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Rifugiati: oltre 68 milioni di persone costrette alla fuga nel 2017

Rifugiati

Presentato a Roma nel corso di un evento a cui ha partecipato Vanessa Redgrave per la proiezione del suo film documentario “il dolore del mare”, il “Global Trends 2017”, l’ultimo Rapporto dell’Agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR), attesta che nel 2017 si è raggiunto un nuovo record con una persona ogni 2 secondi costretta ad abbandonare la propria casa, fuggendo da guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti umani.

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno 2018), l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR), ha presentato a Roma presso l’Associazione stampa estera il “Global Trends 2017” , l’annuale Rapporto che costituisce la principale indagine a livello mondiale sui flussi migratori di uomini, donne e bambini in fuga da guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti umani.

Dal Rapporto emerge che nel 2017 è stata costretta ad abbandonare la propria casa una persona ogni 2 secondi, per un totale di 68,5 milioni di individui, una cifra superiore a quella della popolazione italiana, e di queste 16.2 milioni di persone hanno abbandonato le proprie case per la prima volta o ripetutamente.

La guerra, la violenza e la persecuzione, sottolinea il Rapporto, hanno sradicato un numero record di uomini, di donne e di bambini in tutto il mondo durante l’anno passato, rendendo l’adozione di un nuovo patto mondiale sui rifugiati che mai necessario. Rispetto al 2016, l’UNHCR ha registrato 2,9 milioni di rifugiati in più, un aumento record, per un totale di 25,4 milioni. Nel frattempo, i richiedenti asilo che al 31 dicembre 2017 erano ancora in attesa della decisione in merito alla loro richiesta di protezione sono aumentati da circa 300.000 a 3.1 milioni. Le persone sfollate all’interno del proprio paese erano 40 milioni del numero totale, poco meno dei 40.3 milioni del 2016.

Siamo a una svolta, dove il successo nella gestione degli esodi forzati a livello globale richiede un approccio nuovo e molto più complessivo, per evitare che Paesi e comunità vengano lasciati soli ad affrontare tutto questo – ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati – Ma abbiamo motivo di sperare. Quattordici Paesi stanno già sperimentando un nuovo piano di risposta alle crisi di rifugiati e in pochi mesi sarà pronto un nuovo Global Compact sui rifugiati e potrà essere adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nessuno diventa un rifugiato per scelta; ma noi tutti possiamo scegliere come aiutare”.

Lo scopo del Rapporto è di monitorare gli esodi forzati sulla base di dati forniti dall’UNHCR, dai Governi e da altri partner. Non viene invece esaminato il contesto globale relativo all’asilo, a cui l’UNHCR dedica pubblicazioni separate e che nel 2017 ha continuato a vedere casi di rimpatri forzati, di politicizzazione e uso dei rifugiati come capri espiatori, di rifugiati incarcerati o privati della possibilità di lavorare, e diversi Paesi che si sono opposti persino all’uso del termine “rifugiato”.

Nonostante ciò, il Global Trends offre numerose informazioni, indagando, in alcuni casi, le realtà percepite rispetto a quelle effettive degli esodi forzati e come queste realtà possano a volte essere in contrasto.

Una di queste discrepanze è l’idea che le persone costrette a fuggire si trovino per lo più nei Paesi del nord del mondo. I dati mostrano invece che è vero il contrario: l’85% dei rifugiati risiede nei Paesi in via di sviluppo, molti dei quali versano in condizioni di estrema povertà e non ricevono un sostegno adeguato ad assistere tali popolazioni. Quattro rifugiati su cinque rimangono in Paesi limitrofi ai loro.

