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Cultura: settore che esalta la qualità e la competitività del Made in Italy

cultura settore esalta Made in Italy

È quanto emerge dal Rapporto Io sono cultura 2018. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere, con la collaborazione e il sostegno della Regione Marche, e presentato il 21 giugno 2018 a Roma presso il MIBACT alla presenza del neo Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Alberto Bonisoli..

Il Rapporto prende in esame il Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) ovvero tutte quelle attività economiche che producono beni e servizi culturali, ma anche tutte quelle che non producono beni o servizi strettamente culturali, ma che utilizzano la cultura come input per accrescere il valore simbolico dei prodotti, quindi la loro competitività, a cominciare dal turismo.

Il Sistema si articola in 5 macro settori:
– industrie creative (architettura, comunicazione, design);
– industrie culturali propriamente dette (cinema, editoria, videogiochi, software, musica e stampa);
– patrimonio storico-artistico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici);
– performing arts e arti visive (spettacoli dal vivo, letture di testi letterari, illustrazioni con immagini virtuali, ecc.); ;
– imprese “creative-driven (imprese non direttamente riconducibili al settore ma che impiegano in maniera strutturale professioni culturali e creative, come la manifattura evoluta e l’artigianato artistico).

L’intero SPCC, fatto da imprese, PA e non profit, ha generato nel 2017 oltre 92 miliardi di euro, il 6,1% della ricchezza prodotta in Italia, che si riflette in positivo anche sull’occupazione, dando lavoro a 1,5 milioni di persone che rappresentano anche il 6,1% del totale degli occupati in Italia.
 Ma non finisce qui: perché SPCC ha un effetto moltiplicatore sul resto dell’economia pari a 1,8. In altre parole, per ogni euro prodotto dal SPCC, se ne attivano 1,8 in altri settori. I 92 miliardi e più, quindi, ne “stimolano” altri 163, per arrivare a 255,5 miliardi complessivamente generati dall’intera filiera culturale; il 16,6% del valore aggiunto nazionale, col turismo come principale beneficiario di questo “effetto volano”.

La recente indagine sul turismo internazionale dell’Italia della Banca d’Italia conferma che la vacanza culturale è la tipologia turistica più diffusa e con il peso più elevato nella spesa degli stranieri.

Più di un terzo della spesa turistica nazionale, esattamente il 38,1%, è attivata proprio dalla cultura e dalla creatività. 
Nell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale è importante ricordare il dovere morale e l’obbligo di restaurare e mettere in sicurezza l’enorme patrimonio culturale nelle aree colpite dai terremoti del Centro Italia. Una sfida che è anche l’occasione per creare un distretto di valore mondiale in cui valorizzare tecnologie, nuovi materiali e competenze. Grazie anche all’impiego, per 10 anni, dell’intera quota dell’8 per mille destinato allo Stato per i beni culturali dell’area del cratere, oltre alle risorse aggiuntive destinate dalla Commissione UE per la conservazione e promozione del patrimonio culturale.

Cultura e creatività sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi di un’Italia che fa l’Italia e cresce il loro ruolo nell’economia – ha commentato Ermete Realacci, Presidente della Fondazione Symbola – La bellezza è uno dei nostri punti di forza. Tanto che, secondo un’indagine della rivista US News e dell’Università della Pennsylvania, siamo addirittura il primo Paese al mondo per la influenza culturale. Un primato legato anche alla nostra capacità di trasmettere cultura e bellezza nelle produzioni e al nostro soft-power. Proprio questo intreccio caratteristico dell’Italia, tra cultura e manifattura, coesione sociale e innovazione, competitività e sostenibilità, rappresenta un’eredità del passato ma anche una chiave per il futuro”.

Le industrie culturali producono, da sole, 33,6 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale), dando lavoro a 488mila persone (1,9% degli addetti totali).
Contributo importante anche dalle industrie creative, capaci di produrre 13,4 miliardi di valore aggiunto, grazie all’impiego di quasi 261mila addetti.

Le Performing arts generano, invece, 7,9 miliardi di euro di ricchezza e 141mila posti di lavoro.
Alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico si devono 2,8 miliardi di euro di valore aggiunto e 51mila addetti.
A questi quattro ambiti, che rappresentano il cuore delle attività culturali e creative, si aggiungono i rilevanti risultati delle attività creative-driven34,5 miliardi di euro di valore aggiunto (il 2,2% del complessivo nazionale) e più di 579mila addetti (2,3% del totale nazionale).

