Cambiamenti climatici Clima

Permafrost: si sta riscaldando a scala globale con conseguenti rischi

Ricercatori hanno rilevato che negli ultimi 10 anni la temperatura del permafrost è aumentato tra 0,20-0,30 °C sotto il forcing del riscaldamento globale, destando preoccupazione non solo per le conseguenze ulteriori sul clima, ma anche per le infrastrutture delle aree dove vivono 4 milioni di individui.

Il permafrost, il terreno che rimane al di sotto del punto di congelamento dell’acqua a 0 º per due o più anni (in alcune regioni quel terreno è rimasto congelato per milioni di anni), e che attualmente copre circa un sesto delle aree terrestri della Terra, non è stato studiato quanto altri suoli come ghiacciai o ghiaccio marino, sebbene svolga un ruolo importante nell’evoluzione del clima del pianeta e in diverse attività umane.

Ora è stato pubblicato on line il 16 gennaio 2019 su Nature Communications lo studio Permafrost is warming at a global scale”, condotto da un nutrito gruppo di ricercatori (tra gli altri c’è anche l’italiano Mauro Guglielmin del Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell’Università dell’Insubria -Varese) coordinato da Boris Biskaborn, dell’Istituto Alfred Wegener per la ricerca polare e marina (Germania) e principale autore, che per la prima volta effettua una revisione dello stato del permafrost sulla Terra, grazie all’analisi dei dati (Global Terrestrial Network for Permafrost)  di 154 siti di trivellazioni distribuiti  nell’Artico, nell’Antartico e in numerose catene montuose in tutto il mondo per un periodo di 10 anni (dal 2007 al 2016). I pozzi nelle Alpi europee, delle montagne scandinave e dell’Asia centrale hanno rappresentato i dati delle catene montuose.

Tutti i dati sono stati raccolti ad una profondità superiore ai 10 metri in modo da ridurre al minimo l’influenza delle variazioni stagionali della temperatura e i pozzi nelle Alpi europee, nelle montagne scandinave e dell’Asia centrale hanno rappresentato i dati delle catene montuose. Dei 154 siti di trivellazione,123 di essi hanno permesso di trarre conclusioni per l’intero decennio.

Il riscaldamento più drammatico è stato osservato nell’Artico siberiano: “Lì, nelle regioni con più del 90% di contenuto di permafrost, la temperatura del suolo è aumentata in media di 0,30 °C nel giro di 10 anni – ha affermato Biskaborn – Nelle regioni artiche con meno del 90% di permafrost, il terreno ghiacciato si è riscaldato solo in media di 0,20 gradi Celsius. In queste regioni ci sono di continuo nevicate , che isola il permafrost in due modi, seguendo il principio dell’igloo: in inverno la neve protegge il terreno dal freddo estremo, che in media produce un effetto riscaldante Mentre, in primavera riflette la luce solare e impedisce al terreno di essere esposto a troppo calore, almeno fino a quando la neve non si è completamente sciolta”.

Temperatura del permafrost e tasso di variazione vicino alla profondità dell’ampiezza annuale pari a zero (fonte: Nature Communications)

I ricercatori sottolineano che oltre all’impatto più ovvio dello scioglimento del permafrost con il rilascio di emissioni di gas serra, e la conseguente accelerazione del riscaldamento globale, ci sono altre preoccupazioni da prendere in considerazione. Va tenuto presente, ad esempio, che oltre il 60% del territorio russo è posto su aree di permafrost, come una parte dell’area terrestre nell’emisfero settentrionale (Alaska e Canada). Complessivamente ci sono 4 milioni di persone che vivono nelle zone del permafrost artico, con terreni che diventano instabili, strade e ponti destabilizzati, edifici e case che si spostano dalle loro fondamenta.

Oltre alle questioni climatiche, economiche e infrastrutturali, dallo scioglimento del permafrost derivano danni agli ecosistemi con il rilascio di limo e sedimenti più grossolani che vengono scaricati nei fiumi e raggiungono le coste, costringendo le comunità locali ad allontanarsi da quelle aree.

Monitorare le temperature globali del permafrost e raccogliere i dati nel database GTN-P liberamente accessibile è decisamente importante, e non solo per ricercatori, educatori e comunicatori, ma per vari altri utenti – ha aggiunto Hanne H. Christiansen, co-autrice dello Studio – La temperatura del permafrost è una delle variabili climatiche più universalmente accettate, offrendo una visione diretta di come il terreno ghiacciato reagisca ai cambiamenti climatici“.

Questo studio, insieme a quello rilasciato la scorsa settimana sul riscaldamento accelerato degli oceani, costituisce un’ulteriore prova dei rischi che l’umanità dovrà affrontare per effetto dei cambiamenti climatici.

In copertina: Veduta del 28 giugno 2017 della  Eddie Hoffman Highway l’arteria principale della Betel (Alaska) e una delle poche strade asfaltate. È diventata un ottovolante nel giro di due anni. Il Dipartimento dei trasporti ritiene che possa essere collegato al disgelo del permafrost ((Lisa Demer/Alaska Dispatch News).

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