In un report dedicato all’andamento della temperatura e precipitazione nel periodo 2002-2016, in relazione a quello del periodo climatico 1971-2000, Istat conferma quanto i cittadini stanno avvertendo in termini di impatti su salute e benessere ovvero che le condizioni meteo-climatiche nelle città capoluogo di regione influenzano la qualità dell’aria ambiente.
di Carmela Marinucci
L’Istat ha rilasciato il 20 giugno 2018 il report “Temperatura e precipitazione nelle principali città – Anni 2002–2016” che, a partire dall’aggiornamento al 2016 della serie storica di dati giornalieri di stazioni termo-pluviometriche nelle città capoluogo di regione, presenta i valori medi di temperatura e precipitazione e gli indici di estremi climatici del periodo 2002-2016 in relazione a quelli del periodo climatico 1971-2000.
Ne emerge che la temperatura media annua delle stazioni nel periodo 2002-2016 è di 15,5°C, in aumento di 1,0°C rispetto agli anni 1971-2000. Le anomalie (la differenza del valore medio del periodo 2002-2016 dal valore climatico) dopo il 1996 assumono sempre valori positivi e molto significativi, risultando comprese fra lo +0,5 °C di Cagliari e Genova e il +1,5 °C di Perugia.
I valori medi più alti si registrano a Palermo (19,1 °C) e Cagliari (18,3 °C), seguiti da Bari (17,6 °C), Catanzaro, Napoli e Ancona (17,0 °C) e Roma (16,9°C). Il valore più basso, invece, si registra ad Aosta (11,8 °C).
Analizzando i dati di temperatura massima e minima, l’Istat osserva che le anomalie assumono valori positivi per tutti i capoluoghi di regione, fatta eccezione per la diminuzione della temperatura minima per L’Aquila. In buona parte delle città l’aumento della temperatura media è determinato soprattutto da un sensibile aumento delle temperature massime, pur in presenza di rialzi delle minime (come Ancona, Perugia, Aosta, Roma, Trieste, Firenze). In altre, invece, sono evidenti aumenti sia delle minime che delle massime su ordini di grandezza simili (Milano, Bologna, Bari e Genova) oppure incrementi della temperatura minima maggiori di quelli della temperatura massima (ad esempio, Bolzano, Venezia, Trento, Napoli e Palermo).
Uno degli aspetti che caratterizza il riscaldamento dei sistemi urbani, è l’aumento del differenziale termico tra aree urbane e aree rurali. Le differenze assumono valori anche molto significativi, come nel caso di Torino (+1,7°C), Milano (+1,0 °C), Roma e Firenze (+0,8 °C).
Aumentano anche i valori degli indici che descrivono gli estremi di caldo. Nel periodo 2002-2016 sono in media 110 i giorni estivi (+17) e 45 le notti tropicali (+14) e le anomalie hanno assunto valori positivi in tutti i capoluoghi. Dal 2000 è in aumento anche l’indice di durata dei periodi di caldo (onde di calore). Le anomalie positive più elevate si osservano a Napoli (+34 notti), Ancona (+24) e Milano (+22).
Parallelamente si riduce il numero di giorni con gelo (-3), in particolare alcuni capoluoghi situati nel Nord presentano le anomalie negative più consistenti, in media pari a -38 giorni con gelo l’anno a Bolzano, -31 a Trento e -26 a Torino.
In calo anche le notti fredde (-9) e i giorni freddi (-11), a conferma di una tendenza al riscaldamento di quasi tutte le città.
La precipitazione totale media annua delle stazioni, nel periodo 2002-2016, è stata pari a 778 mm, l’1,6% in più rispetto al valore climatico 1971-2000 (765,8 mm).
La variabilità spazio-temporale della precipitazione totale media annua nelle città si conferma elevata. Genova, seconda città per precipitazione totale media nel periodo osservato, segna l’anomalia negativa più alta (-206,2 mm); Palermo (+166,8) e Campobasso (+162,1) registrano le anomalie positive maggiori.
Nel periodo 2002-2016 i giorni piovosi (almeno 1 mm) sono stati in media 82, in linea con il valore climatico 1971-2000. Le anomalie oscillano tra +8 giorni di Palermo e -5 di Venezia.
Anche i giorni di precipitazione superiore a 20 mm non registrano particolari variazioni e si attestano in media sui 10 giorni l’anno. La variazione più alta è pari a 3 giorni piovosi, in meno per Milano e Genova, e in più Campobasso, Catanzaro, Palermo e Trento.
