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Giornata Mondiale della Popolazione: la pianificazione familiare è un diritto

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Per la celebrazione della Giornata Mondiale della Popolazione (11 luglio 2018) il tema scelto vuole sottolineare che una pianificazione familiare è fondamentale per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne, oltre che un fattore chiave per ridurre la povertà.

Fu l’enorme effetto mediatico suscitato dal superamento della soglia dei 5 miliardi di individui presenti sulla terra, avvenuto simbolicamente l’11 luglio 1987, a spingere il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) ad istituire “La Giornata Mondiale della Popolazione” (World Population Day) che si celebra dal 1989 appunto  l’11 luglio di ogni anno e che mira ad aumentare la consapevolezza sia su questioni demografiche quali l’importanza della pianificazione familiare, sia sui diritti quali la parità di genere, la povertà e la salute materna. 

Oggi siamo oltre i 7,5 miliardi e si stima che entro il 2025 raggiungeremo gli 8 miliardi. La giornata rappresenta quindi non solo un’occasione per celebrare la nostra comune umanità e la nostra diversità, ma è anche un richiamo alla nostra responsabilità nei confronti del genere umano e del nostro pianeta.

Ci sono voluti circa 200.000 anni per raggiungere una popolazione globale di un miliardo di individui, ma in 200 anni abbiamo moltiplicato per sette tale numero e negli ultimi 40 anni abbiamo aggiunto un ulteriore miliardo ogni 12 anni circa.

L’ultimo Rapporto di revisione sulle Stime della Popolazione Mondiale (World Population Prospects), pubblicato dal Dipartimento degli Affari Economici e Sociali (DESA) – Divisione Popolazione del Segretariato delle Nazioni Unite, che fornisce un insieme completo di dati e indicatori demografici per valutare le tendenze della popolazione a livello globale, regionale e nazionale e per calcolare altri indicatori chiave per il monitoraggio del progresso verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, stima che saremo 8,6 miliardi al 2030 e 9,7 miliardi nel 2050, per raggiungere 11,2 miliardi nel 2100.

Ogni anno per celebrare la Giornata Mondiale della Popolazione viene prescelto un tema specifico sul quale riflettere, così per l’edizione 2018 il focus è “La pianificazione familiare è un diritto umano”. Quest’anno ricorre il 50° anniversario della Conferenza internazionale sui diritti umani, allorché la pianificazione familiare fu affermata globalmente per la prima volta come un diritto umano.

La tutela della famiglia e dell’infanzia resta una delle preoccupazioni della comunità internazionale. I genitori hanno il diritto fondamentale di determinare liberamente e in maniera responsabile il numero dei figli e l’intervallo tra le nascite” (Proclama di Teheran, punto 16).

Nella sua formulazione, il testo contiene un’affermazione rivoluzionaria: donne e ragazze hanno il diritto di evitare il pericolo di precoci e numerose gravidanze, troppo ravvicinate tra loro. Uomini e donne hanno il diritto di scegliere quando e quante volte abbracciare la genitorialità. Ogni individuo ha il diritto umano di determinare la direzione e la portata del proprio futuro con queste fondamentali modalità.

L’accesso ad una pianificazione familiare è fondamentale per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne, ed è un fattore chiave per ridurre la povertà. Eppure, nelle regioni in via di sviluppo, circa 214 milioni di donne che vogliono evitare la gravidanza non usano metodi di pianificazione familiare sicuri ed efficaci, per motivi legati al mancato accesso alle informazioni e ai servizi o supporto da parte dei partner e della comunità, mettendo a rischio la possibilità di costruire un futuro migliore per sé, le proprie famiglie e comunità.

Nel Rapporto “Worlds Apart. Reproductive health and rights in an age of inequality”, presentato lo scorso ottobre, l’UNFPA si era soffermato sulle disuguaglianze, in particolare sulla condizione economica di donne e ragazze, la disparità di genere e l’accesso alla salute sessuale e riproduttiva. Due aspetti, questi ultimi, che più preoccupano nella situazione attuale.

Per sostenere il diritto alla pianificazione familiare, l’UNFPA indica degli standard.
– Assenza di discriminazione: le informazioni e i servizi per la pianificazione familiare non possono essere limitati in base a razza, sesso, lingua, religione, affiliazione politica, origine nazionale, età, status economico, luogo di residenza, stato di invalidità, stato civile, orientamento sessuale o identità di genere.
– Disponibilità: i Paesi devono garantire che materiali e servizi di pianificazione familiare siano accessibili a tutti.
Accettabilità: i servizi e le informazioni contraccettive devono essere fornite in modo dignitoso, nel rispetto sia dell’etica medica moderna sia delle culture di coloro a cui sono dirette.
Buona qualità: le informazioni sulla pianificazione familiare devono essere chiaramente comunicate e scientificamente accurate.
Decisioni informate: ogni persona deve avere il potere di compiere scelte riproduttive con piena autonomia, senza pressioni, coercizione o false dichiarazioni.
Privacy e riservatezza: tutti gli individui devono godere del diritto alla privacy quando cercano informazioni e servizi di pianificazione familiare;
– Partecipazione: i Paesi hanno l’obbligo di assicurare la partecipazione attiva e consapevole delle persone nelle decisioni che li riguardano, comprese le questioni di salute.
Responsabilità: i sistemi sanitari, i sistemi educativi, i leader e i decisori delle politiche devono essere responsabili nei confronti delle persone che servono in tutti gli sforzi per realizzare il diritto umano alla pianificazione familiare.

Vedo un futuro in cui ogni donna e ogni ragazza abbiano la capacità, le informazioni e i mezzi per modellare il proprio destino”, ha dichiarato Natalia Kanem, Direttore generale dell’UNFPA che in questi giorni si è recata assieme al Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres e l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i profughi Filippo Grandi nei campi dei rifugiati Rohingya in Blangladesh.
“Siamo profondamente preoccupati per le notizie di donne e ragazze che dopo essere state sottoposte a impensabili disagi, violenze e abusi, stanno ora affrontando rischi crescenti di matrimoni infantili, tratta e violenze di genere – ha aggiunto la Dott.ssa Kanem – Garantire la sicurezza, il benessere e la dignità delle donne e ragazze Rohingya è e deve rimanere fondamentale. Le sopravvissute allo stupro e altre forme di violenza sessuale continuano a subire traumi fisici e psicologici acuti, che sono spesso aggravati dallo stigma sociale e dalle gravidanze indesiderate”.

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