Benessere Sostenibilità

Rapporto BES 2021: l’impatto della pandemia sul benessere degli individui

L’annuale Rapporto BES dell’Istat sul benessere, equo e sostenibile, che valuta il progresso di una società non soltanto da un punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale, quest’anno rileva il forte impatto che la pandemia ha inferto a più di un settore della vita del nostro Paese. Un’ampia sintesi degli indicatori.

La pandemia da COVID-19 ha profondamente cambiato molti aspetti della vita quotidiana degli individui, delle famiglie, dell’organizzazione della società e del mondo del lavoro, determinando nuovi assetti e continui cambiamenti che, di volta in volta, hanno avuto effetti sul piano della salute, dell’istruzione, del lavoro, dell’ambiente e dei servizi e, in conseguenza, sul benessere degli individui.

È quanto rileva la IX edizione del Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES), presentato dall’Istat il 21 aprile 2022 nel corso di un evento online, che fornisce annualmente un’analisi dei progressi e delle criticità delle dimensioni del benessere in Italia, offrendo l’aggiornamento del sistema di indicatori definito per misurare le profonde trasformazioni in atto, incluse quelle determinate dalla pandemia da Covid-19, suddiviso in 12 domini (Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi) per un insieme complessivo di 153 indicatori.

Molti dati erano stati anticipati dalla Relazione che Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) aveva trasmesso lo scorso marzo alle competenti Commissioni Parlamentari, per la quale l’Istat aveva fornito i dati definitivi al 2020 per i 12 domini e quelli provvisori al 2021 per 8.

Il quadro di insieme è composito, ed è ancora adombrato dalla pandemia, sia sotto il profilo demografico, con una significativa riduzione della speranza di vita alla nascita nel 2020 a livello nazionale, che ha raggiunto punte drammatiche in alcuni territori, sia economico – un esempio per tutti, il forte calo dell’occupazione nelle attività culturali e creative – sia ancora ambientale, con la riduzione delle emissioni di CO2 conseguente alle prolungate chiusure di attività economiche e l’attenuarsi dell’inquinamento da PM2,5, che rimane, tuttavia, elevato e senza miglioramenti apprezzabili – si legge nella Presentazione del Presidente dell’Istat, Gian Carlo BlangiardoMolti divari si sono mantenuti, o addirittura allargati: dalla speranza di vita alla nascita, che recupera in buona parte al Nord nel 2021 ma diminuisce ancora nel Mezzogiorno, alla mortalità evitabile, che resta più elevata in molte regioni del Sud; dalla spesa dei comuni per la cultura, per la quale il divario territoriale è nettamente a vantaggio del Centro-nord, all’impatto degli incendi boschivi e dell’abusivismo edilizio, più forte nelle regioni meridionali”.

Il Rapporto, inoltre, è arricchito dall’osservazione del contesto europeo in cui si evidenzia la posizione dell’Italia nell’andamento della pandemia e della crisi occupazionale che ne è conseguita. Sono questi due aspetti – l’emergenza sanitaria da un lato e la crisi occupazionale dall’altro – ad aver profondamente condizionato gli ultimi due anni, determinando forti ripercussioni sul benessere degli individui.

Quadro sintetico dei 12 Domini

Salute
Nel 2021, i decessi riportati alla sorveglianza integrata ritenuti correlati al COVID-19 sono stati 59mila e rappresentano l’8,3% dei decessi totali per il complesso delle cause, proporzione in calo rispetto al 2020 quando era del 10,3%.
La speranza di vita alla nascita che era scesa a 82,1 anni nel 2020, evidenzia un accenno di ripresa con un valore pari a 82,4 anni.
Continua a ridursi la proporzione di anziani di 75 anni e oltre affetti da gravi limitazioni o condizioni di multicronicità, sebbene i livelli permangano comunque elevati (47,8%).
La sedentarietà segna un ulteriore miglioramento, tuttavia, la diminuzione non ha riguardato i giovanissimi di 14-19 per i quali si è assistito ad un aumento significativo della quota di sedentari che è passata dal 18,6% al 20,9%.
Diminuisce l’eccesso di peso tra la popolazione adulta di 18 anni, passando dal 45,9% al 44,4%, mentre la proporzione di persone in condizione di obesità risulta in lieve ma costante aumento (11,4%).
È pari al 19,5% la quota di fumatori di 14 anni e più, in lieve aumento.
L’abitudine al consumo a rischio di bevande alcoliche ha riguardato il 14,7% in diminuzione di 2 punti percentuali.
Si osserva un peggioramento nelle condizioni di benessere mentale tra i ragazzi di 14-19 anni, con punteggio rilevato (misurato su una scala in centesimi) è sceso a 66,6 per le ragazze (- 4,6 punti rispetto al 2020) e a 74,1 per i ragazzi (-2,4 punti rispetto al 2020).

