Acqua Risorse e consumi Sostenibilità

IRP-UNEP: come disaccoppiare consumo acqua da crescita economica

Rapporto IRP-UNEP

Senza modificare gli attuali livelli di consumo e inquinamento dell’acqua, quasi la metà della popolazione mondiale soffrirà di grave stress idrico entro il 2030, mettendo in pericolo il benessere di milioni di persone.

È questo il principale messaggio contenuto nel Rapporto “Policy Options for Decoupling Economic Growth from Water Use and Water Pollution” (Opzioni di politiche per disaccoppiare la crescita economica dal consumo e inquinamento dell’acqua), diffuso in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua dall’International Resource Panel (IRP), il Gruppo di 27 scienziati di fama internazionale ospitato presso l’UNEP(Programma Ambiente delle Nazioni Unite), che si propone di aiutare le nazioni ad utilizzare le risorse naturali in modo sostenibile senza compromettere la crescita economica e i bisogni umani.

Il Rapporto rileva che l’aumento della popolazione mondiale, la maggiore urbanizzazione, i cambiamenti climatici e le variazioni nelle abitudini alimentari rischiano di aumentare drasticamente la domanda futura di acqua. Se si continuasse con le attuali tendenze, la domanda di acqua nel 2030 supererebbe l’offerta del 40%, costringendo i Governi a spendere 200 miliardi di dollari all’anno per l’approvvigionamento idrico a monte, contro la media attuale di 40-45 miliardi di dollari.
L’accesso affidabile all’acqua pulita è una pietra angolare dello sviluppo sostenibile – ha dichiarato Achim Steiner, Direttore esecutivo dell’UNEP – Quando l’acqua pulita è sempre costantemente indisponibile, i più poveri devono utilizzare gran parte del proprio reddito per acquistarla o spendere una grande quantità di tempo per trasportarla, che limita lo sviluppo. Dal momento che solo la metà dell’1% dell’acqua dolce del mondo è disponibile per le esigenze sia dell’umanità che degli ecosistemi, ci sarà la necessità di fare di più e meglio con meno, se vogliamo garantire ecosistemi in buono stato, popolazioni in salute e sviluppo economico”.

Il Gruppo IRP prevede che entro il 2030 la domanda d’acqua salirà del 283% rispetto ai livelli del 2005. Se il mondo vuole scongiurare la crisi incombente, allora dovranno essere aumentati gli sforzi per svincolare l’utilizzo di acqua dalla crescita economica.
Alcuni Paesi hanno già dimostrato che questo “decoupling” è possibile, come sta facendo l’Australia, dove il consumo di acqua è diminuito del 40% tra il 2001 e il 2009, mentre l’economia è cresciuta di oltre il 30%.

Il rapporto elenca una serie di fattori che aumenteranno la domanda di acqua in futuro e presenta gli strumenti e le raccomandazioni politiche che possono migliorare la situazione. Ad esempio, il settore agricolo che assorbe il 70% di tutti i prelievi di acqua dolce a livello mondiale, con l’aumento della popolazione mondiale è destinato ad esercitare una pressione crescente sulle risorse idriche.
Eppure in India, il divario crescente tra la disponibilità idrica e la domanda potrebbe essere ridotto fino al 80%, se si utilizzassero tecniche come la rotazione delle colture, la pacciamatura e l’uso di fertilizzanti organici per aumentare la resa dei raccolti.

In Sudafrica, dove il divario tra l’offerta e la domanda di acqua è pari a 2.970 milioni di m3, il miglioramento della produttività della risorsa potrebbe far risparmiare il Paese 150 milioni di dollari all’anno entro il 2030. Nei centri urbani di tutto il mondo, tra 100 e120 miliardi di m3 di acqua potrebbero essere salvaguardati al 2030, riducendo le perdite della rete di approvvigionamento idrico dei locali commerciali, residenziali e pubblici.

Nonostante l’importanza dell’acqua, si afferma nel Rapporto, molti Paesi hanno mostrato atteggiamenti contrastanti nella gestione delle proprie risorse idriche, si afferma nel Rapporto.
I Governi hanno la tendenza a investire fortemente in mega-progetti come dighe, canali, acquedotti, condutture e serbatoi d’acqua, ma, con poche eccezioni, queste soluzioni sono inefficienti e molte di queste infrastrutture non sono sostenibili sia per l’ambiente che economicamente.

Il modo più conveniente per conseguire il disaccoppiamento nel settore idrico, secondo il rapporto, è che i Governi mettano in piedi piani olistici di gestione delle acque, che tengano conto dell’intero ciclo dell’acqua: dalla sorgente alla distribuzione, alla economica utilizzazione, al trattamento, al riciclaggio, al riutilizzo e al ritorno nell’ambiente.
Singole politiche o insieme di pratiche non conseguiranno con l’efficienza della risorsa o impatto del disaccoppiamento contemporaneamente a scala globale, nazionale e regionale – affermano gli scienziati dell’IRP – Le complessità strutturali intrinseche, le incertezze e l’ignoranza limitano tuttora la comprensione dei cicli idrologici e le complesse relazioni dell’acqua con gli altri settori”.

Per conseguire il disaccoppiamento dell’acqua dalla crescita economica, il Rapporto raccomanda di:
– investire di più in ricerca e sviluppo per migliorare le tecnologie che consentono di ridurre lo spreco di acqua;
– creare un’infrastruttura duratura per migliorare l’efficienza nell’utilizzo dell’acqua ed eliminare la contaminazione e l’inquinamento delle risorse idriche;
– introdurre politiche volte ad arginare la domanda di acqua e riassegnare l’acqua ai settori dove si producono beni e servizi più utili alla società, garantendo nel contempo che i gruppi vulnerabili siano protetti;
– rafforzare le attività di ricerca sul valore dei servizi ecosistemici e dell’acqua per il benessere umano e lo sviluppo economico;
– fare di più per valutare “acqua virtuale” (l’acqua utilizzata per la produzione di beni che vengono scambiati internazionalmente), le impronte idriche e relativi impatti per capire meglio come i modi del commercio internazionale potrebbero essere utilizzati per sostenere il disaccoppiamento là dove è più necessario.

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