Risorse e rifiuti Sostenibilità

L’Italia del Riciclo 2020: il sistema sta tenendo nonostante le criticità

L’annuale Rapporto “L’Italia del Riciclo” di Fise-Unicircular e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha presentato quest’anno sia i risultati soddisfacenti conseguiti dalla filiera del riciclo nel corso del 2019, sia un’indagine preliminare sugli effetti della pandemia, che hanno determinato e stanno tuttora determinando pesanti cali in alcuni comparti collegati ai conferimenti presso le isole ecologiche e quelli legati alle attività industriali e commerciali che hanno dovuto interrompere la loro attività o visto una riduzione delle importazioni.

Dopo un 2019 di nuova crescita e consolidamento, la pandemia ha impattato duramente anche sul settore della gestione rifiuti che ha mostrato resilienza, evitando situazioni emergenziali, assorbendo le criticità e garantendo le diverse fasi di raccolta, trattamento e riciclo.

Nel 2020 sono aumentate le raccolte differenziate domestiche degli imballaggi, mentre hanno registrato un brusco calo quelle presso le isole ecologiche (in particolare i rifiuti elettrici ed elettronici e alcuni imballaggi) e quelle legate alle attività industriali e commerciali.

Per centrare gli obiettivi di Circular Economy fissati a livello europeo, serve semplificazione amministrativa e normativa e misure di sostegno al mercato dei prodotti riciclati, da attivare anche sfruttando i fondi che arriveranno nei prossimi mesi con il piano NEXT Generation EU.

Sono queste le principali evidenze emerse nel corso della presentazione digitale il 10 dicembre 2020 dell’annuale Rapporto L’Italia del Riciclo 2020” giunto alla XI edizione, promosso e realizzato da FISE UNICIRCULAR (l’Unione Imprese Economia Circolare) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile  (FoSS), con il patrocinio del MATTM e di ISPRA.

Il Rapporto, come ogni anno, presenta l’aggiornamento relativo all’andamento di tutte le filiere del riciclo nel 2019, ma fornisce anche una prima panoramica degli effetti della pandemia sulle attività connesse al riciclo dei rifiuti urbani e speciali in Italia, sulle misure adottate e sulle proposte per uscire dalla situazione emergenziale.

La crescita delle filiere del riciclo
Nel 2019, il riciclo degli imballaggi ha mantenuto un buon andamento: 9,6 milioni di tonnellate avviate a recupero di materia (il 3% in più rispetto al 2018) e un complessivo tasso di riciclo che ha raggiunto il 70% sull’immesso al consumo, assestandosi su livelli di avanguardia in Europa: carta (81%), vetro (77%), plastica (46%), legno (63%), alluminio (70%), acciaio (82%).

Persistono scenari con luci e ombre sulle altre filiere. Ancora non centrano gli obiettivi europei la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) che ha raggiunto il 38% (in crescita del 10%), ma distante dall’obiettivo del 65% fissato per il 2019; stesso discorso vale per la raccolta delle pile (43%, 2 punti sotto il target), così come la percentuale di reimpiego e riciclo dei veicoli fuori uso, al di sotto della soglia dell’85% del peso del veicolo, decisamente lontana dal target del 95% di recupero complessivo previsto per il 2015.

Mostrano trend in crescita la filiera dei rifiuti tessili (+10% della raccolta differenziata), quella dei rifiuti da costruzione e demolizione (tasso di recupero arrivato al 77%), gli oli minerali (raccolta al 47%) e gli oli vegetali esausti (riciclo a +9%).

In crescita anche il recupero della frazione organica (+7,5%), la principale porzione in peso dei rifiuti urbani. Per quanto riguarda gli pneumatici fuori uso, la raccolta ha raggiunto l’obiettivo nazionale, avviando a recupero di materia 151.000 tonnellate e a recupero energetico 116.000 tonnellate.

L’impatto della pandemia sulle attività del riciclo
Dall’indagine, condotta tra settembre e ottobre 2020 e rivolta a un campione composto da imprese, consorzi di filiera, utility, associazioni di categoria e altri soggetti, è emerso che le raccolte differenziate degli imballaggi domestici hanno tenuto; mentre cali hanno registrato l’organico per il crollo della ristorazione e del turismo, i rifiuti speciali di origine industriale, delle costruzioni e del commercio.

Tra marzo e maggio il 53% degli intervistati ha riscontrato riduzioni significative delle raccolte differenziate, superiori al 20% rispetto allo stesso periodo del 2019; tra giugno e agosto la quota che ha registrato un calo della raccolta differenziata è scesa sotto il 50% e la contrazione si è ridotta al 10-20%  rispetto allo stesso periodo del 2019. L’andamento delle raccolte delle singole filiere nel 2020 ha mostrato trend diversificati. Sommando i dati dei primi 4 mesi del 2020, compresi quindi circa due mesi di lockdown, si è registrato, rispetto allo stesso periodo del 2019, un incremento di otre il 7% della raccolta differenziata dei rifiuti d’imballaggio domestici anche per l’aumento del commercio on-line, con un aumento del 5-6% per quelli in vetro e in plastica e del 10% per quelli in carta e acciaio, mentre sono risultati stabili quelli in alluminio.