In linea anche l’indice di precipitazione superiore a 50 mm. Le città che presentano i valori più elevati dell’indice sono Genova (4 giorni), Catanzaro (3) e Torino (2).
Negli ultimi quindici anni, il 24,7% della precipitazione totale media annua ricade nei giorni molto piovosi, con un valore medio pari a 192 mm.
La variabilità climatica e l’occorrenza di fenomeni intensi, osserva Istat, stanno interessando le città in maniera diversa in base a posizione geografica, orografia dei territori e dimensione dell’area urbana, nonché secondo la tipologia dei fenomeni meteo-climatici osservati. Intensità, discontinuità e persistenza degli eventi climatici impattano sulla fragilità dei sistemi urbani.
L’incremento della temperatura media ha impatti rilevanti, sul peggioramento dell’inquinamento nelle città. Confrontando i dati meteoclimatici con quelli sull’inquinamento atmosferico e sulle politiche per lo sviluppo del verde urbano, emergono interessanti relazioni fra fenomeni già complessi di per sé, esemplificate in particolare per i capoluoghi di maggiori dimensioni.
L’inquinamento da ozono troposferico (O3) si manifesta principalmente nel periodo estivo, poiché la reazione chimica che lo produce è legata alla fotosintesi nelle ore di massimo irraggiamento. Nel periodo 2013-2016, considerando il valore obiettivo a lungo termine dell’ozono per la protezione della salute umana (120 μg/m3, media mobile di 8 ore massima giornaliera, da non superare più di 25 volte nell’anno), le analisi mostrano che l’associazione con l’indice rappresentativo delle onde di calore (WSDI) e con la media delle temperature massime dei mesi estivi (giugno- agosto) è molto significativa nelle città.
Passando a considerare la qualità dell’aria urbana relativamente al PM10 e al biossido di azoto (NO2) emerge chiaramente come le situazioni più negative, per uno o entrambi gli inquinanti, in alcuni capoluoghi si sono verificate in corrispondenza di diminuzioni delle precipitazioni durante i mesi autunnali e invernali. Tra il 2013 e il 2016, a Torino e Milano si mantiene costante la criticità del PM10, con il 100% di centraline con più di 35 giorni di superamento del limite giornaliero.
Si osserva anche per il biossido di azoto un peggioramento in coincidenza con forti decrementi delle precipitazioni questi anni le precipitazioni nei mesi autunnali e invernali hanno segnato forti decrementi e, parallelamente, la percentuale di centraline oltre al limite annuale è salita dal 67% al 75% a Torino e da 0% all’86% a Milano.
Ricordiamo che con il Pacchetto di infrazioni dello scorso maggio, la Commissione UE ha deferito l’Italia alla Corte europea di Giustizia per il superamento di particolato (PM10) i cui limiti stabiliti dovevano essere raggiunti nel 2005, mentre per il superamento dei limiti di biossido di azoto su cui pende un “parere motivato”, la Commissione UE ha ritenuto credibili le proposte di miglioramento avanzate dal nostro Paese, evitando, per il momento, il deferimento alla Corte.
In copertina: Modena. Piazza Roma. Progetto di adattamento al clima con sistema di specchi d’acqua e fontane, che ha un effetto positivo nei confronti delle isole di calore. Il progetto prevede la creazione di un velo d’acqua sul piano della vasca a sfioro, cioè a filo con la pavimentazione (172 mq), ricavato tra le due liste di pietra della pavimentazione centrale. Con la stessa soluzione tecnica si forma un velo d’acqua longitudinale in due parti separate da un camminatoio in pietra. Inoltre, il velo d’acqua è una vasca di laminazione che riproduce in superficie un tratto del sottostante canale Naviglio, richiamando la presenza dell’acqua dei canali coperti all’epoca della formazione della piazza, rivisitata in chiave moderna e funzionale.
Due fontane con 9 getti d’acqua modulabili e luminosi per ciascuna, si pongono come quinte laterali al corpo centrale del Palazzo Ducale. Le superfici occupate dalle fontane e bagnate dall’acqua sono pavimentate in pietra, semplicemente delimitate da feritoie. L’insieme di questi interventi permette di ridurre di molto la temperatura che nella piazza si aveva con le auto e l’impermeabilizzazione in asfalto, con effetti positivi per i cittadini (fonte: Osservatorio Nazionale Città-Clima di Legambiente)