Anche gli esodi di massa oltre confine sono meno frequenti di quanto si potrebbe pensare, guardando il dato dei 68 milioni di persone costrette alla fuga a livello globale. Quasi due terzi di questi sono infatti sfollati all’interno del proprio paese. Dei 25.4 milioni di rifugiati, poco più di un quinto sono palestinesi sotto la responsabilità dell’UNRWA. Dei restanti, che rientrano nel mandato dell’UNHCR, due terzi provengono da soli 5 Paesi: Siria, Afghanistan, Sud Sudan, Myanmar e Somalia. La fine del conflitto in ognuna di queste nazioni potrebbe influenzare in modo significativo il più ampio quadro dei movimenti forzati di persone nel mondo.

Più dettagliatamente nel 2017 profughi e sfollati sono stati provocati soprattutto dalla:
– crisi politica ed economica nella Repubblica Democratica del Congo, con le insurrezioni e rivolte armate dopo la decisione del Presidente Joseph Kabila di rimanere in carica anche dopo la fine (2016) del suo secondo mandato, nonostante sia vietato dalla Costituzione;
– dalla guerra civile e dalla grave siccità che ha colpito il Sud Sudan, dove il 40% della popolazione ha bisogno di aiuti umanitari e un milione di bambini soffre di grave malnutrizione;
– dalla fuga in Bangladesh dei musulmani Rohingya a seguito del genocidio messo in atto dai nazionalisti buddisti del Myanmar.

I bambini, che costituiscono la metà dei rifugiati del mondo, continuano a sopportare sofferenze sproporzionate, soprattutto a causa della loro situazione di maggiore vulnerabilità. L’ultimo Rapporto dell’UNICEF (Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia) ritiene che siano 48 milioni i bambini in 51 Paesi che vivono in situazioni di grave emergenza umanitaria, causata da conflitti, disastri naturali o altre emergenze. 

Il Global Trends offre altri 2 dati obiettivi:
– il primo è che la maggior parte dei rifugiati vive in aree urbane (58%) e non nei campi o in aree rurali;
– il secondo è che le persone costrette alla fuga nel mondo sono giovani, nel 53% dei casi si tratta di minori, molti dei quali non accompagnati o separati dalle loro famiglie.

Come per il numero di Paesi caratterizzati da esodi massicci di persone, anche il numero di Paesi che ospitano un elevato numero di persone rifugiate è relativamente basso: in termini di numeri assoluti, la Turchia è rimasta il principale Paese ospitante al mondo, con una popolazione di 3.5 milioni di rifugiati, per lo più siriani. Nel frattempo, il Libano ha ospitato il maggior numero di rifugiati in rapporto alla sua popolazione nazionale. Complessivamente, il 63% di tutti i rifugiati di cui si occupa l’UNHCR si trova in soli 10 Paesi.

Purtroppo, le soluzioni a tali situazioni sono state poche. Guerre e conflitti hanno continuato a essere le principali cause di fuga, con progressi assai limitati verso la pace. Circa 5 milioni di persone hanno potuto tornare alle loro case nel 2017, la maggior parte delle quali erano sfollate all’interno del proprio Paese; tra queste, tuttavia, c’erano persone che sono rientrate in maniera forzata o in contesti assai precari. A causa del calo dei posti messi a disposizione dagli Stati per il reinsediamento, il numero di rifugiati reinsediati è diminuito di oltre il 40%, arrivando a circa 100.000 persone.

Nel corso dell’evento è stato proiettato il film-documentario “Il dolore del mare” (Sea Sorrow) di Vanessa Redgrave (qui il trailer in italiano). Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma lo scorso novembre e precedentemente al Festival di Cannes e al New York Film Festival, il documentario affronta il dramma dei rifugiati che arrivano sulle coste europee da guerre e miserie d’oltremare, con uno sguardo particolare sui bambini, di cui Redgrave si occupa da tempo nel suo impegno umanitario..

Foto di copertina: Piccoli Rohingya presso il campo per rifugiati di Palong Khali nel distretto di Cox’s Bazar nel Sud-est del Bangladesh, vicino al confine con il Myanmar (foto: Andrew McConnell/UNHCR)

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