Tra i giovani, per i quali le relazioni tra pari sono della massima importanza per uno sviluppo armonico, è diminuita in modo tangibile anche la soddisfazione per le relazioni con gli amici – ha osservato Blangiardo –  La quota dei ragazzi di 14-19 anni molto soddisfatti ha perso, in due anni, 6,5 punti. Tra il 2019 e il 2021, la percentuale di giovani di 14-24 anni che dichiarano di incontrarsi con gli amici almeno una volta a settimana è crollata dall’89,8% al 73,8%. In questa fascia di età è anche calata la percentuale di chi si dichiara molto soddisfatto delle proprie relazioni familiari (-4 punti). Non è difficile intuire le ragioni di questa disaffezione: nel 2021, il protrarsi delle difficoltà per genitori e figli nel condividere gli spazi domestici anche per lavorare e seguire le lezioni, le ridotte possibilità di frequentare i compagni di studi dovute all’alternanza della didattica in presenza e a distanza per buona parte dell’anno scolastico o accademico, le limitazioni nella possibilità di praticare attività sportive e ricreative hanno contribuito a una sorta di desertificazione degli affetti, che ha eroso le basi della soddisfazione dei giovani”.

Istruzione
Nel 2021, in Italia, il 62,7% delle persone di 25-64 anni ha almeno il diploma superiore, oltre.  16 % in meno rispetto alla media europea. I giovani di 30-34 anni che sono in possesso di un titolo di studio terziario sono il 26,8% contro più del 41% tra i coetanei dei paesi UE. Si è interrotto il costante, seppur lento, aumento della quota di laureati.
Nell’anno scolastico 2020/21 i ragazzi e le ragazze della classe terza della scuola secondaria di primo grado che non hanno raggiunto un livello di competenza almeno sufficiente sono il 39,2% per le competenze alfabetiche (+4,8% punti percentuali rispetto al 2019) e il 45,2% per quelle numeriche (+5,1%).
Nel periodo tra marzo e giugno 2020, il 91,4% degli scolari e studenti tra 6 e 19 anni dichiara di aver svolto lezioni online, con quota non irrilevante di ragazzi che ne sono rimasti fuori (8,6%). Il 65,8% degli studenti che hanno seguito le lezioni online riferisce di aver avuto difficoltà.
La quota di giovani di 15-29 anni che non studia né lavora (NEET) è cala leggermente (23,1%), ma non torna al livello pre-pandemia (22,1% nel 2019).
Le restrizioni nell’accesso ai luoghi della cultura per il contrasto al Covid hanno inciso notevolmente sulla partecipazione culturale fuori casa crollata all’8,3%.
Solo il 7,4% delle persone di 3 anni e più si è recato in biblioteca almeno una volta.

Lavoro e conciliazione dei tempi di vita
L’occupazione è tornata torna a crescere, recuperando però solo parzialmente le ingenti perdite subite a causa dell’emergenza sanitaria
La ripresa è stata più marcata per le donne (+1,1%) rispetto agli uomini (+0,6%) e tra i giovani.
I divari territoriali continuano a ridursi e nel Mezzogiorno il tasso di occupazione torna ai livelli – ancorché bassi – del 2019 (48,5%).
Tra i laureati la ripresa nel 2021 è stata più intensa rispetto agli altri livelli di istruzione e il tasso di occupazione raggiunge il 79,2% (+1,5%).
L’11,3% degli occupati ha un part-time involontario, quota che arriva al 17,9% tra le donne (rispetto al 6,5% tra gli uomini), in lieve calo rispetto al 2020 (-0,5%).
È proseguito il ricorso al lavoro da casa come strumento per proseguire le attività produttive contenendo i rischi per la salute pubblica. La quota di occupati che hanno lavorato da casa almeno un giorno a settimana, è arrivata al 14,8%, coinvolgendo soprattutto le donne (17,3%) e gli occupati del Centro e del Nord (rispettivamente 17,7% e 15,9%).
Circa la metà degli occupati è risultata molto soddisfatta del proprio lavoro (+1%).
Migliorata è la percezione di insicurezza legata al proprio lavoro (5,7% rispetto al 6,4% dell’anno precedente).

