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Inquinamento atmosferico: la salute degli europei non è protetta

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Secondo la Relazione speciale Inquinamento atmosferico: la nostra salute non è ancora sufficientemente protetta, pubblicata dalla Corte dei Conti europea (ECA) l’11 settembre 2018, le azioni dell’UE volte a proteggere la salute umana dall’inquinamento atmosferico non hanno prodotto l’impatto atteso.

L’inquinamento atmosferico costituisce il principale rischio ambientale per la salute nell’Unione europea – ha affermato Janusz Wojciechowski, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione – Negli ultimi decenni, le politiche dell’UE hanno contribuito alla riduzione delle emissioni, ma la qualità dell’aria non è migliorata allo stesso ritmo e ha ancora un notevole impatto sulla salute pubblica”.

Quantunque ogni anno l’inquinamento atmosferico provochi nell’UE circa 400.000 decessi prematuri e comporti diseconomie legate alla salute per centinaia di miliardi di euro, questi considerevoli costi umani ed economici, avverte la Corte, non si sono ancora tradotti in un intervento adeguato nell’intera UE.

Gli inquinanti atmosferici responsabili della maggior parte di tali decessi prematuri sono il particolato, il biossido di azoto e l’ozono troposferico, al cui rischio sono particolarmente esposte le persone nelle zone urbane.

La Corte ha esaminato l’impianto della Direttiva sulla qualità dell’aria ambiente, adottata nel 2008, che costituisce il fulcro della politica dell’UE in materia di aria pulita, e valutato se gli Stati membri vi abbiano dato efficace attuazione e le modalità con cui la Commissione ha monitorato e promosso il rispetto della direttiva stessa.

Inoltre, ha valutato se la qualità dell’aria sia stata adeguatamente considerata in altre politiche dell’UE e opportunamente sostenuta dai fondi dell’UE e se i cittadini siano stati informati in modo adeguato sui temi relativi alla qualità dell’aria.

Gli standard sulla qualità dell’aria applicati dall’UE sono stati definiti quasi venti anni fa e la Corte ha rilevato che alcuni sono molto meno severi rispetto alle linee-guida dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) e ai livelli suggeriti dai più recenti riscontri scientifici.

Secondo la Corte, se da un lato, la qualità dell’aria è in via di miglioramento, dall’altro la maggior parte degli Stati membri non rispetta ancora le norme dell’UE in materia di qualità dell’aria e non ha intrapreso sufficienti azioni efficaci per migliorare la qualità dell’aria in modo adeguato. È possibile che l’inquinamento atmosferico sia sottovalutato, poiché potrebbe non essere monitorato nei luoghi appropriati. I piani per la qualità dell’aria, che rappresentano un requisito fondamentale della Direttiva sulla qualità dell’aria ambiente, spesso non hanno prodotto i risultati attesi.

Secondo la Corte, la Commissione ha incontrato limitazioni nel monitoraggio della performance degli Stati membri. Le conseguenti misure di esecuzione attuate dalla Commissione non sono riuscite a far sì che gli Stati membri rispettassero i limiti per la qualità dell’aria definiti nella Direttiva sulla qualità dell’aria ambiente. Malgrado l’azione legale intrapresa dalla Commissione contro molti Stati membri e la pronuncia di sentenze ad essa favorevoli, gli Stati membri continuano a violare spesso i limiti per la qualità dell’aria.

Di recente, la Commissione UE ha deferito alla Corte europea di Giustizia l’Italia per il superamento di particolato (PM10) i cui limiti stabiliti nella legislazione dell’UE dovevano essere raggiunti nel 2005.

Molte politiche dell’UE hanno un impatto sulla qualità dell’aria ma, considerati i significativi costi economici e umani, la Corte ritiene che alcune di esse non tengano ancora sufficientemente conto di quanto sia importante migliorare la qualità dell’aria. Clima ed energia, trasporti, industria e agricoltura costituiscono le politiche dell’UE con un impatto diretto sulla qualità dell’aria e le scelte effettuate per darvi attuazione possono essere pregiudizievoli per un’aria pulita.

La Corte ha constatato che i finanziamenti dell’UE per la qualità dell’aria possono fornire un sostegno utile, ma che i progetti finanziati non sempre erano sufficientemente ben mirati. Sono stati altresì osservati alcuni validi progetti, in particolare alcuni progetti sostenuti dal programma LIFE.

La sensibilizzazione e l’informazione dei cittadini svolgono un ruolo fondamentale nella lotta all’inquinamento atmosferico, un problema urgente di salute pubblica. Di recente, i cittadini hanno mostrato maggiore interesse per la qualità dell’aria e si sono appellati ai giudici nazionali, che in vari Stati membri si sono pronunciati a favore del diritto all’aria pulita. Tuttavia, la Corte ha constatato che la Direttiva sulla qualità dell’aria ambiente tutela i diritti dei cittadini all’accesso alla giustizia meno esplicitamente rispetto ad altre Direttive in materia di ambiente.
Le informazioni messe a disposizione dei cittadini riguardo alla qualità dell’aria erano talvolta poco chiare. Al riguardo, la Corte ricorda che gli Stati membri sono tenuti a comunicare alla Commissione i dati sulla qualità dell’aria in tempo reale, ma 3 Stati (tra cui l’Italia) al momento dell’audit non rispettavano tale obbligo.

Sulla base delle considerazioni esposte, la Corte raccomanda alla Commissione UE di:
– adottare azioni più efficaci;
– aggiornare la Direttiva sulla qualità dell’aria ambiente;
– integrare la politica relativa alla qualità dell’aria nelle altre politiche dell’UE e di conferirle priorità;
– sensibilizzare l’opinione pubblica e di fornire migliori informazioni ai cittadini.

In merito all’aggiornamento della Direttiva sulla qualità dell’aria, la Commissione UE ha avviato una consultazione pubblica (scaduta il 31 luglio 2018) volta a raccogliere informazioni per il controllo di idoneità delle Direttive sulla qualità dell’aria ambiente (2008/50/C e 2004/107/CE), e valutare se le disposizioni ivi contenute continuino ad essere pertinenti, efficaci, efficienti e coerenti con le altre politiche nazionali e dell’UE.

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