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In Europa i rischi da alluvioni potrebbero raddoppiare al 2050

In Europa i rischi da alluvioni potrebbero raddoppiare al 2050

Uno studio condotto da ricercatori dello IIASA in collaborazione con il JRC della Commissione UE sottolinea che le probabilità che tali eventi accadano entro il termine di un mandato di Governo sono basse, quindi, anche la sollecitudine dei politici ad investire nella protezione dalle inondazioni è altrettanto scarsa, ma i benefici derivanti dai soldi spesi in prevenzione si farebbero sentire per decenni. 

Il 2 marzo è stato pubblicato online su Nature Climate Change, insolitamente di domenica, ma non casualmente, lo Studio “Increasing stress on disaster-risk finance due to large floods”, condotto dall’International Istitute for Applied Systems Analysis (IIASA) di Schloss Laxenburg (Austria) e al quale ha collaborato il Joint Research Centre  (JRC) della Commissione UE, in cui sono state avanzate previsioni che le perdite economiche in Europa entro il 2050 potrebbero raddoppiare a causa dei cambiamenti climatici.
La tempistica, probabilmente, è stata determinata dalla circostanza che la Commissione UE aveva in programma per il giorno dopo la presentazione di due studi, nell’ambito del Semestre europeo, un meccanismo istituito per migliorare il coordinamento delle politiche economiche nei Paesi dell’Unione europea, in uno dei quali si sarebbe ribadita l’importanza di rafforzare la protezione dalle inondazioni.

Peraltro, uno degli autori del report IIASA, Stefan Hochrainer-Stigler, era stato ascoltato il 22 gennaio 2014 in una audizione pubblica, proprio per conoscere i risultati dello studio dal Fondo di Solidarietà dell’Unione Europea (FSUE), lo strumento per rispondere in maniera rapida, efficace e flessibile alle catastrofi naturali, come accaduto in occasione delle alluvioni europee del 2013, promuovendo la solidarietà con i Paesi più esposti che non sono in grado di far fronte alle conseguenze del disastro.

Questo nuovo studio, per la prima volta, spiega la correlazione tra le inondazioni nei diversi Paesi – ha spiegato Hochrainer-Stigler che ha guidato i lavori di modellazione – Gli attuali modelli di valutazione dei rischi attuali presuppongono che ogni bacino idrografico sia indipendente. In realtà, i fiumi che scorrono in tutta Europa sono strettamente correlati, aumentando o diminuendo di portata in risposta a modelli atmosferici su vasta scala che portano piogge e siccità in ampie regioni. Se i fiumi stanno inondando l’Europa centrale, sono con molta probabilità in grado di produrre alluvioni anche nelle regioni dell’Europa orientale. Dobbiamo essere preparati ad affrontare l’impatto sui meccanismi di finanziamento dei rischi, come FSUE”.

Nello studio, viene rimarcato che la comprensione del rischio posto dalle alluvioni su vasta scala sta assumendo una crescente importanza e sarà determinante la chiave per gestire l’adattamento climatico.

Per esempio, l’analisi compiuta evidenzia che possibilità che il Fondo sia costretto a far fronte a distribuzioni di risorse finanziarie in molte regioni, determinando stress insopportabili a tale meccanismo di finanziamento dei rischi.

Abbiamo bisogno di riconsiderare in anticipo il meccanismo di finanziamento di questi rischi – ha sottolineato Hochrainer-Stigler – se vogliamo essere in grado di pagare in modo rapido e completo per il recupero“.

Lo studio ha stimato che le inondazioni nell’Unione europea in media sono costate 4,9 miliardi di euro all’anno nel periodo 2000-2012, che potrebbero salire a 23,5 entro il 2050. Inoltre, grandi disastri come le alluvioni europee del 2013 potrebbero aumentare in frequenza, da una media di una volta ogni 16 anni ad una probabilità di una volta ogni 10 anni entro il 2050.

L’analisi ha combinato modelli di cambiamenti climatici e di sviluppo socio-economico per costruire una miglior stima del rischio di alluvione per la regione. Il rischio per la crescita socio-economica è pari ai due terzi, poiché lo sviluppo comporta maggior quantità di edifici e infrastrutture, che potrebbero essere danneggiati nel corso di un’alluvione. L’altro terzo di rischio deriva dai cambiamenti climatici che sono previsti modificare i modelli delle precipitazioni in Europa.

In questo studio abbiamo riunito le competenze di vari settori dall’idrologia, all’economia, dalla matematica all’adattamento ai cambiamenti climatici, che ci hanno permesso di valutare per la prima volta nella sua complessità i rischi dovuti alle alluvioni nel continente e di confrontare le diverse opzioni di adattamento – ha affermato Brenden Jongman della Libera Università di Amsterdam e coordinatore dello Studio – Per eventi rari [come l’inverno più piovoso che si sia mai registrato in Gran Bretagna] le probabilità che accadano entro il termine di un mandato di Governo è basso, quindi la sollecitudine dei politici ad investire nella protezione dalle inondazioni è altrettanto bassa, ma i benefici derivanti dai soldi spesi in prevenzione si faranno sentire per decenni”.

Gli autori sollecitano investimenti in misure di protezione dalle inondazioni come il modo più realistico per ridurre le perdite da alluvioni che potrebbe potenzialmente portare a riduzioni significative di perdite annuali entro il 2050, ma sottolineano che tali misure comportano notevoli costi di costruzione e di manutenzione. Date le attuali incertezze sociali e climatiche, gli autori raccomandano che, piuttosto di mirare a soluzioni ottimali, gli investimenti per la protezione dalle inondazioni dovrebbero limitarsi a livelli di protezione accettabili, stante l’attuale e futura situazione climatica.

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