Al Global Symposium on Soil Organic Carbon organizzato dalla FAO, un nuovo rapporto evidenzia il ruolo critico dei serbatoi di carbonio terrestri, e di conseguenza le iniziative da prendere immediatamente per preservare il carbonio organico del suolo e “ri-carbonizzare” le aree degradate.
Come avevamo anticipato in occasione della celebrazione ufficiale della “Giornata Mondiale dell’Acqua” (https://www.regionieambiente.it/it/articoli/acque-di-scarto-devono-essere-recuperate), si è tenuto a Roma nei giorni scorsi il “Global Symposium on Soil Organic Carbon” (21-23 marzo) che ha riunito rappresentanti della comunità scientifica, del mondo politico e delle comunità che usano il suolo con l’obiettivo di dare slancio alle iniziative per preservare il carbonio organico del suolo e “ri-carbonizzare” le aree agricole degradate.
Organizzato dalla FAO, dall’IPCC, dal Gruppo intergovernativo di esperti sui suoli (ITPS), dall’UNCCD-SPI, dal Partenariato globale per il suolo e dal WMO, e finanziato dalla Commissione europea e dai governi della Svizzera e dell’Islanda, il convegno ha preso in esame le “Linee guida volontarie per la gestione sostenibile del suolo” realizzate dalla FAO e approvate di recente, che possono concretamente aiutare ad affrontare le barriere tecniche e istituzionali, e fornire informazioni chiave su cosa fare per invertire le tendenze negative delle perdite organiche del suolo.
Mettendo in guardia contro i colossali impatti negativi per l’ambiente e le società umane se i massicci serbatoi di carbonio intrappolato nei suoli del Pianeta venissero rilasciati, il presidente delle Fiji Jioji Konousi Konrote, nel suo intervento all’apertura dei lavori del Simposio, ha chiesto una gestione più robusta di questa fondamentale risorsa naturale. “Attualmente c’è più carbonio rinchiuso nel solo primo metro di suolo del Pianeta di quanto non possa esserne trovato nell’atmosfera e in tutte le piante terrestri messe insieme, comprese le foreste. Pensando agli impegni internazionali presi per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi Celsius assunti nel quadro dell’Accordo di Parigi sul Clima del 2015, è chiaro che se non riusciamo a mantenere le nostre terre come serbatoi di carbonio, temo che queste discussioni e i negoziati saranno stati vani. Non possiamo permetterci di trascurare una risorsa che potrebbe essere una nostra preziosa alleata contro i cambiamenti climatici“.
Le Fiji e altre piccole isole in via di sviluppo sono da sempre in prima linea nella lotta contro i cambiamenti climatici. Il governo di Fiji assumerà la presidenza della prossima Conferenza delle Parti sul clima delle Nazioni Unite, che si terrà a Bonn nel mese di novembre.
“Al di là del loro ruolo fondamentale come serbatoi di carbonio – ha aggiunto il direttore generale della FAO José Graziano da Silva, nel suo intervento – suoli in buona salute sono alla base di molteplici processi ambientali da cui dipende l’umanità e sono il fondamento della sicurezza alimentare globale. I terreni ad alto contenuto di carbonio organico sono più fertili e produttivi, meglio in grado di purificare l’acqua, e contribuire ad aumentare la capacità di resistenza dei mezzi di sussistenza agli impatti del cambiamento climatico. Con il miglioramento della salute dei suoli del Pianeta e l’incremento del loro contenuto di carbonio organico si potrebbero raggiungere molti degli obiettivi di sviluppo 2030 stabiliti nell’Agenda delle Nazioni Unite, in particolare il secondo obiettivo di sradicare la fame e la malnutrizione“.
Una risorsa preziosa e vulnerabile
Il carbonio viene sequestrato sotto terra dopo essere stato “fissato” dall’atmosfera tramite le piante o i residui organici e viene in seguito incorporato nel suolo attraverso processi naturali. Il contenuto di carbonio del suolo è costituito da elementi sia vivi che morti, e può includere sia campi di stoppie come pure materiali putrefatti di millenni fa.
Ma quando il suolo è disturbato o degradato, il carbonio e gli altri gas serra intrappolati derivanti dal decadimento sono reimmessi nell’atmosfera. Questo significa che il serbatoio di carbonio nei suoli del Pianeta potrebbe o rilasciare enormi quantità di gas serra nell’atmosfera, o sequestrarne maggiori quantità, a seconda delle decisioni di gestione che verranno prese.
Già un terzo dei suoli del Pianeta sono degradati, e questo ha portato a un’enorme diminuzione dello stock di carbonio organico sequestrato e al rilascio sino a 100 miliardi di tonnellate nell’atmosfera. Altri danni agli stock di carbonio del suolo dovuti a una cattiva gestione ostacoleranno gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura globale ed evitare un incremento delle inondazioni, dei periodi di siccità e altri impatti del cambiamento climatico.
Nel frattempo, l’aumento delle temperature e una maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi porteranno a ulteriori perdite di carbonio organico del suolo, rendendo una migliore gestione ancora più urgente.
Destano preoccupazione, in particolare, i terreni con elevati livelli di contenuto organico, come le torbiere e le zone di permafrost vulnerabili agli aumenti delle temperature. Questi “punti caldi” è assai probabile che in futuro diventeranno fonti nette di emissioni di gas serra, a meno che non si intervenga in modo efficace.
Ricordiamo che i principali gas serra emessi dal suolo sono l’anidride carbonica, il metano e l’ossido nitroso, la cui emissione è sempre più causata da attività umane nel settore zootecnico.
Sfruttare al meglio i grandi bacini di assorbimento del carbonio
Ci sono molte pratiche di gestione agricola e del territorio in grado di preservare e aumentare il carbonio organico del suolo – non solo mitigando il riscaldamento globale, ma anche offrendo molteplici vantaggi aggiuntivi.
Alcuni studi suggeriscono che la riabilitazione dei terreni agricoli e degradati potrebbe rimuovere fino a 51 Gt di carbonio dall’atmosfera. Altri ritengono che l’adozione di pratiche agricole che conservano il carbonio organico del suolo potrebbe far aumentare la produzione alimentare di 17,6 megatonnellate all’anno.
Migliorare la salute del suolo non solo contribuisce ad aumentare la produttività agricola locale, ma fa anche aumentare notevolmente la capacità di resistenza degli agricoltori e delle comunità agricole.
Tuttavia, ancora oggi, l’adozione a livello globale di pratiche di gestione sostenibile del suolo rimane relativamente bassa, a causa delle barriere finanziarie, tecniche e istituzionali, oltre che alle scarse informazioni e conoscenze.