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Inquinamento da piombo: la “verità tossica” raccontata da UNICEF/Pure Earth

Un Rapporto fa chiarezza sull’esposizione dei bambini all’inquinamento da piombo che minaccia 1 bambino su 3 nel mondo. L’OMS ha lanciato la Settimana d’azione internazionale per la prevenzione dell’avvelenamento da piombo (25 – 31 ottobre 2020).

di Francesca Galiazzo

Il Rapporto “The Toxic Truth: Children’s Exposure to Lead Pollution Undermines a Generation of Future Potential”, redatto congiuntamente da UNICEF e Pure Earth (Ong internazionale con sede a New York, precedentemente conosciuto come Blacksmith Institute, che si dedica alla risoluzione dell’inquinamento nei Paesi a basso e medio reddito, dove la salute umana è a rischio), si propone di far chiarezza sull’esposizione dei bambini all’inquinamento da piombo, portando a galla le prove di questo tipo di avvelenamento che minaccia 1 bambino su 3 nel mondo, colpendo in particolare quelli di Asia Meridionale, Africa, Centro e Sud America ed Est-Europa.

Nel documento si evidenzia come questa sostanza sia una potente neurotossina capace di provocare danni irreparabili al cervello dei bambini, in particolare per coloro di età inferiore a 5 anni. Secondo recenti e innovativi studi, circa 800 milioni di bambini nel mondo presentano nel sangue un livello di piombo equivalente o superiore a 5 microgrammi per decilitro (µg/dL), una quantità che, a detta del United States Centers for Disease Control and Prevention (CDC) , deve spingere ad agire, e che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indica come una dose correlabile alla riduzione di intelligenza nei bambini, oltre che a problemi comportamentali e di apprendimento.

Con lievi sintomi precoci, il piombo devasta silenziosamente la salute e lo sviluppo dei bambini, con conseguenze anche letali – ha affermato Henrietta Fore, Direttore esecutivo dell’UNICEF – Conoscere la diffusione dell’inquinamento da piombo e comprenderne la pericolosità per la vita degli individui e delle comunità deve ispirare azioni urgenti per proteggere i bambini da questa insidia”.

Secondo l’OMS, anche in caso di bassi livelli di esposizione, l’inquinamento da piombo provoca una riduzione del livello di QI e della soglia d’attenzione e può portare a comportamenti violenti, talvolta criminali, nel corso della vita, con conseguenze per l’intera società che può andare incontro alla diminuzione di creatività e di produttività economica.

Il rapporto evidenzia come i bambini di età inferiore ai cinque anni rischiano maggiormente di subire danni neurologici, cognitivi e fisici permanenti, e persino morire per avvelenamento da piombo, ma non esclude il notevole impatto anche su quelli di età maggiore e sugli adulti. Un Rapporto del 2017 ha stimato infatti che ogni anno ben 900.000 morti premature siano dovute proprio all’esposizione al piombo contenuto nel cibo, nell’aria, nell’acqua, con severe conseguenze sull’apparato cardiovascolare e renale.


L’alterazione del piombo nel rilascio di neurotrasmettitori.
Quando il calcio (Ca2 +) entra in un neurone, il neurone rilascia neurotrasmettitori (diamanti verdi) al fine di inviare un segnale al neurone successivo. Il piombo (Pb2 +) può interferire con questo processo in due modi. Quando il piombo blocca l’ingresso del calcio nel neurone, il neurone rilascia meno neurotrasmettitore e invia un segnale più debole al neurone successivo. Il piombo può anche causare il rilascio aberrante di neurotrasmettitori quando il calcio non è presente. (Fonte: Mary Gearing and Krissy Lyon, SITNBoston, Harvard University Graduate School of Arts and Sciences)

Spesso sono i genitori che, lavorando a contatto col piombo, introducono nelle abitazioni polvere contaminata che si è depositata su indumenti, scarpe e più in generale sui loro corpi, esponendo inavvertitamente anche i figli all’inquinamento.

Inoltre, il Rapporto indica come i bambini siano vulnerabili sin da prima della nascita, già nell’utero, con effetti a breve e lungo termine comparabili a quelli sopracitati. Il piombo depositatosi nelle ossa della madre può essere rilasciato durante la gravidanza, mettendo a rischio la madre e nascituro, causando sanguinamenti, aborti spontanei, nascite premature e malformazioni oltre che alterare la crescita del bambino e la sua capacità di ascoltare, vedere, imparare in futuro.

Le principali fonti di esposizione includono:
– il frequente utilizzo di tubi in piombo che rilasciano questa sostanza nell’acqua;
– il piombo derivante dalle attività estrattive;
– il piombo presente in vernice e colori, nelle benzine, nelle saldature in piombo nelle lattine destinate al cibo, nei giocattoli, nei cosmetici, e altri prodotti di largo consumo.

Ma è senza dubbio il riciclaggio informale e non conforme agli standard di batterie al piombo-acido la principale fonti di inquinamento da piombo per i bambini che vivono nei Paesi a basso e medio reddito, nei quali il numero di autoveicoli è triplicato dal 2000 a oggi.

