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Rose: i cambiamenti climatici mettono a rischio San Valentino

Un Rapporto di Christian Aid, Ong cristiana britannica di aiuto e sviluppo per l’assistenza durante calamità, avverte che la tradizione degli innamorati di regalarsi steli di rose nel giorno di San Valentino (17 febbraio) potrebbe essere messa in pericolo perché i Paesi maggiori produttori di rose (Africa orientale e Ande settentrionali) stanno subendo forti impatti climatici che potrebbero incidere pesantemente sulla produzione, e non si salvano nemmeno le rose tradizionali inglesi, una delle quali rinomata e premiata è già fuori commercio per non essere in grado di sopportare i cambiamenti in atto.

Al vigilia di San Valentino (17 febbraio), giorno in cui gli innamorati di tutto il mondo si scambiano in regalo  rose e cioccolato, il Rapporto “Roses are dead, lovers are blue. The climate threats Valentine’s day roses” di Christian Aid, l’Agenzia di aiuto e sviluppo di 41 chiese cristiane (protestanti, cattoliche e ortodosse) del Regno Unito e Irlanda per l’assistenza in caso di calamità, avverte che tale tradizione (per l’occasione si stima che oltre 80 milioni di steli di rose per lo più rosse, ma anche bianche e gialle) potrebbe essere a rischio a causa dei cambiamenti climatici che sottopongono ad impatti crescenti la coltivazione delle rose in tutto il mondo.

Le rose sono una parte essenziale della tradizione di San Valentino, ma poiché molte di esse crescono in parti del mondo vulnerabili ai cambiamenti climatici, il loro futuro è tutt’altro che roseo – ha affermato Osai Ojigho, Direttrice delle politiche e delle campagne pubbliche di Christian Aid – Queste fioriture portano gioia e rappresentano un reddito vitale per i coltivatori del sud del mondo, ma questi mezzi di sussistenza sono messi in pericolo dalle crescenti emissioni di carbonio e dalla ricerca apparentemente infinita di combustibili fossili da parte di nazioni ricche come il Regno Unito. Abbiamo bisogno di un’azione molto più urgente da parte dei governi per investire nelle energie rinnovabili e anche per impegnare i finanziamenti climatici necessari per aiutare quegli agricoltori ad adattarsi a una crisi climatica senza aver fatto alcunché per causarla”.

Quasi il 60% di tutte le rose esportate provengono da 5 Paesi del sud del mondo che si trovano ad affrontare i crescenti pericoli derivanti da condizioni meteorologiche estreme. Tre in Africa orientale: Kenya (19,1%), Etiopia (5,1%) e Uganda (1%); e due in Sud America: Ecuador (21,2%) e Colombia (12,4%).

Christian Aid evidenzia che l’Africa orientale sta già affrontando temperature irregolari e siccità estese, e si prevede che le temperature estreme diventeranno più calde e frequenti, eventi che rendono la crescita delle rose molto difficile. Le rose, infatti, abbisognano di molta acqua e uno Studio pubblicato lo scorso anno, ha indicato che la siccità nell’area tra il 2020 e il 2022 è stata oltre 100 volte più probabile e più grave a causa dei cambiamenti climatici.

Sono molto preoccupato per l’impatto dei cambiamenti climatici sulla coltivazione delle rose in Kenya – ha dichiarato Patrick Mbugua, Direttore generale di Wildfire Flowers – KenyaAbbiamo riscontrato un aumento della pressione delle malattie a causa di condizioni meteorologiche insolite, a volte abbiamo un clima caldo eccessivo che vede un aumento del numero di parassiti e altre volte temperature insolitamente basse che aumentano le infezioni fungine, riducendo i raccolti. Un altro esempio è la disponibilità di acqua per l’irrigazione. Anche se questo non ci ha ancora interessato dal momento che la nostra fonte d’acqua dal lago Naivasha è rimasta molto stabile negli ultimi 10 anni, è preoccupante che con i cambiamenti climatici tale fonte possa essere minacciata. È fondamentale che i governi abbiano una politica chiara riguardo alla riduzione delle emissioni e allo sviluppo di altri interventi che possano aiutare a contrastare i cambiamenti climatici. I governi devono soprattutto salvaguardare le economie locali e il benessere sociale dagli impatti delle emissioni”.

Il grafico mostra come l’Africa Orientale sia l’area di maggiore importazione di rose in Europa

Pericoli climatici simili minacciano anche le regioni di coltivazione delle rose del Sud America. In Ecuador e Colombia, le rose tendono a essere coltivate nei Paramo, ecosistemi montani discontinui che si collocano nella cordigliera andina settentrionale attorno ai 3.000-4.000m di altitudine, con temperature fresche e buone precipitazioni. Con i cambiamenti climatici, si prevede che l’aumento della temperatura sarà maggiore nelle regioni andine, compreso il Paramo, e che le temperature estreme (numero di giorni superiori a 35 °C) aumenteranno in modo significativo. Il ritiro dei ghiacciai è un grosso problema anche nelle Ande tropicali, con almeno il 30% della loro superficie persa tra il 1990 e il 2020. e il rischio di penuria di acqua è incombente per un settore ad alta intensità idrica, come quello della coltivazione delle rose.

Anche la Rosa Inglese è in pericolo, sottolinea Christian Aid. L’amore britannico per le rose è ben noto e il Regno Unito è il 4° maggiore importatore di rose al mondo, ma i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia anche per quelle domestiche.

In media, le piante di rose nel Regno Unito ora iniziano a fiorire circa un mese prima di quanto si sarebbe visto fino alla metà degli anni ’80, a causa dell’aumento delle temperature medie da gennaio ad aprile. Le primavere più calde ed umide causano le malattie fungine, come la ticchiolatura o rosa nera e l’oidio, che hanno determinato la quasi scomparsa di varietà popolari. La pluripremiata A Shropshire Lad® di David Austin non è più in vendita, poiché non è resistente ai parassiti, come gli afidi, e alle malattie che si evolvono con le mutevoli condizioni climatiche.

“I cambiamenti climatici hanno un impatto significativo sulla coltivazione delle rose in tutto il mondo – ha dichiarato Charles Shi, orticoltore botanico dei Kew Gardens, inseriti nella lista degli orti botanici patrimonio UNESCO – Gli effetti dell’aumento delle temperature, del cambiamento dei modelli delle precipitazioni e dell’aumento della pressione di parassiti e malattie possono portare a stress da caldo, ridotta qualità dei fiori, stagioni di fioritura interrotte e danni alle piante di rose. Qui ai Royal Botanic Kew Gardens, orticoltori e scienziati stanno lavorando per raccogliere e analizzare i profumi delle specie di rose. Questo progetto di ricerca ci consentirà di esaminare i tipi di impollinatori associati a queste specie e di mappare il cambiamento nelle popolazioni di impollinatori provenienti da diversi habitat, associati a diversi numeri di rose selvatiche Ricerche come questa, oltre ad affrontare direttamente i cambiamenti climatici, ove possibile, possono svolgere un ruolo nel preservare le regioni adatte alla coltivazione delle rose, proteggere la biodiversità e gli impollinatori, promuovere pratiche sostenibili nella produzione di rose e salvaguardare i benefici economici associati al settore”.

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