Benessere economico
Il reddito disponibile delle famiglie e il potere d’acquisto hanno segnato una ripresa, pur restando al di sotto dei livelli precedenti la crisi.
La povertà assoluta si mantiene stabile, riguardando più di 5 milioni 500mila individui (9,4%).
Il totale dei minori in povertà assoluta è del 14,2%, stabile rispetto al 2020, ma maggiore del 3% rispetto al 2019.
In aumento la quota di famiglie che dichiarano di aver visto peggiorare la propria situazione economica rispetto all’anno precedente (30,6% contro il 29%).
Gli indicatori non monetari che descrivono le condizioni di vita delle famiglie hanno registrato segnali di peggioramento, sebbene la grave deprivazione materiale riguardi una quota inferiore di individui rispetto al 2019.
Inoltre, il 9% di persone ha dichiarato di arrivare a fine mese con grande difficoltà (in aumento rispetto all’8,2% del 2019).
Anche gli individui che vivono in famiglie con una situazione di grave deprivazione abitativa sono cresciuti, passando dal 5,0% al 6,1%.
Risulta invece stabile il rischio di povertà (20,0% degli individui).

Relazioni sociali
È diminuita la popolazione che si dichiara molto o abbastanza soddisfatta delle relazioni amicali (dall’82,3% al 72,1%), toccando il valore più basso registrato dal 1993.
È calata anche la percentuale di chi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto delle relazioni familiari (-2,6% rispetto al 2019), con una flessione più accentuata tra i giovani.
In diminuzione è pure la quota di popolazione che dichiara di avere parenti, amici o vicini su cui contare (dall’81,5% all’80,4%).
L’attività di volontariato che era rimasta stabile nel primo anno di pandemia, nel 2021 registra una contrazione del 2,5%  rispetto al 2019.
Solo il 14,6% della popolazione di 14 anni e più dichiara di aver svolto attività di partecipazione sociale, toccando il valore più basso dal 1998.
La particolare situazione venutasi a creare con la pandemia da COVID-19 ha invece favorito la crescita della partecipazione civica e politica (64,9% contro il 61,7% )
È tornata a crescere la quota di persone di 14 anni e più che ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia, infatti, raggiunge il 25,5% (+2,3% al 2020), il valore più alto dell’ultimo decennio.

Politica e istituzioni
La fiducia nella politica e nelle istituzioni democratiche continua ad essere bassa. Il voto medio è insufficiente per i partiti (3,3 su una scala da 0 a 10), per il Parlamento (4,6) e per il sistema giudiziario (4,8), mentre Forze dell’ordine e Vigili del fuoco si confermano su un livello tradizionalmente più elevato (7,5).
Negli ultimi due anni si è arrestato il trend verso un maggiore equilibrio di genere nella politica e nelle istituzioni del nostro Paese, soprattutto nella politica locale e nelle posizioni istituzionali di vertice. L’Italia nel 2021 si colloca oltre 12 punti percentuali al di sotto della media europea (34,6%). Invece, la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle grandi società quotate in Borsa continua a crescere e nel 2021 si attesta al 41,2%, con uno stacco di quasi 10 punti percentuali in più della media dei 27 Paesi dell’Unione (30,6%).
Riguardo all’amministrazione della giustizia civile, dopo 6 anni di lieve ma costante riduzione, la durata media effettiva dei procedimenti civili si attesta a 426 giorni contro i 421 del 2019.
Il calo dei reati e degli arresti durante il lockdown e i provvedimenti adottati nella prima fase dell’emergenza da COVID-19 per mitigare la pressione sul sistema carcerario, si traducono in un consistente calo dell’affollamento carcerario.