Riduzioni importanti (superiori al 10%) hanno subìto, invece, tutte le filiere collegate ai conferimenti presso le isole ecologiche (RAEE e imballaggi in legno) e quelle legate alle attività industriali e commerciali che hanno dovuto interrompere la loro attività o visto una riduzione delle importazioni (solventi, oli minerali usati, pneumatici fuori uso, oli e grassi animali e vegetali esausti).

Durante il lockdown anche il rifiuto organico è diminuito di circa il 15%: l’aumento del rifiuto domestico è stato controbilanciato dalla diminuzione di quello da utenze collettive (mense, ristoranti, pubblici esercizi). Equilibrio che si è ristabilito a partire da maggio-giugno con la ripresa di tutte le attività produttive, commerciali, turistiche. Nel periodo giungo-agosto 2020 tutte le raccolte differenziate sono tornate a crescere grazie alla riapertura delle attività. Con l’arrivo della seconda ondata di Covid a settembre si sono prodotti effetti sulla gestione dei rifiuti che risulterebbero simili a quelli della prima ondata e che saranno misurati e valutati più precisamente all’inizio del nuovo anno. 

Nei mesi della pandemia ripercussioni più pesanti si sono registrate su altri due fronti: la riduzione degli sbocchi esteri (chiusure e rallentamenti doganali) e di quelli nazionali per via del blocco/crisi di alcuni settori produttivi (ad esempio l’automotive e l’edilizia) ha determinato un crollo della richiesta di materie prime riciclate e una maggiore competizione da parte delle materie prime vergini per il crollo dei loro prezzi. Un altro effetto negativo innescato dall’epidemia è stato il rallentamento e i tagli degli investimenti programmati nel settore dei rifiuti: il 65% degli intervistati del settore ha dichiarato di prevedere una riduzione dei futuri investimenti.

È necessaria in particolare la rapida definizione dei decreti nazionali per le diverse filiere End of Waste e la semplificazione delle procedure di controllo sulle autorizzazioni End of Waste, caso per caso – ha evidenziato Paolo Barberi, neo-Presidente di FISE UNICIRCULAR – L’emergenza ha evidenziato inoltre alcune carenze di dotazione impiantistica (soprattutto per la frazione organica e la frazione residuale non riciclabile) e la necessità di nuove tecnologie di riciclo per alcune tipologie di rifiuti (plastiche miste e alcuni RAEE). Il sistema italiano del riciclo è in grado di affrontare i nuovi e più ambiziosi target europei per l’economia circolare purché si facciano ulteriori sforzi per migliorare la qualità delle raccolte e di conseguenza dei materiali da riciclo, venga promosso l’uso dei prodotti ‘circolari’ e siano recuperati i ritardi e le carenze impiantistiche ancora presenti in alcune zone del Paese”.

Con l’aumento della quantità di rifiuti riciclati, occorrerà promuovere un impiego più consistente dei materiali generati dal riciclo dei rifiuti, rafforzando il ricorso a prodotti e beni riciclati negli acquisti pubblici verdi (GPP) e introducendo l’obbligo, per determinati prodotti e opere, di un contenuto minimo di riciclato, anticipando le azioni previste dal nuovo Piano europeo sull’economia circolare . Sarà necessario, infine, che nel considerare i prezzi di acquisto dei beni circolari, si ponga particolare attenzione ai reali vantaggi e costi anche ambientali: quando ciò non avviene, occorre intervenire con il contributo ambientale, con la fiscalità, o con un uso opportunamente combinato dei due strumenti, per disincentivare gli impatti negativi sull’ambiente e sulle risorse e per riconoscere i benefici ambientali derivanti dall’uso di prodotti “circolari”.

Per sviluppare l’economia circolare, favorire innovazione e nuovi investimenti – ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della FoSS –Sarebbe molto utile ridurre i tempi troppo lunghi , a volte di anni, per le autorizzazioni  di attività di riciclo di rifiuti che generano prodotti (End of Waste) affidate, caso per caso, alle Regioni e oggi sottoposte ad un doppio regime di controllo a campione, non previsto dalle Direttive europee e non richiesto in nessun altro Paese europeo. Nell’uso delle risorse europee del Recovery fund è inoltre necessario finanziare la ricerca e l’innovazione delle tecniche di riciclo in settori critici che hanno importanti potenzialità ambientali e di sviluppo (per esempio il riciclo delle plastiche miste e di alcuni RAEE) nonché finanziare l’innovazione per migliorare la riciclabilità di alcuni prodotti e per aumentare l’impiego di materiale riciclato in sostituzione di materie prime vergini”.

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