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L’Indice del WEF sulle prestazioni dei sistemi energetici dei Paesi nel 2015

Indice del WEF sulle prestazioni dei sistemi energetici dei Paesi nel 2015

Diffuso prima del Convegno del World Economic Forum (21-24 gennaio 2015), il Rapporto, attraverso l’Energy Architecture Performance Index (EAPI), stila la classifica e disegna la mappa dettagliata degli sforzi compiuti dai decisori politici per favorire la transizione verso sistemi energetici nazionali più sicuri e sostenibili.

La transizione verso un nuovo paradigma energetico non sarà possibile senza una serie di strumenti strategici che aiutino a comprendere le diverse future opzioni.
Così, se il World Energy Council (WEC) nel suo annuale Rapporto fa previsioni sulle questioni emergenti nel settore energetico per il 2015, il Rapporto “Global Energy Architecture Performance Index 2015” che tradizionalmente il World Economic Forum (WEF) diffonde qualche settimana prima del suo annuale incontro di gennaio a Davos, stila una classifica e disegna una mappa molto dettagliata di come i Paesi si siano sforzati nell’anno appena trascorso per realizzare nuove e più sostenibili infrastrutture e modernizzare gli impianti già esistenti, ricercando modalità sempre più redditizie e produttive di gestire il patrimonio energetico.

Il Rapporto si basa sull’innovativo strumento dell’EAPI (Energy Architecture Performance Index), elaborato in collaborazione con Accenture, Società di consulenza leader a livello mondiale, dell’EAPI (Energy Architecture Performance Index), che, utilizzando una serie di indicatori, mette in evidenza le prestazioni dei Paesi tramite i vari aspetti dei loro sistemi energetici.

Secondo il WEF, 3 sono i pilastri fondamentali di un sistema energetico, che dovrebbero costituire anche gli obiettivi dei decision maker.
1. Promuovere la crescita economica e lo sviluppo…
L’energia affidabile genera sviluppo economico e sociale, stimolando la produttività e facilitando l’aumento del reddito. Le variazioni del prezzo devono riflettere i costi reali associati alla produzione di energia per garantire che il consumo sia economicamente praticabile e i produttori rimangano pronti e reattivi nei confronti di un mercato non distorto.

2. … In modo ecologicamente sostenibile…
La produzione, la trasformazione e il consumo di energia sono associati a significative esternalità ambientali negative. Il sistema energetico rimane il principale responsabile del riscaldamento globale. Il degrado ambientale (ad esempio l’inquinamento da PM e l’impatto sull’uso dei suoli) e la dipendenza del settore energetico da altre risorse limitate come quelle idriche e minerarie per citarne solo due, evidenziano la sostenibilità come una priorità determinante per un sistema energetico.

3. … Fornendo al contempo accesso universale all’energia e alla sua sicurezza.
La concreta disponibilità di energia è soggetta a una serie di rischi e interruzioni. Ma la sicurezza energetica dipende anche dai rapporti tra le nazioni. La sicurezza dell’approvvigionamento da parte di partner commerciali, i rischi di autarchia energetica, che spingono verso disintegrazione dei mercati energetici, e l’incertezza sui prezzi, che crea  volatilità, sono le problematiche critiche che devono essere gestite.

L’accesso universale all’energia è fondamentale per promuovere lo sviluppo sociale ed economico duraturo e raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite. Nelle economie a basso reddito, l’energia assorbe la quota maggiore del reddito mensile delle famiglie, e l’utilizzo di combustibili come il carbone e il kerosene per cucinare e riscaldarsi all’interno delle abitazioni contribuisce ad impatti significativi sulla salute umana.

Naturalmente, l’EAPI è altamente astratto e non deve essere inteso come uno strumento revisionale o di classificazione di un sistema energetico, tuttavia, fornisce una base di confronto tra i vari Paesi, evidenziandone i punti di forza e le aree di possibile miglioramento.
Lanciato per la prima volta nel 2013, l’EAPI si arricchisce ogni anno di nuovi indicatori (18 per il 2015, rispetto ai 16 della precedente edizione) che vengono aggregati nei tre gruppi relativi agli obiettivi sopra indicati, selezionati sulla base di dati disponibiliaffidabiliaggiornati, qualitativamente selezionati e completi.
Sulla base di tali indicatori, vengono stilate le graduatorie per ogni singolo Paese (il Rapporto di quest’anno ne ha presi in esame 124), una per ogni pilastro del Sistema energetico, e una graduatoria complessiva, con un punteggio che varia da 0 a 1.

Il 2014 è risultato un anno turbolento per il settore energetico, segnato da crisi geopolitiche (Russia-Ucraina; la nascita di uno stato islamico (ISIS) tra Siria e Iraq; i disordini in Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa), stagnazione della crescita economica globale e lento progresso nella riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. I prezzi del petrolio hanno mostrato una notevole volatilità, scendendo a livelli visti per l’ultima volta nel 2010.
I decisori politici stanno venendo a patti con queste nuove dinamiche – si legge nel Summary – cercando, al contempo, di adeguare i sistemi energetici per soddisfare l’odierna domanda e quella di domani, sì che significative riforme energetiche sono in corso in molti Paesi in risposta a queste nuove sfide e opportunità”.

Nell’EAPI 2015, nessun Paese ha raggiunto il punteggio 1 in una graduatoria singola e, conseguentemente nemmeno in quella complessiva.
In testa rimane saldamente la Svizzera, seguita da Norvegia e Francia, grazie alle sue prestazioni in ognuno dei tre pilastri energetici, e la top ten è dominata per lo più dalle economie europee, grazie a strutture a basso consumo di risorse, ma anche a politiche lungimiranti e strategie di investimento pluriennali che hanno favorito la sostenibilità, anche se i dati rivelano che non vi è alcun percorso comune verso l’alto: la dotazione di risorse, le situazioni geografiche, i vincoli delimitanti e le decisioni politiche giocano, infatti, un ruolo determinante in termini di prestazioni.

Molte economie emergenti, tuttavia, hanno un ampio margine di miglioramento: la Cina si è classificata 89a, l’India è 95a, l’Indonesia 76a e il Brasile, il migliore dei Paesi BRICS, è al 23° posto.

Questo tuttavia non esclude che ogni Paese possa ancora migliorare e, oggi come oggi, una buona performance non è garanzia di futuro successo – ha dichiarato Roberto Bocca, Senior Director e Head of Energy Industries presso il WEF e tra i principali autori dell’EAPI, in un’intervista del 14 gennaio 2015 rilasciata ad ABO – Evidentemente ci possono essere ulteriori vantaggi per i Paesi europei nella diversificazione del proprio mix energetico e delle controparti dell’import. Le strategie energetiche europee puntano molto sullo sviluppo di infrastrutture transnazionali per l’energia e questo fatto dimostra che si può fare ancora molto per migliorare. Ci sono mix energetici considerati socialmente e politicamente accettabili in alcuni Paesi ma non in altri: basti pensare allo shale gas e al nucleare. Ogni Paese dovrà fare le proprie scelte soppesando i pro e i contro in termini di costi, ambiente, sicurezza energetica e accettazione sociale“.

L’Italia guadagna 6 posizioni rispetto alla classifica dello scorso anno, allorché ne aveva perdute 2, conseguendo un indice di 0,65 (0,56 nel 2014), grazie alle migliorate prestazioni soprattutto in termini di Sostenibilità, mentre rimane ferma per Crescita economica e Sviluppo. Nell’UE, tuttavia, precede solo Bulgaria, Cipro e Malta.

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