Sicurezza
Nel 2021, la quota di persone che si dichiarano molto o abbastanza sicure quando camminano al buio da sole nella zona in cui vivono si attesta al 62,2% (era il 57,7% nel 2019).
Nel primo anno della pandemia, le misure restrittive imposte dall’emergenza sanitaria hanno portato ad una forte riduzione dei reati predatori (furti in abitazione, borseggi e rapine); nel 2021 con l’allentamento delle misure restrittive alla mobilità e ai contatti sociali questi reati sono tornati a registrare una lieve crescita, rimanendo però molto al di sotto dei valori registrati nel periodo pre-pandemia.
Il tasso di vittime di furti in abitazione si attesta al 7,1 per 1.000 famiglie (rispetto al 6,8 del 2020 e al 10,4 del 2019), il tasso di vittime di borseggi ammonta a 3,3 vittime ogni 1.000 abitanti (rispetto al 2,8 del 2020 e al 5,1 del 2019) e quello delle vittime di rapine a 0,9 vittime ogni 1.000 abitanti (era pari allo 0,8 nel 2020 e all’1,0 nel 2019).
Nel 2020, in Italia sono stati commessi 289 omicidi, confermando un trend decrescente di lungo periodo. I dati provvisori relativi al 2021 evidenziano una lieve ripresa del tasso di omicidi.
Il tasso di omicidi delle donne mostra una complessiva stabilità nei tre anni (0,39 nel 2021).  Nel 2020, il 92,2% degli omicidi femminili risulta compiuto da una persona conosciuta. Il dato è in aumento rispetto al 2018. In particolare, circa 6 donne su 10 sono state uccise dal partner attuale o dal precedente.
La situazione è molto diversa per gli uomini: nel 2020 solo il 39,4% è stato ucciso da una persona conosciuta e solo il 2,9% da un partner o ex partner, mentre il 60,7% risulta ucciso da uno sconosciuto o autore non identificato dalle Forze dell’ordine.

Benessere soggettivo
Con il 46% di molto soddisfatti della propria vita si recuperano i livelli di benessere registrati prima del crollo avvenuto nel 2012. La percentuale di persone che riferiscono di essere molto soddisfatte per la propria vita (punteggio tra 8 e 10) è cresciuta nei due anni di pandemia.
I più giovani (14-19 anni) che avevano registrato un recupero più rapido della percentuale di molto soddisfatti per la vita rispetto ai valori del 2012, conoscono invece negli ultimi due anni un deterioramento significativo della soddisfazione per la vita. Inoltre, quasi 220mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni si dichiarano insoddisfatti della propria vita (punteggio tra 0 e 5) e hanno una condizione di scarso benessere psicologico
 La crescita del benessere soggettivo avviene nonostante la diminuzione forte (-12,6%), mai conosciuta dall’inizio della serie storica (1993), della soddisfazione per il tempo libero. Il calo è più accentuato tra le donne (-13,2%). Inoltre la situazione appare particolarmente critica per i giovanissimi, benché la percentuale di soddisfatti si mantenga la più alta (64,5%).
La percentuale di persone che ritengono che la loro situazione personale migliorerà nei prossimi 5 anni sale al 31,9% nel 2021, raggiungendo il valore massimo finora osservato, ad indicare un sentimento di ottimismo verso il futuro, fondamentale per la crescita del Paese.
Diminuisce anche la percentuale di persone che ritengono che la propria situazione peggiorerà (dal 12,7% del 2020 al 10,2% del 2021).

Paesaggio e patrimonio culturale
Nel 2019, la spesa pubblica per cultura e paesaggio resta tra le più basse d’Europa in rapporto al PIL (0,4% contro una media UE27 dello 0,6
Nel 2020 sono rimaste aperte al pubblico, almeno per parte dell’anno, quasi 4mila strutture museali (1,3 ogni 100 km2, -19,6% sull’anno precedente), con una forte riduzione dei visitatori (-72,3%).
Continua a crescere, nonostante la pandemia, il fenomeno dell’agriturismo: le aziende che lo praticano sono oltre 25mila nel 2020 (8,3 ogni 100 km2, +2% sull’anno precedente), con almeno una presenza nel 63% dei comuni italiani.