Approfondendo l’analisi, è interessante individuare le varie componenti che contribuiscono alla produzione di ricchezza in ciascun settore culturale. Le performance più rilevanti, all’interno delle industrie creative, appartengono al sottosettore del design (che produce 8,6 miliardi di euro di valore aggiunto insieme all’architettura; lo 0,6% del valore complessivo) e della comunicazione (4,8 miliardi di euro, lo 0,3%). Ad alimentare la ricchezza prodotta dalle industrie culturali, invece, vi sono il comparto dell’editoria e stampa (da cui deriva lo 0,9% del valore aggiunto nazionale, corrispondente a 13,8 miliardi di euro) e quello dei videogiochi e software (0,8%, pari a 12 miliardi di euro). Due filiere che, insieme, fruttano 25,8 miliardi di euro all’economia italiana.

L’obiettivo del Rapporto è superare la convinzione che la cultura sia soprattutto qualcosa da conservare piuttosto che una componente dello sviluppo produttivo su cui puntare – ha sottolineato il Presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello –Ciò vale soprattutto se si guarda ai cambiamenti che l’economia subirà con la rivoluzione tecnologica. Il mondo che affronteremo nei prossimi anni sarà guidato da una serie di trasformazioni radicali concentrate soprattutto nella sfera del lavoro e delle competenze. Mediamente, chi opera nel campo delle professioni culturali e creative possiede un più alto livello d’istruzione. Puntare sulla cultura e sulla creatività significa quindi puntare in alto, su competenze in grado di affrontare la stagione dell’Industria 4.0”.

La grande area metropolitana di Milano è al 1° posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,9% e il 10,1%. Roma è seconda per valore aggiunto (9,8%) e terza per occupazione (8,6%) mentre Torino si colloca, rispettivamente, terza (8,8%) e quarta (8,4%). 
Seguono, per valore aggiunto, Siena (8,4%), Arezzo (7,8%) e Firenze (7,2%), Ancona e Aosta al 6,9%, Bologna al 6,4% e Modena al 6,3%.

In termini di occupazione, come sopra menzionato, la leadership per incidenza dei posti di lavoro sul totale dell’economia è da attribuire a Milano, seguita da Arezzo (8,9%), poi Roma, TorinoFirenze (7,8%), Trieste (7,4%), Monza-Brianza e Bologna appaiate al 7,3%, infine Modena Aosta al 7,2%.

Quanto alle macroaree geografiche, è il Centro a fare la parte del leone: qui, cultura e creatività producono il 7,3% del valore aggiunto. Seguono, da vicino, il Nord-Ovest (6,8%) e il Nord-Est, la cui incidenza si attesta al 5,4%. Il Mezzogiorno, ricco di giacimenti culturali e un patrimonio storico e artistico di primo ordine a livello mondiale, non riesce ancora a tradurre tutto ciò in ricchezza; solo il 4,2% del valore aggiunto prodotto dal territorio è da ascrivere alla cultura, il che rappresenta un problema ma allo stesso tempo un’opportunità di rilancio, su cui siamo obbligati a investire nei prossimi anni. 
Dinamiche simili si riscontrano per l’occupazione, con il Centro e il Nord-Ovest in testa (con il 7% sul totale dell’economia), seguito dal Nord-Est col 6,2% e infine il Sud con il 4,2%.

A livello regionale, il peso delle grandi aree metropolitane a specializzazione culturale e creativa di Milano e Roma si fa sentire. Il Lazio si colloca 1°(8,8%) seguito dalla Lombardia (7,2%). A seguire, Valle d’Aosta e Piemonte (6,9%), poi le Marche (6,1%). Sul fronte dell’occupazione, identico ordine di classifica: primo è il Lazio (7,7%), seguito da Lombardia (7,4%), Valle d’Aosta (7,2%), Piemonte (6,8%) e Marche (6,5%).

L’industria culturale e creativa è destinata a divenire una delle protagoniste dell’economia del XXI secolo e in questo l’Italia ha un vantaggio competitivo dovuto al suo straordinario patrimonio storico, artistico, archeologico di cui dobbiamo avvalerci a pieno – ha affermato – dichiara il Ministro Alberto Bonisoli – Moda, design, cinema traggono ispirazione da questo patrimonio, mentre nuove tecnologie, realtà virtuale e realtà aumentata trovano concreta applicazione nella sua valorizzazione. Turismo e made in Italy, inoltre, traggono enormi benefici da questa voglia di Italia che c’è nel mondo e che è nostro dovere promuovere al massimo. I dati del rapporto Symbola sono espliciti al riguardo e indicano un percorso chiaro per il nostro Paese: crescita, benessere e cultura devono essere ricompresi in un unico paradigma di sviluppo di cui possiamo divenire il modello”.

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