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Lingue Indigene: al via le celebrazioni per l’Anno Internazionale

Si è svolto a Parigi l’evento inaugurale per le celebrazioni dell’Anno Internazionale delle Lingue indigene che, nonostante il loro valore inestimabile, continuano ad estinguersi ad un ritmo allarmante, come avviene per la biodiversità.

Il 28 gennaio 2019, presso la sede dell’UNESCO di Parigi, ha preso ufficialmente il via l’Anno Internazionale delle Lingue Indigene (IYIL2019), proclamato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione (A/RES/71/178), i cui principali obiettivi sono: – Concentrare l’attenzione globale sui rischi connessi alla perdita delle lingue indigene  con l’obiettivo di preservarle, tutelando i diritti e il benessere di chi è in grado di tenerle in vita;
Migliorare la qualità della vita per le popolazioni indigene, rafforzare la cooperazione internazionale e il dialogo interculturale, e riaffermare la continuità culturale e linguistica;
– Fornire maggiori capacità da parte di tutte le parti interessate per attuare misure sostenibili per supportare, accedere e promuovere le lingue indigene in tutto il mondo, in conformità con i legittimi diritti delle popolazioni indigene.

L’Assemblea ha motivato la scelta specificando come le lingue indigene svolgano un ruolo fondamentale nella quotidianità di tutte le persone, con conseguenze che riguardano identità, diversità culturale, integrazione sociale, comunicazione, educazione e sviluppo.

La celebrazione contribuirà anche al raggiungimento degli obiettivi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti delle popolazioni indigene (2006), della Convenzione sui popoli indigeni e tribali (1989), del Documento finale della Conferenza sulle popolazioni indigene (2014) e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), nonché agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU al 2030.

Non casualmente il titolo dell’evento, organizzato dall’UNESCO in collaborazione con il Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari Economici e Sociali (UNDESA) e i membri del Comitato direttivo per l’organizzazione dell’Anno Internazionale, era “Le lingue indigene per lo sviluppo sostenibile, la pace e la riconciliazione”.

Come avviene per la biodiversità animale e vegetale, anche una lingua può estinguersi nel momento in cui muore l’ultima persona in grado di parlarla. Le lingue indigene non soltanto identificano l’origine e l’appartenenza ad una comunità, ma portano con sé anche i valori etici e sociali delle popolazioni che le parlano.

Lo stato delle lingue indigene rispecchia oggi la situazione delle popolazioni indigene che in molte parti del mondo rischiano l’estinzione, per le politiche attuate dagli Stati che negano l’esistenza delle popolazioni indigene nei loro territori o considerano le lingue indigene come dialetti e hanno meno importanza delle lingue nazionali, contribuendo alla loro eventuale perdita.

Ma un’altra minaccia incombe sulle popolazioni indigene, costituita dai cambiamenti climatici che stanno influenzando le loro economie di sussistenza.  Anche i cosiddetti progetti di sviluppo come dighe, piantagioni, estrazioni minerarie contribuiscono a minacciare le culture e i valori delle popolazioni indigene che traggono la loro identità e i sistemi di conoscenza dalla loro interazione con i loro territori, siano essi foreste o mari. Le lingue indigene sono fonti di informazioni sugli ecosistemi, in quanto sono modellate sull’ambiente in cui insistono, ma quando questo viene alterato, si verificano cambiamenti anche nella cultura e, infine, nella lingua.

Oggi, le popolazioni indigene ovvero quelle che, pur adattandosi in qualche modo alla modernità, mantengono caratteristiche sociali, culturali, economiche e politiche distinte da quelle delle società dominanti in cui vivono, secondo l’UNESCO, sono 370 milioni e vivono in 90 Paesi.

A rischio di estinzione, non ci sono solo le lingue degli aborigeni australiani o degli indios delle foreste amazzoniche, ma anche quelle di alcune popolazioni d’Europa dove ci sono 225 lingue indigene, circa il 3% del totale mondiale. Secondo l’Atlante  delle Lingue in Pericolo dell’UNESCO, soltanto un quarto di queste lingue viene considerato come ufficiale dall’UE e alcune di esse sono ad alto rischio di estinzione con meno di 100 persone in grado di parlarle, tant’è che dal 2001 ogni anno, su iniziativa del Consiglio d’Europa, il 26 settembre si celebra la Giornata Europea delle Lingue.

Per le celebrazioni è stato messo a punto un Piano di azione che parte dal riconoscimento che le lingue indigene incorporano identità culturali e che ogni persona dovrebbe avere la possibilità di utilizzare la propria lingua madre come prerequisito per il rispetto dei diritti umani. Di conseguenza, c’è bisogno di una rielaborazione dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile e dei relativi piani nazionali al fine di incoraggiare un’ulteriore attenzione internazionale sulle questioni indigene. Tale obiettivo non potrebbe essere raggiunto senza la produzione di ricerche e studi da parte di eminenti accademici, ricercatori e professionisti specializzati in diversi campi.

Al fine di redigere un World Report of Languages aggiornato, in linea con il Piano di azione, l’UNESCO ha invitato gli autori di articoli sull’argomento ad inviare i propri contributi entro il 1° marzo 2019, sottoscrivendo l’apposito modulo. I contributi saranno selezionati nel mese di giugno 2019 e i loro autori saranno invitati a partecipare ad eventi internazionali pertinenti.

L’evento inaugurale ha sottolineato, tra l’altro, la necessità di promuovere e fornire accesso alle conoscenze e alle informazioni per gli utenti delle lingue indigene, utilizzando le nuove tecnologie di informazione per migliorare il processo di apprendimento e fornire strumenti per preservare le lingue indigene. L’’UNESCO incoraggia le reti di popoli indigeni, società civile, organizzazioni, attivisti linguistici e altri partner dei social media per aderire alla Campagna “#IndigenousLanguages“.

In un mondo sempre più interconnesso, diventa quindi fondamentale preservare le diversità dei popoli, evitando che siano obbligati a modelli e stili di vita che non gli si addicono, ma indotti da un numero sempre più ristretto di lingue ‘vincenti’ sul piano politico, economico, culturale.

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