Nel 2021 continua a diminuire l’indice di abusivismo edilizio, anche nel Mezzogiorno dove, però, il valore resta molto elevato (38,4 ogni 100).
In risalita, prima della pandemia, la pressione delle attività estrattive, pari a 287 m3 per km2 nel 2019 (+7,6% sull’anno precedente – dato riferito ai minerali non energetici estratti da cave e miniere).
-Contenuto ma in aumento anche l’impatto degli incendi boschivi, che nel 2020 hanno investito circa 56mila ettari di terreno, pari all’1,8 per mille del territorio nazionale (3,9 per mille nel Mezzogiorno).
Nel 2021, continua a diminuire la percentuale delle persone che si dichiarano insoddisfatte del paesaggio del luogo di vita (18,7%). Resta stabile rispetto al 2019 (al 12,4%) la preoccupazione per il deterioramento del paesaggio, associata alla considerazione sociale per il valore del paesaggio e all’attenzione per la sua tutela.

Ambiente
Per la qualità dell’aria nel 2020, si rileva una diminuzione della percentuale dei superamenti di PM2,5 che si attestano al 77,4%, mentre più netto il calo delle emissioni di CO2 e di altri gas climalteranti (o gas effetto serra) per effetto delle restrizioni imposte nel periodo del lockdown. Sono sempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici in termini di temperature e precipitazioni. Nel 2021 le temperature minime e massime risultano maggiori rispetto alla media climatica (periodo di riferimento 1981-2010). Riguardo alle precipitazioni lo scarto rispetto alla mediana del periodo di riferimento a livello nazionale è pari a +2%, ma la situazione è più eterogenea e varia molto con la latitudine. Nel 2021 si osserva una riduzione dei giorni consecutivi non piovosi a scala nazionale
Nel 2020 si rileva una riduzione dei volumi di acqua movimentati nelle reti comunali dei capoluoghi rispetto al 2018 (- 4%, a fronte del -1,6% dei volumi erogati). Ne consegue una riduzione delle perdite totali di rete di circa l’1%, proseguendo la tendenza degli anni precedenti. Anche la pandemia può aver generato delle modifiche nei volumi movimentati in distribuzione, infatti, in alcuni comuni a forte vocazione turistica, come Rimini e Venezia, si registra un’importante riduzione dei volumi erogati (-11,8% e -13,9% rispetto al 2018.)
Nel 2020 la produzione di rifiuti urbani in Italia è scesa a 28,9 milioni di tonnellate (-3,6% rispetto al 2019), pari a 487 chilogrammi per abitante (-16 chilogrammi pro capite)
Nel 2020, sono stati conferiti in discarica il 20,1% del totale dei rifiuti urbani; era il 20,9% nel 2019 e il 46,3% nel 2010.
Nel 2020 sono stati consumati 45.920 milioni di tonnellate di materia, circa l’8% in meno rispetto all’anno precedente e in controtendenza rispetto alla graduale crescita registrata nel periodo 2017-2019.
Gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’aumento dell’effetto serra rappresentano uno dei problemi ambientali che preoccupano maggiormente le persone, anche se nel biennio 2020-2021 si registra un’inversione di tendenza, probabilmente perché le preoccupazioni per la pandemia e di conseguenza per la crisi economica sono state preponderanti.

