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Birdlife Europe e Transport&Environment: il Libro nero delle bioenergie

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Il “Pacchettone” d’inverno sull’energia della Commissione UE contiene, tra il “molto altro”, i criteri di maggior sostenibilità delle bioenergie, nelle quali sono stati inseriti anche biogas biomasse destinati al riscaldamento e alla generazione di energia elettrica, affinché si raggiunga una riduzione delle emissioni di gas serra fino al 70-80% rispetto alle fonti fossili.

Queste misure sono state giudicate assai timide dalle Associazioni ambientaliste in quanto taglierebbero solo del 7% al 2020 e del 3,8% al 2030 il tetto massimo di utilizzo.
Secondo Birdlife Europe, nonostante il Commissario UE all’Ambiente Cañete avesse riconosciuto che la questione delle bioenergie costituiva un “chiaro problema” (il 65% della produzione di energia da rinnovabili in Europa deriva da tale fonte), il nuovo approccio non lo risolve, anzi rischia di compromettere la transizione energetica di cui l’Unione europea ha bisogno per fornire energia pulita alla portata di tutti.
Non tenendo conto degli studi scientifici e delle prove sugli impatti dell’attuale uso delle bioenergie – ha dichiarato Sini Eräjää, responsabile Bioenergie di BirdLife Europe – non solo non si risolvono i problemi connessi, ma rischiano di aggravarli“.

Il riferimento è alla recente pubblicazione del “Libro nero della bioenergia” redatto da Birdlife Europe in collaborazione con Transport & Environment (T&E), Associazione che riunisce le ONG europee che operano nel settore dei trasporti e dell’ambiente.
Secondo il paper, anziché essere sostenibili per l’ambiente, rafforzare la lotta ai cambiamenti climatici e preservare il Pianeta, le bioenergie sono al contrario responsabili di gravi danni all’ambiente.

Le bioenergie dovrebbero essere prodotte da residui vegetali come i rifiuti forestali, ma, secondo la legislazione vigente, gli impianti europei non devono fornire la prova che i prodotti in legno utilizzati siano derivati da fonti sostenibili.

La questione non riguarderebbe solo l’Indonesia dove le foreste tropicali vengono devastate per far posto alle piantagioni di palma da olio o gli Stati Uniti dove le Southern Forests vengono rase al suolo per fornire il pellet che serve al Vecchio continente per ridurre l’uso di combustibili fossili nel suo mix energetico, bensì interesserebbe con scenari simili il territorio della stessa Europa: dalle foreste dell’Est della Slovacchia ai campi di mais della Sassonia, in Germania; dalle sponde dei fiumi d’Italia alle coste delle isole Canarie.
Uno dei casi-studio presentati interessa il nostro Paese, in particolare l’Emilia-Romagna dove la LIPU avrebbe documentato che imprese del settore avrebbero effettuato disboscamenti negli alvei e lungo le fasce fluviali per sostenere la domanda in forte ascesa, ottenendo le autorizzazioni dalle autorità locali per azioni di “mitigazione del rischio di alluvioni“, e che tale pratica avrebbe interessato quasi 200 km di vegetazione lungo le sponde dei fiumi e torrenti della regione, anche se, sempre secondo la LIPU, tale attività si sta diffondendo un po’ in tutta Italia in violazione della basilare legislazione ambientale.

Gli effetti di tagli selvaggi in alcune aree d’Italia (foto di Fabio Simonazzi/LIPU)

Questo rapporto fornisce la chiara evidenza che le politiche dell’UE sulle energie rinnovabili hanno provocato un aumento di deforestazione e di utilizzo dei suoli per produrre energia – ha aggiunto la Eräjää – Stiamo finanziando la distruzione ambientale su vasta scala, non solo al di fuori dell’Europa, ma anche nel nostro cortile di casa“.

Le bioenergie così prodotte sarebbero tutt’altro che carbon neutral, secondo Birdlife Europe, perché la riduzione di stock e serbatoi di CO2 contenuta nella biomassa non sarebbe compensata dalle minori emissioni conseguenti ad un uso alternativo dei combustibili fossili. Solo le bioenergie da rifiuti organici e da residui vegetali sarebbero sostenibili da un punto di vista ambientale. Anche se fossero piantati nuovi alberi in sostituzione di quelli tagliati, passerebbero 50 o più anni prima che questi siano in grado di assorbire la quantità di anidride carbonica immessa in atmosfera da quelli abbattuti.

È facile cadere nell’errore di pensare che tutte le bioenergie siano sostenibili – ha aggiunto a sua volta Jori Sihvonen, responsabile biocarburanti di T&E – ma come è possibile osservare alcune forme di produzione possono risultare peggiori per la comunità, per l’ambiente naturale e, nel caso di uso di biocarburanti agricoli o del taglio di alberi, anche per il clima. La Commissione UE dovrebbe gradualmente eliminare entro il 2030 tutti i biocarburanti terrestri e dedicare maggiori sforzi per promuovere le energie rinnovabili sostenibili quali l’energia solare, l’eolica, la geotermica e quella derivante dalle maree e dal moto ondoso“.

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