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Obesità: in Italia 1 adulto su 2 e 1 su 4 tra bambini e adolescenti

Il 1° Rapporto Italiano Barometro Obesità realizzato da IBDO Foundation e Istat fotografa un preoccupante incremento della situazione con ripercussioni sulla qualità della vita delle persone che ne sono affette.

In Italia, il 46% degli adulti, ovvero oltre 23 milioni di persone, e il 24,2% tra bambini e adolescenti, vale a dire 1 milione e 700mila persone, è in eccesso di peso.

È questo il dato più saliente che emerge dal Italian Obesity Barometer Report 2019, realizzato dall’Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation, in collaborazione con Istat, e presentato il 9 aprile 2019, in occasione del primo Summit Italiano sull’Obesità

Secondo il report, le donne mostrano un tasso di obesità inferiore (9,4%) rispetto agli uomini (11,8%), la differenza risulta più marcata tra bambini e adolescenti, con il 20,8 delle femmine in eccesso di peso, rispetto al 27,3% dei maschi.

Realizzato con il patrocinio del Ministero della Salute, dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e di numerose società scientifiche, con il contributo non condizionato di Novo Nordisk, la multinazionale danese che opera nel settore farmaceutico, specializzata in particolare nella cura del diabete, conferma come l’eccesso di peso sia più diffuso nel Mezzogiorno e nelle Isole, dove sono ben il 31,9 e 26,1% rispettivamente i bambini e gli adolescenti in eccesso di peso, rispetto al 18,9% dei residenti del Nord-Ovest, il 22,1% del Nord-Est e il 22% del Centro.

Tra gli adulti, le diseguaglianze territoriali sono meno marcate: il tasso di adulti obesi varia dall’11,8% al Sud e nelle Isole, al 10,6 e 10,2 % nel Nord-Est e Nord-ovest rispettivamente, fino all’8,8% del Centro. Anche per la sedentarietà emerge un forte ‘gap’ territoriale Nord-Sud. Fatta eccezione per la Sardegna, nella maggior parte delle regioni meridionali e insulari più di un terzo dei giovani non pratica né sport né attività fisica e le percentuali più elevate si rilevano in Sicilia (42%), Campania (41,3%) e Calabria (40,1%).

Possiamo ormai considerare l’obesità un’emergenza sanitaria, con serie conseguenze per gli individui e la società in termini di riduzione sia dell’aspettativa sia della qualità della vita, e con notevoli ricadute economiche – ha spiegato Renato Lauro, Presidente di IBDO Foundation –È diventata ormai necessaria un’attenzione specifica da parte dei decisori politici, affinché considerino in tutta la sua gravità questo fenomeno. Siamo convinti che la raccolta e la condivisione di informazioni, alla base del confronto e dei processi decisionali, possano contribuire a ridurre il peso clinico, sociale ed economico che questa malattia rappresenta e potrà rappresentare. Per questo motivo, IIBDO Foundation ha pubblicato l’Italian Obesity Barometer Report, che offre una fotografia non parziale della situazione dell’obesità in Italia”.

Oltre alla differenza di diffusione dell’obesità tra Nord e Sud Italia, si riscontra un divario anche tra zone rurali e centri urbani: la percentuale più elevata di persone obese, pari al 12% si rileva nei piccoli centri sotto i 2 mila abitanti, mentre nei centri dell’area metropolitana tale quota scende all’8,8%. Tuttavia, si osserva nel report, dal 2001 al 2017 gli incrementi più elevati nelle prevalenze dell’obesità si sono osservati proprio nei centri delle aree metropolitane (da 6,8% a 8,8%) e nelle loro periferie (da 8,2 a 10,9%).

Oltre alle disuguaglianze territoriali, un importante ruolo lo gioca il livello di istruzione. Un elevato titolo di studio rappresenta, infatti, un fattore protettivo per l’obesità, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione a vari livelli e ancor più per quella primaria. Nel 2017, l’obesità interessa solo il 6,6% dei laureati, mentre sale al 14,2% tra coloro che hanno conseguito al più la licenza media – ha osservato Roberta Crialesi, Dirigente del Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia di Istat – Inoltre, analizzando il fenomeno dell’eccesso di peso in relazione ad alcune informazioni che si riferiscono al contesto familiare, si osservano prevalenze più elevate tra i bambini e ragazzi che vivono in famiglie in cui il livello di istruzione dei genitori è più basso, passando dal 18,5% di quelli con genitori che hanno conseguito un alto titolo di studio, al 29,5% di quelli i cui genitori hanno un basso”.

Un recente Studio presentato all’annuale Meeting della Società di Endocrinologia (New Orleans, 23-26 marzo 2019) mette sotto accusa come driver dell’obesità anche l’inquinamento indoor, per l’effetto osservato delle sostanze chimiche presenti nelle polveri domestiche di sviluppare cellule adipose.

Tuttavia sono soprattutto le cattive abitudini alimentare e diete non adeguate che sono all’origine di obesità e sovrappeso. Oggi nel mondo ci sono oltre 2 miliardi di adulti in sovrappeso e obesi e le malattie non trasmissibili legate all’alimentazione, tra cui diabetecancro e malattie cardiocircolatorie sono tra le principali cause di morte nel mondo. Per questo è stata lanciata lo scorso gennaio dalla Commissione EAT – Lancet la “Dieta della Salute Planetaria” che fa bene alla salute delle persone e a quella del Pianeta.

L’obesità va considerata una vera e propria malattia cronica recidivante che causa molteplici complicanze disabilitanti e mortali; tra queste il diabete tipo 2, l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia, la cardiopatia ischemica, l’insufficienza respiratoria con sindrome delle apnee notturne, l’osteoartrite solo per citare le principali – ha sottolineato Paolo Sbraccia, Vicepresidente IBDO Foundation e Professore ordinario di Medicina Interna dell’Università “Tor Vergata” di Roma, che ha coordinato il Report – Più di recente è emerso che l’obesità causa un numero elevato di neoplasie, che interessano prevalentemente, ma non solo, l’apparato gastrointestinale. Si calcoli che negli Stati Uniti circa il 40% di tutti i tumori si associa all’eccesso ponderale. Tutto ciò si traduce in una riduzione dell’aspettativa di vita di circa 10 anni e a una riduzione dell’aspettativa di vita in buona salute di circa 20 anni”.

 

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