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Siccità in California e gelo negli Stati orientali collegati dal global warming

Siccità in California e gelo negli Stati orientali collegati dal global warming

Sta suscitando reazioni contrastanti uno studio appena pubblicato che individua nei cambiamenti climatici di origine antropica gli eventi meteorologici estremi che hanno colpito gli USA negli ultimi mesi.

Con le risorse idriche ai minimi storici, la situazione della California sta diventando drammatica, tant’è che il Governatore dello Stato, Jerry Brown dopo aver proclamato lo stato di emergenza il 17 aprile u. s. ha emanato nei giorni successivi una serie di altre misure restrittive per ridurre il consumo d’acqua del 20%.
Invito tutti i californiani, le agenzie idriche comunali e chiunque utilizzi l’acqua a fare tutto il possibile per conservarla – ha ammonito Brown, aggiungendo – Stiamo giocando alla roulette russa con il nostro ambiente. Finché indugeremo ancora nel ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, le condizioni continueranno a peggiorare”.

Il Governatore della California Jerry Brown, durante la Conferenza stampa che annuncia lo stato di emergenza, mostra il grafico dell’andamento delle precipitazioni negli ultimi decenni.

Né le previsioni inducono all’ottimismo, come confermano i bollettini settimanali dello U.S. Drought Monitor che mostrano come quasi metà del “Golden State” sia ormai allo stremo e si dovrà ancora affrontare l’estate e le irrigazioni delle colture ortofrutticole in una regione agricola che è fra le più produttive del mondo. Senza contare che la California è anche uno degli Stati più colpiti dagli incendi e con la siccità in corso e la conseguente penuria d’acqua c’è il rischio che la ricorrente emergenza incendi possa risultare ancora più grave.

In questo contesto, è comprensibile l’interesse dei media per lo Studio (“Probable causes of the abnormal ridge accompanying the 2013-2014 California drought: ENSO precursor and anthropogenic warming footprint”), diffuso online il 2 maggio 2014, prima della pubblicazione cartacea, dalla prestigiosa Rivista Geophysical Research Letters.
Le reazioni sui risultati della ricerca, effettuata da scienziati e ricercatori della Utah State University sono contrastanti, anche perché è la prima volta che si analizza un fenomeno in tempo reale, non fosse altro per il collegamento “trovato” della “storica” siccità di cui sta soffrendo la California e del rigidissimo e nevoso inverno che ha imperversato a lungo sul Midwest e sulla fascia atlantica, con l’impronta antropogenica del global warming.

Lo Studio, condotto nell’ambito di un progetto finanziato dalla NASA, si è avvalso di simulazioni del Programma di modellazione computerizzata del National Center for Atmospheric Research (NCAR) di Boulder (Colorado), avrebbe individuato un’insolita combinazione tra la forte alta pressione atmosferica nel settore occidentale ed una contemporanea bassissima pressione nella zona dei Grandi Laghi.
Secondo lo studio, questo modello “Bipolare” che si è verificato nell’inverno 2013-2014 è stato di gran lunga il più intenso di qualsivoglia altro periodo di tempo precedentemente registrato.
Le simulazioni hanno indicato che tale fenomeno è iniziato intorno alla metà del secolo scorso, ma a partire dagli anni ’70 si è intensificato con le “creste” di alta pressione sempre più alte e gli “avvallamenti” delle basse pressioni sempre più profonde, proprio come le onde dell’oceano.

Indagando sui precursori delle oscillazioni climatiche periodiche nel Pacifico meridionale di El Niño (ENSO) che determinano influenze negli eventi meteorologici di tutto il mondo, gli studiosi hanno constatato la formazione di un’area di alta pressione sulla costa statunitense occidentale che ha “bloccato” l’afflusso delle masse d’aria ciclonica che solitamente apportano le piogge sulla costa pacifica statunitense.
Quel che è accaduto quest’anno deve costituire un campanello d’allarme per le conseguenze che tale oscillazione determina per la California”, ha affermato Simon Wang, climatologo e principale autore dello Studio, che, sollecitato circa il dibattito in corso sui cambiamenti climatici, ha sottolineato: “Personalmente ritengo che il dibattito se il global warming sia il precursore di tale “blocco” è superato. La sfida che abbiamo ora di fronte è di predire quando e dove questo “blocco” si verificherà e quale regione ne sarà colpita”.
L’aspetto più rilevante messo in evidenza dai ricercatori è che tale fenomeno si amplificherebbe per effetto delle emissioni in atmosfera di anidride carbonica di origine antropica, come dimostrerebbe il modello di simulazione che ha rispecchiato quanto era effettivamente accaduto, allorché sono stati inseriti nel modello naturale i dati dei gas ad effetto serra.

Il modello “Bipolare” di alta e bassa pressione che ha causato la siccità in California e il freddo intenso nel Midwest e negli Stati dell’Est. Le variazioni del modello negli ultimi 30 anni tramite le osservazioni (OBS) e le simulazioni con introduzione dei gas ad effetto serra (GHG) e la variabilità naturale (NAT). Il modello è chiamato Community Earth System Model (fonte: NASA).

Le conclusioni dello Studio, peraltro, sarebbero in linea con quanto indicato da altre precedenti ricerche che avevano indicato nel global warming le cause delle variazioni nell’andamento delle correnti a getto.

Come accennato sopra, lo Studio sta già alimentando un dibattito, con scienziati che elogiano il lavoro svolto, altri che ritengono sia necessario utilizzare più modelli per verificare l’attendibilità delle conclusioni e altri ancora che non condividono i risultati.
Il fisico e giornalista Joe Romm, fondatore di Climate Progress, uno dei blog più autorevoli e visitati degli USA, ha chiesto al famoso climatologo Michael Mann cosa pensasse dello Studio appena pubblicato.
Mann è Professore di Meteorologia e Direttore di Earth System Science Center presso la Pennsylvania State University ed è noto per essere uno dei massimi esperti di modelli per capire i cambiamenti climatici ed è l’autore del grafico (hockey stick) che riporta la ricostruzione dell’andamento delle temperature negli ultimi mille anni e che assomiglia, appunto, al bastone da hockey, con l’impugnatura in alto ad indicare l’aumento degli ultimi decenni.
Sappiamo che i cambiamenti climatici causati dall’uomo hanno dato una mano all’aumento di varie tipologie di eventi meteorologici estremi che stanno colpendo gli Stati Uniti, quali ondate di calore e siccità delle ultime estati, uragani devastanti e superstorm, incendi più estesi e intensi – ha dichiarato Mann che è stato anche uno dei principali autori del terzo Rapporto di Valutazione (AR3) dell’IPCC – Questo ultimo studio aggiunge ulteriori prove che i cambiamenti climatici possono provocare impatti meteo negli Stati Uniti in modo più subdolo, alterando la configurazione della corrente a getto tale da sconvolgere i modelli pluviometrici, dando vita a un’insolita cresta di alta pressione che ha spinto la corrente a getto verso nord durante questo inverno lungo la costa occidentale, con conseguenti record di siccità in California, inondazioni nello Stato di Washington, calore anomalo in Alaska. Tuttavia, la recente valutazione dell’IPCC [vedi] minimizza questo tipo di connessioni, rendendo molto prudente la valutazione dei rischi e rammentandoci che l’incertezza nella scienza sembra essere contro di noi, non per noi. Ciò è motivo di azione, piuttosto che di inazione”.

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