Innovazione, ricerca e creatività
La fiducia dei cittadini italiani di 14 anni e più nei confronti degli scienziati, monitorata per la prima volta nell’edizione 2021 dell’indagine multiscopo sulle famiglie dell’Istat, è abbastanza elevata, con oltre la metà degli intervistati (52,9%) che assegna un punteggio pari o superiore a 8, e un voto medio pari a 7,3, su una scala da 0 a 10.
L’impatto della crisi da COVID-19 sugli investimenti in capitale intangibile è stato forte. Nel 2020 sono stati investiti 1,47 milioni di euro in meno del 2019 in prodotti della proprietà intellettuale (PPI). Secondo i dati preliminari 2020, si registra un calo complessivo del -3,4% rispetto al 2019 della spesa per ricerca e sviluppo (R&S), dovuto interamente alla forte contrazione degli investimenti delle imprese (-6,9%). La dinamica negativa degli investimenti privati in R&S, tuttavia, è stata controbilanciata dagli aumenti nei settori del non profit (+10,8%), delle istituzioni pubbliche (+2,3%) e delle Università (+2,0%).  Nel 2020 resta ampia e inalterata la distanza tra il nostro Paese e la media europea, sia in termini di incidenza degli investimenti in PPI (pari rispettivamente al 3,2% in Italia e al 5,0% in media UE 27) che di incidenza della spesa per R&S (0,94% in Italia; 1,53% in media per i 27 Paesi UE).
Le migrazioni di giovani laureati italiani sono proseguite anche nel 2020, nonostante l’incertezza e le limitazioni agli spostamenti. Il Mezzogiorno ha perso 21.782 giovani laureati italiani (al netto dei rientri). Di questi, oltre tre su quattro hanno trasferito la propria residenza nel Centro-nord (16.882; 77,5%).
L’occupazione culturale e creativa è stata colpita dalla crisi da COVID-19 già nel 2020, e non mostra segni di ripresa nel 2021. In termini di numero di occupati nel settore, il saldo alla fine del secondo anno di crisi pandemica è di -55mila occupati, con una perdita relativa del -6,7% tra il 2019 e il 2021, più che doppia rispetto alla contrazione del complesso degli occupati (-2,4%).
Nel 2021 cresce ulteriormente il numero di imprese che, nel corso dell’anno precedente hanno realizzato vendite ai clienti finali tramite propri canali web, piattaforme digitali o intermediari di e-commerce
Tra il 2017 e il 2020 è notevolmente aumentata la disponibilità per i Comuni di tecnologie ICT, e in particolare delle cosiddette “tecnologie abilitanti”, necessarie anche per lo sviluppo dell’offerta di servizi on line.
Nel 2021 la quota di persone di 11 anni e più che hanno utilizzato internet almeno una volta a settimana nei tre mesi precedenti l’intervista sale al 72,9%, con una crescita di oltre 6 punti percentuali rispetto al 2019. L’indicatore raggiunge livelli elevatissimi tra i ragazzi in età scolare. Le persone di 75 anni e più restano ancora sostanzialmente escluse dall’uso regolare di internet (14,7% nel 2021).
Nonostante l’accelerazione nell’uso regolare di internet, nel 2021 tre famiglie italiane su dieci non hanno ancora la disponibilità di un pc e di una connessione a internet da casa. Circa l’8% delle famiglie dove è presente almeno un minore non ha disponibilità di pc e connessione da casa nel 2021.

Qualità dei servizi
Continua a crescere la percentuale di persone che ha dovuto rinunciare a visite specialistiche o esami diagnostici di cui avevano bisogno per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio, passando dal 6,3% del 2019 al 9,6% nel 2020 e all’11% nel 2021. Il 53,3% di chi rinuncia riferisce motivazioni legate alla pandemia da COVID-19.
Dal punto di vista della dotazione di personale sanitario, si è registrato un leggero incremento di medici e personale paramedico, indispensabili per far fronte all’emergenza.
Nel 2020 il 7,3% delle persone si è spostato in un’altra regione per effettuare un ricovero, in calo dell’1% rispetto al 2019, per le restrizioni imposte dalla pandemia.
Nel 2021 il 9,4% delle persone di 14 anni e più ha utilizzato assiduamente i mezzi pubblici, in forte calo del 6%, rispetto agli anni pre-Covid. Nonostante il ridimensionamento nell’utilizzo dei servizi di mobilità, rimane stabile la quota di quanti si dichiarano soddisfatti del servizio (20,5% nel 2021).
Nel 2020 cresce la raccolta differenziata dei rifiuti: il 56,7% delle persone vive in un comune che ha raggiunto l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata.
Permangono differenze territoriali nell’erogazione di acqua ed energia elettrica.

Articoli simili

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da questo sito web.