Secondo uno Studio dell’ OMS fino allo 85% del piombo rilasciato nell’ambiente proviene dalle batterie per auto riciclate in modo non sicuro nell’economia informale di questi Paesi.

Tali operazioni possono essere svolte in maniera sicura e attraverso pratiche coerenti con l’economia circolare, come avviene nei Paesi con regolamentazioni ambientali appropriate. Molti Paesi, però, mancano di strutture adibite a riciclaggio formale e atte a gestire le quantità di batterie da riciclare, con il risultato che fino al 50% delle batterie usate finiscono nell’economia informale dove, in modo illegale e sregolato, vengono aperte e parzialmente sparse sul terreno contaminando le aree circostanti

Nello specifico, il Rapporto prende in esame una serie di casi studio, tra cui quello di Kathgora in Bangladesh, i cui cittadini dichiarano di non essere a conoscenza degli effetti dell’avvelenamento da piombo, così come a Pesarean e Tegal, in Indonesia. A Tbilisi, in Georgia, il 41% dei bambini presenta una concentrazione di piombo nel sangue uguale o maggiore di 5 μg/ Dl e in Messico vengono usate ingenti quantità di piombo nella ceramica, e nell’industria metallurgica. A Flint in Michigan, negli USA, l’approvvigionamento idrico pubblico è risultato contenere alti livelli di piombo dopo che la città ha spostato le fonti di approvvigionamento idrico dal lago Huron al fiume Flint, la cui acqua contenente minerali più corrosivi ha iniziato ad erodere velocemente i vecchi tubi di piombo. 

Un altro caso citato, ma come best practice, è quello di Accra (Ghana), in cui è stato attuatoun progetto pilota promosso da Pure Earth and GreenAd Ghana e finanziato dall’UNIDO (United Nations Industrial Development Organization), che mira ad un riciclaggio pulito ed economicamente sostenibile e ad una minore esposizione all’inquinamento tossico e ai metalli pesanti sia per i lavoratori che per gli abitanti delle zone limitrofe.

La buona notizia è che il piombo può essere riciclato in modo sicuro, senza mettere in pericolo i lavoratori, i loro figli e i luoghi circostanti – ha spiegato Richard Fuller, Presidente di Pure Earth – Non essendoci una cura all’avvelenamento da piombo, l’identificazione delle fonti d’esposizione locali rimane l’aspetto più importante nella prevenzione. Si possono sensibilizzare le persone sui pericoli del piombo e dotarle di maggiori strumenti per proteggere se stessi e i propri bambini. Il ritorno sugli investimenti è enorme: salute migliore, aumento della produttività, quozienti di intelligenza più elevati, minore violenza e un futuro più sano per milioni di bambini in tutto il Pianeta”.

Il Rapporto evidenzia come i Governi dei Paesi coinvolti possano fronteggiare l’inquinamento da piombo e l’esposizione nociva dei bambini attraverso un approccio coordinato e concordato in diverse aree di intervento:
– istituire sistemi di monitoraggio, migliorando le competenze e le strumentazioni per effettuare i test ematici sul livello di piombo;
– misure di prevenzione e controllo, ad esempio evitando l’esposizione dei bambini a siti ad alto rischio e a prodotti che contengono piombo, come alcune ceramiche, vernici, giocattoli e spezie;
– interventi di gestione, cura e bonifica, come ad esempio rendere i sistemi sanitari attrezzati per rilevare, monitorare e curare i bambini esposti al piombo e garantire loro interventi educativi e terapie cognitive e comportamentali al fine di attenuare gli effetti negativi dell’intossicazione;
– aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica e favorire un cambiamento nei comportamenti, ad esempio lanciando campagne permanenti di sensibilizzazione e informazione sulle fonti di esposizione al piombo e sui relativi pericoli, rivolgendo messaggi a famiglie, scuole, leader comunitari e operatori sanitari;
– varare leggi e politiche che per la messa a punto, l’applicazione e il rispetto di standard ambientali, sanitari e di sicurezza nella produzione e il riciclaggio di batterie al piombo e dei rifiuti elettronici, e una più stretta applicazione di norme ambientali e anti-inquinamento nelle operazioni di fusione;
– un’azione a livello internazionale e regionale che comprenda unità di misura globalmente condivise per misurare l’impatto dell’inquinamento da piombo sulla salute pubblica, sull’ambiente e sulle economie locali, la creazione di un registro internazionale per i risultati (in forma anonima) degli studi sulla presenza di piombo nel sangue e la creazione di standard e norme internazionali su riciclaggio e trasporto delle batterie usate al piombo-acido.

Le prove raccolte testimoniano come l’avvelenamento da piombo sia una minaccia più grave per la salute dei bambini di quanto si pensasse in precedenza e come sia necessario avviare un’azione decisa di contrasto. L’OMS ha lanciato al riguardo la Settimana d’azione internazionale per la prevenzione dell’avvelenamento da piombo che quest’anno cadrà tra il 25 e 31 ottobre 2020.

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