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Presentato l’Annuario dei Dati Ambientali ISPRA 2016

Annuario Dati Ambientali ISPRA

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha presentato il 6 dicembre 2016 l’ “Annuario dei dati ambientali“, redatto con la collaborazione ed in concorso con le Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province autonome (ARPA/APPA), che costituisce la raccolta più esaustiva dei dati ufficiali relativi all’ambiente in Italia e, come tale, efficace mezzo di conoscenza a cui decisori politici e istituzionali, scienziati e tecnici, e cittadini, possono attingere tanto informazioni quanto suggerimenti per promuovere una visione olistica e una corretta analisi anche delle cause sistemiche dei fenomeni descritti, ovvero quelle legate soprattutto ai nostri modelli di consumo e uso delle risorse.
Il report fornisce dati e approfondimenti su biodiversità, clima, inquinamento atmosferico, qualità delle acque interne, mare e ambiente costiero, suolo, rifiuti, agenti fisici e chimici, pericolosità naturale, pollini e certificazioni ambientali.

L’Annuario dei dati ambientali e i prodotti di reporting dell’edizione 2016, che da esso scaturiscono, favoriscono proprio la conoscenza, sempre più approfondita ed estesa, delle principali tematiche ambientali oggi maggiormente all’attenzione dell’Unione Europea, contribuiscono alla diffusione a livello nazionale delle informazioni relative all’attuazione della legislazione dell’UE sull’ambiente, accrescono il livello di consapevolezza dei cittadini facilitandone l’adozione di stili di vita ecocompatibili – ha sottolineato il Prof. Bernardo De Bernardinis, Presidente ISPRA – Pertanto, tale edizione, risulta uno strumento indispensabile in particolare per i legislatori e le autorità e gli organismi competenti in materia di salvaguardia ambientale“.

La XIV edizione si presenta ampiamente rinnovata, riferendosi con maggiore rilevanza a un contesto europeo e nazionale in evoluzione per quanto concerne i nuovi indirizzi delle politiche ambientali e delle metodologie di reporting.
Il documento si basa su un core set di 306 indicatori, di cui 36 nuovi e 250 aggiornati, accuratamente selezionati dall’Istituto, alimentati con dati e contributi provenienti dalle diverse istituzioni pubbliche e da numerosi organismi tecnico-scientifici, da cui scaturiscono 6 prodotti sviluppati a partire dalla medesima base informativa:

– “Annuario dei dati ambientali – Versione integrale“, presenta le schede indicatore popolate nel corso del 2016, organizzate per settori produttivi, condizioni ambientali e risposte;

– “Dati sull’ambiente 2016“, la novità dell’edizione di quest’anno, che contiene una selezione di circa 130 indicatori dell’Annuario dei dati ambientali, individuati sulla base dei corrispondenti dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, finalizzata al monitoraggio dei principali obiettivi del 7° Programma d’Azione europeo per l’Ambiente da parte del nostro Paese;

– “Database“, strumento per la consultazione telematica delle schede indicatore e la realizzazione di report;

– “Ricapitolando… l’ambiente” brochure informativa che presenta in modo sintetico alcuni temi ambientali di particolare rilievo;

– “Multimediale” che illustra sinteticamente alcune tematiche ambientali ritenute prioritarie per il target di riferimento;

– “Giornalino“, versione a fumetto dal titolo “L’indagine dell’Ispettore SPRA” e “realizzata con l’obiettivo di divulgare le informazioni e i dati statistici dell’Annuario a un pubblico giovane (15-30 anni) di non esperti – come ha spiegato il Direttore generale di ISPRA, Stefano Laporta – Il prodotto affronta con periodicità annuale una sola tematica ambientale. Per l’edizione 2016 è stata scelta la tematica “Acque” (“Occhio all’acqua!”). La struttura narrativa, basata sul modello DPSIR (Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti, Risposte), è quella di un’indagine investigativa condotta dall’Ispettore SPRA e dai suoi cinque agenti: Mr. D (l’agente che indaga sui Determinanti), Mr. P (l’agente che indaga sulle Pressioni), Mr. S (l’agente che indaga sullo Stato), Mr. I (l’agente che indaga sugli impatti), Mrs. R (l’agente che indaga sulle risposte)“.

Ecco in sintesi i risultati di alcune delle sezioni in cui si articola il Report, come da Comunicato dell’ISPRA.

