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Pesticidi: l’ISPRA ne ha trovati 259 nelle acque italiane

pesticidi ispra ne ha trovati 259 nelle acque italiane

L’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (ISPRA) ha presentato il 10 maggio 2018 a Roma presso l’Auditorium del Ministero dell’Ambiente (MATTM) il Rapporto 2018 “Pesticidi nelle acque“, che presenta i risultati del monitoraggio nazionale, rivolto sia alle acque superficiali sia a quelle sotterranee e svolto negli anni 2015-2016, sulla base dei dati provenienti dalle Regioni e dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA/APPA) che effettuano le indagini sul territorio e le analisi di laboratorio, per il quale l’ISPRA svolge una funzione di coordinamento e indirizzo tecnico-scientifico.

Da un punto di vista normativo, i pesticidi comprendono i prodotti fitosanitari utilizzati per la protezione delle piante e per la conservazione dei prodotti vegetali, e i biocidi impiegati in vari campi di attività (disinfettanti, preservanti, pesticidi per uso non agricolo, ecc.). Spesso i due tipi di prodotti utilizzano gli stessi principi attivi.

In Italia, secondo i dati Istat, in agricoltura si utilizzano circa 130.000 tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari che contengono circa 400 sostanze diverse. Per i biocidi non si hanno informazioni analoghe sulle quantità e manca un’adeguata conoscenza degli scenari d’uso e della loro distribuzione geografica. Da qui la difficoltà di pianificare un monitoraggio che copre gran parte del territorio nazionale, controlla un grande numero di sostanze e richiede un continuo aggiornamento reso necessario dall’uso di sostanze nuove.

Inoltre, osserva l’ISPRA non tutte le 400 sostanze vengono ricercate in tutte le Regioni. Più del 50% dei punti di rilevazione sono nel Nord Italia, per cui c’è la necessità di uniformare le rilevazioni in tutto il Paese.

In generale, su 35.353 campioni di acque superficiali e sotterranee analizzati in Italia nel biennio 2015-2016, per un totale di quasi 2 milioni di misure analitiche, sono stati rinvenuti complessivamente 259 pesticidi (erano 224 nel 2014).

Nel 2016, in particolare, sono stati trovati pesticidi nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee, con valori superiori agli Standard di Qualità Ambientale (SQA) nel 23,9% delle acque superficiali e nel 8,3% delle acque sotterranee: gli erbicidi, in particolare, rimangono le sostanze riscontrate con maggiore frequenza principalmente per le modalità ed il periodo di utilizzo che ne facilita la migrazione nei corpi idrici, ma aumenta significativamente anche la presenza di fungicidi e insetticidi.

Il glifosato, insieme al suo metabolita AMPA, è l’erbicida che presenta il maggior numero di superamenti. Nel 2016infatti, entrambe le sostanze risultano superiori agli SQA rispettivamente nel 24,5% e nel 47,8% dei siti monitorati per le acque superficiali, ma hanno superato il limite anche altri erbicidi, quali atrazina desetil desisopropil,, bentazone e 2,6-diclorobenzammide, o insetticidi come midacloprid ovvero fungicidi (triadimenol, oxadixil e metalaxil).

Ricordiamo che il 6 ottobre 2017 è stata ufficialmente presentata alla Commissione UE, l’iniziativa dei cittadini europei “Vietare il Glisofato“, con cui i promotori chiedono “di proporre agli Stati membri di vietare il glifosato, di rivedere la procedura di approvazione dei pesticidi e di fissare obiettivi obbligatori di riduzione dell’uso dei pesticidi validi in tutta l’UE”.

La maggior presenza di pesticidi si riscontra nella Pianura padano-veneta, anche per effetto del maggior numero di approfondite indagini (in termini di numerosità dei campioni e di sostanze ricercate), mentre nelle altre regioni la situazione resta ancora abbastanza disomogenea, con l’assenza di informazioni nel caso della Calabria.

Sempre a livello regionale, la presenza dei pesticidi interessa oltre il 90% dei punti delle acque superficiali in Friuli Venezia Giulia, Provincia di Bolzano, Piemonte e Veneto, e più dell’80% dei punti in Emilia Romagna e Toscana. Supera il 70% in Lombardia e provincia di Trento. Nelle acque sotterrane è particolarmente elevata in Friuli 81%, in Piemonte 66% e in Sicilia 60%.

L’ISPRA precisa che dove il dato è superiore alla media, c’è stata un’ottimizzazione del monitoraggio in termini di punti di prelievo, che si concentrano in modo particolare nelle aree dove vi è più presenza di pesticidi, nonché in termini di numero di sostanze analizzate oltre che di miglioramento delle prestazioni analitiche.

Viene segnalato, inoltre, che dopo oltre 10 anni di diminuzione, c’è stata un’inversione di tendenza nelle vendite di prodotti fitosanitari, che nel 2015 sono state pari a 136.055 tonnellate, seppure inferiori alle 150.000 del 2002 (anno in cui si è avuto il massimo). Significativo invece il calo delle vendite dei prodotti tossici e molto tossici che nel periodo di riferimento segnano un -36,7% rispetto al massimo di oltre 5.000 tonnellate raggiunto in passato. La media nazionale delle vendite riferite alla Superficie Agricola Utilizzata (SAU) è pari a 4,6 kg/ha. Si collocano al di sopra: il Veneto con oltre 10 kg/ha, la Provincia di Trento, la Campania e l’Emilia Romagna che superano gli 8 kg/ha e il Friuli-Venezia Giulia (7,6 kg/ha).

Alla diminuzione delle vendite, tuttavia, non corrisponde un’analoga diminuzione della frequenza di pesticidi nelle acque. Nel periodo 2003-2016, infatti, oltre al numero delle sostanza trovate, aumentano anche i punti interessati dalla presenza di pesticidi che sono cresciuti di circa il 20% nelle acque superficiali e del 10% in quelle sotterranee. Secondo l’ISPRA, la ragione deve essere ricercata prevalentemente nell’aumento dello sforzo di monitoraggio e della sua efficacia, ma anche nella persistenza delle sostanze e nella risposta complessivamente molto lenta dell’ambiente, in particolare nelle acque sotterranee. Pertanto, i benefici della diminuzione delle vendite di pesticidi si potranno vedere solo in futuro.

Infine, si deve sottolineare che i piani di monitoraggio vengono redatti sulla base dell’analisi delle pressioni, per cui i fitosanitari vengono ricercati, e molto spesso trovati, prevalentemente in corpi idrici a rischio per le diffuse pressioni agricole.

Nessuno è in grado di tenere conto degli effetti cumulativi di queste miscele che per caso si formano nell’ambiente – ha spiegato Pietro Paris, Responsabile della Sezione sostanze pericolose dell’ISPRA, presentando il Rapporto – Il rischio complessivo è sottostimato in quanto oltre alle 400 sostanze ricercate, che sono quelle autorizzate sul mercato, bisogna fare i conti con un’eredità storica. A tutt’oggi, infatti, troviamo sostanze che non si usano più da 10 – 20 anni perché specialmente nelle acque sotterranee la contaminazione persiste. Questo perché quando le sostanze finiscono in profondità non ci sono più meccanismi di degradazione“.

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