici e sulla sicurezza alimentare in generale.

In alcuni Stati membri, i controlli per alcuni gruppi di sostanze chimiche sono più frequenti che per altri e il relativo quadro normativo è talmente esteso che le autorità pubbliche trovano difficile adempiere a tutti i propri compiti.

A giudizio della Corte, i controlli eseguiti da organismi pubblici possono costituire solo una piccola parte di tutti i controlli effettuati e la credibilità del modello UE può essere preservata al meglio affiancando ai sistemi di controllo pubblici quelli del settore privato. Tuttavia, solo di recente si è iniziato ad esplorare le sinergie tra i due sistemi.

L’UE ha limitato l’uso di determinati antiparassitari sulla base di criteri di pericolo. Ciononostante, spiega la Corte, i residui di questi stessi antiparassitari potrebbero essere tollerati in prodotti importati nell’UE se una valutazione del rischio ha indicato che non vi sono rischi per i consumatori.

La Corte ha inoltre rilevato limiti nel sistema di controllo, giacché gli Stati membri hanno difficoltà nello stabilire quali misure esecutive adottare in caso di mancato rispetto delle norme.

Pertanto, la Corte raccomanda alla Commissione UE di:
– valutare potenziali modifiche alla normativa che disciplina i pericoli chimici, alla luce della capacità di applicarla in modo uniforme;
– stimolare ulteriormente la complementarità, in modo che le autorità pubbliche degli Stati membri possano fare maggiore affidamento sui controlli svolti dal settore privato;
– spiegare quali misure intende adottare per i residui di antiparassitari presenti negli alimenti, al fine di mantenere lo stesso livello di garanzia sia per gli alimenti prodotti nell’UE che per quelli importati, senza violare le norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO);
– fornire agli Stati membri ulteriori istruzioni sull’applicazione di misure esecutive e rafforzare le proprie procedure atte a monitorare la conformità con la legislazione alimentare dell’UE.

Le reazioni alla Relazione ECA non si sono fatte attendere. In Italia, in particolare, Coldiretti in una nota pubblicata sul suo sito, sottolinea la necessità di perseguire l’obiettivo indicato dall’ECA per eliminare “tolleranze all’importazione per alcuni residui di antiparassitari” per offrire le garanzie di sicurezza attese dai consumatori.

È necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute – ha dichiarato il Presidente Ettore Prandini nel commentare lo storico pronunciamento dell’ECA – Va anche tolto in Italia il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero per consentire interventi mirati in situazioni di emergenza sanitaria che si ripetono sempre più frequentemente”.

 

 

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