Gli imballaggi ecosostenibili sono l’ultima frontiera dell’economia circolare. Il settore del packaging conosce da oggi una nuova frontiera, quella del riutilizzo di materiale organico biodegradabile che, grazie alla raccolta differenziata, viene sottratto alle discariche, per dar vita alla bioplastica.
di Nicoletta Canapa
La buccia di banana di oggi diventa il cellophane per le mele di domani.
Frutta e verdura di qualsiasi tipologia vengono tagliate a pezzi, si frullano con acqua e si sottopongono a un processo chimico non inquinante.
“Dopo aver sminuzzato frutta o verdura – ha spiegato Giovanni Perotto dell’Istituto Italiano per la Tecnologia (ITT) di Genova – aggiungo un acido per controllare il livello di Ph, lo lascio lavorare per qualche ora, dopodichè la soluzione della bioplastica è pronta per poter essere versata nello stampo”.
Dopo poche ore quelli che a tutti gli effetti venivano considerati come scarti del settore agro-alimentare, si trasformano in comode e leggere cassette completamente biodegradabili per frutta e verdura.
“È un processo a basso costo soprattutto perché utilizziamo frutta e verdura invenduta – ha aggiunto Athanassia Athanassiou, team leader dell’ITT, impegnata nella ricerca di materiali intelligenti (Smart Materials) – e tutto il processo è sostenibile e non inquinante”.
Queste tecnologie riescono contemporaneamente a prevenire lo smaltimento dei rifiuti vegetali, risparmiando un onere, a recuperare materia prima dal rifiuto organico e a ridurre l’utilizzo di plastica non biodegradabile e da fonti fossili.
Secondo i dati del Rapporto Waste Watcher 2019 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / Swg sull’Economia circolare e la sostenibilità, diffusi in occasione della Giornata nazionale di prevenzione contro lo spreco alimentare (5 febbraio 2019), gli italiani gettano nella spazzatura ogni anno 36kg di alimenti .
Gli sprechi alimentari che causano inquinamento, oltre che disuguaglianze sociali, dovrebbero essere ridotti di almeno il 25%: ogni ingrediente, di qualsiasi materia prima, può infatti avere una seconda vita.
Prezzemolo, carciofi, caffè, cacao sono solo alcuni delle materie prime studiate dalla dottoressa Athanassiou, specializzata in nanomateriali.
La frontiera dei nuovi imballaggi derivati dagli scarti alimentari, almeno per ora, sembra essere destinata esclusivamente all’uso materiale: in questa sua prima fase di ingresso all’interno del mondo della produzione aziendale, infatti, la nuova tipologia di packaging non sarà utilizzata per imballare prodotti di tecnologia o comunque non alimentari