A differenza del 2016, anno caratterizzato da violente scosse nel centro Italia, nel 2015 non si sono verificati eventi in grado di produrre danni. I terremoti, lo scorso anno, sono stati 1.963, di cui solo due di Magnitudo pari a 4,7 e 4,5, con epicentri molto profondi (oltre 200 km). Le zone maggiormente critiche, per la presenza di faglie capaci (ossia in grado di produrre rotture o deformazioni significative in superficie o in prossimità di essa) sono la Calabria tirrenica, la Sicilia orientale, la catena appenninica Centro-meridionale e il Friuli – Venezia Giulia.
A rischio, anche il patrimonio culturale: i beni situati in comuni classificati in zona sismica 1 (suscettibili, pertanto, di essere colpiti da forti terremoti) sono 10.297, pari al 5,4% del totale. Il 28% dei Siti UNESCO italiani è situato in zone ad alta sismicità, solo il 16% in zone a bassa sismicità. A minacciare il nostro patrimonio culturale anche la pericolosità vulcanica: sono infatti 3.064 (1,6% del totale) i beni situati in aree sensibili; nel corso del 2015, il solo Etna è stato interessato da tre momenti ad elevata criticità.

A livello europeo, l’Italia è tra i Paesi più minacciati dagli eventi di origine naturale, seconda solo alla Grecia, dal punto di vista della sismicità e della presenza di faglie capaci: eventi sismici, fagliazione superficiale, eruzioni vulcaniche, dissesto idrogeologico sono sempre sotto la lente di ingrandimento degli esperti perché abbracciano un territorio densamente popolato e industrializzato e il loro verificarsi comporta conseguenze rilevanti per i cittadini e per l’economia nazionale.

Sono state 12 le vittime di eventi franosi, nel 2015. Ben 271 sono stati gli episodi, con danni prevalenti a rete stradale e ferroviaria. Secondo le stime, 503.282 abitanti sono residenti in aree a pericolosità di frana molto elevata, 744.397 in aree a pericolosità elevata, 1.587.177 in aree a pericolosità media e 2.132.393 in aree a pericolosità moderata e 680.197 in aree di attenzione. Delle quasi 900.000 frane censite in Europa, oltre 600.000 interessano proprio il territorio italiano. 2

Il consumo di suolo non accenna a diminuire: coperti oltre 21.000 km di territorio. L’Italia è al 1° posto in Europa per perdita di suolo dovuta ad erosione idrica, con valori superiori a 8 tonnellate/ettaro per anno, contro la media europea di 2,5.

Notizie positive per le acque sotterranee: a novembre 2016, dei 1.053 corpi idrici identificati, il 59% ricade in classe “buono” sia per lo stato chimico sia per lo stato quantitativo. Per quanto riguarda le acque superficiali (7.494 corpi idrici fluviali e 347 corpi idrici lacustri), invece, il 43% dei fiumi raggiunge l’obiettivo di qualità per lo stato ecologico e il 75% per lo stato chimico; per i laghi, l’obiettivo di qualità è raggiunto dal 21% dei corpi per lo stato ecologico e dal 47% per lo stato chimico.

Va tuttavia aggiunto che la produzione globale di sostanze chimiche è arrivata a diverse centinaia di milioni di tonnellate: l’Italia è il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, e il decimo a livello mondiale. Pollice in su per lo stato qualitativo delle acque costiere di balneazione italiane, che rappresentano il 33% di quelle monitorate in Europa: il 90% di esse risulta essere eccellente e il 4,8% buona.

Gli ambienti marini sono, tuttavia, vittime, come gli ambienti terrestri, dell’assalto di specie alloctone invasive, complici i cambiamenti climatici e la globalizzazione: recentemente è stata rilevata la presenza, nel bacino mediterraneo, di specie anche di natura algale come l’Ostreopsis cf. Ovata, riscontrata nel 2015 in 10 regioni costiere e sempre assente in tutti i campioni prelevati lungo le coste abruzzesi, emiliano romagnole e venete.

Nota dolente per la temperatura media: l’aumento registrato negli ultimi 30 anni nel nostro Paese è stato quasi sempre superiore a quello medio globale rilevato sulla terraferma. Il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1961. L’anomalia della temperatura media (+1,58 °C) è stata superiore a quella globale sulla terraferma (+1,23°C) e rappresenta il ventiquattresimo valore annuale positivo consecutivo.

In Italia, il 64,3% della popolazione esposta a livelli di rumore da traffico statale superiori a 50 dB(A), nel periodo notturno, è sottoposta a livelli superiori alla soglia Lnight di raccomandazione dell’OMS a tutela della salute pubblica.

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