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Overshoot Day 2024: l’Italia in lieve miglioramento

Il Global Footprint Network ha reso disponibile l’Overshoot Day 2024 di molti Paesi industrializzati, in attesa di annunciare quello globale in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente (5 giugno 2024), da cui emerge che per l’Italia il giorno in cui consumerebbe il budget di risorse disponibile si è spostato indietro di 4 giorni rispetto allo scorso anno, un leggero miglioramento rispetto al 2023, tenendo presente che è anche un anno bisestile. Fa peggio l’UE-27 che nell’insieme avrebbe esaurito le risorse naturali il 3 maggio.    

Il 19 maggio 2024 lItalia entra nell’Overshoot Day ovvero la data entro la quale, considerato lo stile di vita dei suoi cittadini, si deve considerare che il Paese abbia esaurito il budget di natura a disposizione.

In attesa di conoscere la data dell’Overshoot Day Globale che sarà annunciata, come da tradizione, il 5 giugno 2024 (Giornata Mondiale dell’Ambiente), il Global Footprint Network ha reso note le date per alcuni Paesi, dal momento che molti hanno già superato o stanno per superare, come l’Italia, la biocapacità ovvero la quantità di risorse che sono in grado di generare in un anno sulla base dell’indicatore ambientale “Impronta ecologica” che misura la domanda e l’offerta di natura.

Fonte: Global Footprint Network 2024

Dal lato della domanda, l’Impronta ecologica somma tutte le aree biologicamente produttive per le quali compete una popolazione, una persona o un prodotto. Misura le risorse ecologiche di cui una determinata popolazione o prodotto ha bisogno per produrre le risorse naturali che consuma (compresi prodotti alimentari e fibre di origine vegetale, prodotti del bestiame e della pesca, legname e altri prodotti forestali, spazio per le infrastrutture urbane) e per assorbire i suoi rifiuti, in particolare le emissioni di carbonio.

L’Impronta ecologica traccia l’utilizzo delle superfici produttive. Tipicamente queste aree sono: terreni coltivati, pascoli, zone di pesca, terreni edificati, aree forestali e domanda di carbonio sulla terraferma.

Dal lato dell’offerta, la biocapacità di una città, di uno stato o di una nazione rappresenta la produttività delle sue risorse ecologiche (compresi terreni coltivati, pascoli, terreni forestali, zone di pesca e terreni edificati). Queste aree, soprattutto se lasciate non raccolte, possono anche servire ad assorbire i rifiuti che generiamo, in particolare le emissioni di carbonio derivanti dalla combustione di combustibili fossili.

Se l’Impronta ecologica di una popolazione supera la biocapacità di una regione, quella regione presenta un deficit di biocapacità. La sua domanda di beni e servizi che la sua terra e i suoi mari possono fornire – frutta e verdura, carne, pesce, legno, cotone per l’abbigliamento e assorbimento di anidride carbonica – supera ciò che gli ecosistemi della regione possono rigenerare (deficit ecologico). Una regione in deficit ecologico soddisfa la domanda importando, liquidando le proprie risorse ecologiche (come la pesca eccessiva o la deforestazione) e/o emettendo anidride carbonica nell’atmosfera. Se la biocapacità di una regione supera la sua Impronta ecologica, ha una riserva di biocapacità.

Pertanto, non tutti i Paesi prevedono un overshoot day. Se l’impronta ecologica pro capite di un Paese fosse inferiore alla biocapacità globale pro capite (1,5 gha), allora il mondo non esaurirebbe l’intero budget annuale delle risorse rigenerative in un anno, se tutta l’umanità vivesse come loro. Questi paesi pertanto non hanno un giorno di superamento e sono elencati come “nessuno” nelle tabelle dei dati, oppure sono esclusi. Negli anni bisestili, come quest’anno, il calcolo viene fatto sulla base di un anno di 366 giorni, invece dei soliti 365.

L’impronta ecologica media di un italiano, pari a circa 4 ettari globali (gha), viene divisa per la biocapacità media mondiale. Il risultato di questa divisione è 2,6: ciò significa che se tutti avessero il nostro stesso stile di vita, servirebbero le risorse di 2,6 Pianeti.

A pesare notevolmente sull’impronta ecologica del nostro Paese sono il settore alimentare (30% del totale), con gli sprechi alimentari che se fossero dimezzati potrebbe far avanzare di 13 giorni l’Overshoot day dell’Italia, e i trasporti (25% del totale).

L’UE-27 fa ancora peggio. Se le popolazioni di tutto il mondo rispecchiassero i modelli di consumo dell’UE, l’umanità esaurirebbe le risorse naturali del pianeta disponibili per l’anno entro il 3 maggio.

Per questo, 317 Organizzazioni della società civile hanno inviato una lettera aperta ai Capi di Stato e di Governo, ai Presidenti della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europeo, nonché ai Deputati del Parlamento europeo, invitandoli ad assumere un impegno politico per lavorare per un’economia climaticamente neutra, a zero inquinamento e rispettosa della natura.

Nello specifico, la società civile chiede:
approfondire e accelerare il Green Deal, attuando pienamente gli obiettivi concordati di recente e colmando le lacune di ambizione in materia di natura, clima e inquinamento;- aumentare radicalmente gli investimenti pubblici in materia di clima, ambiente e società;
rafforzare la governance dell’UE, la democrazia e l’effettiva partecipazione della società civile.

L’overshoot day dell’UE è un segnale di pericolo che dovrebbe riverberarsi attraverso i corridoi del potere -ha dichiarato Chiara Martinelli, Direttrice di Climate Action Network (CAN) Europe, la principale coalizione di ONG europee che riunisce 200 organizzazioni attive in 40 Paesi europei – L’UE ha l’imperativo morale di mantenere alte le ambizioni climatiche nel suo percorso verso la neutralità, e non c’è tempo per pause normative. Chi inquina deve pagare adesso e devono già essere fatti investimenti per garantire che le comunità, soprattutto quelle più vulnerabili, siano al centro della tanto necessaria transizione energetica”.

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