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Frenare il declino delle api limitando l’uso dei pesticidi

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Le api hanno un ruolo importantissimo per l’ecosistema come impollinatori sia nei sistemi agricoli che nell’ambiente naturale e sono considerate un indicatore biologico della qualità dell’ambiente. Da anni rappresentano una delle emergenze ecologiche a cui bisogna far fronte, infatti quasi il 10% delle specie di api selvatiche europee è attualmente minacciata ed è costantemente in declino su scala globale.

La causa di questa persistente scomparsa è una combinazione di fattori, in particolare la perdita di habitat, la presenza di parassiti, le malattie delle specie invasive e il cambiamento climatico. L’uso di antiparassitari è considerato un’ulteriore minaccia per le api selvatiche e si sono riscontrati, sia in laboratorio che nel loro ambiente naturale, gli effetti negativi dei pesticidi sul comportamento dei bombi (le api selvatiche), sulla riproduzione e sul successo della colonia.

E proprio di pesticidi si ritorna a parlare in uno Studio pubblicato sul Nature Ecology and Evolution, dal titolo Pesticide reduces bumblebee colony initiation and increases probability of population extinction, secondo cui le api regine esposte al thiamethoxam, pesticida della classe dei neonicotinoidi, riducono del 26% la probabilità di iniziare una colonia e deporre uova.

La specie presa in considerazione è il bombo terrestre, una delle Apidi più diffusa in Europa e spesso scambiata erroneamente per un calabrone.

L’esperimento, durato 14 settimane, ha visto l’esposizione delle regine del bombo terrestre al thiamethoxam e, contemporaneamente, a 2 fattori di stress naturali: il parassita Crithidia e alla durata variabile della loro ibernazione.

I risultati ottenuti hanno mostrato che le api esposte al thiamethoxam hanno collocato il 26% in meno di uova rispetto a quelle che non sono state esposte al pesticida e hanno avuto bisogno di un tempo maggiore per dare inizio alla nuova colonia. I dati portano i ricercatori a pensare che il pesticida possa aumentare drammaticamente la probabilità di estinzione della popolazione delle api.

Il bombo terrestre, come le api solitarie, ha un ciclo di vita annuale per cui le regine iniziano una colonia in primavera. Le regine sono solitarie in questa fase e non hanno una colonia che le protegga dai fattori ambientali. Il successo dipende interamente dalla sopravvivenza della regina e dalla capacità di avviare una colonia e, in quanto tale, rappresenta un periodo critico ed estremamente vulnerabile nel ciclo di vita. Sebbene le regine siano esposte ad una serie di pesticidi per tutto l’arco della loro vita, finora non è stata fatta una ricerca sugli impatti che i pesticidi hanno sulle regine nel momento di fondazione della colonia e sulla loro capacità di avviarla.

Oltre alla potenziale minaccia dell’esposizione ai pesticidi, le regine devono affrontare anche una serie di fattori di stress ambientali che possono ridurre la loro sopravvivenza. Prima di iniziare una colonia in primavera, le regine devono sopravvivere all’ibernazione nella stagione invernale, durante la quale possono perdere fino all’80% delle loro riserve di grasso, rendendole ulteriormente vulnerabili. Come previsto dagli studi precedenti, la durata di ibernazione ha avuto un impatto sulla creazione della colonia e sulla deposizione delle uova, ma non è stato riscontrato un legame con l’utilizzo del pesticida.

Poco si sa sulla sopravvivenza della regina del bombo terrestre in natura, ma gli studi in laboratorio hanno dimostrato che una serie di fattori, come il peso pre-ibernazione, la durata di ibernazione e il genotipo della regina e del suo compagno, possono essere importanti. Inoltre, la presenza di parassiti può influenzare la sopravvivenza durante il periodo di ibernazione. Ad esempio, nel post-ibernazione si è riscontrato, in condizioni di laboratorio, che le regine attaccate dai parassiti avevano perso fino all’11% in più di massa durante l’ibernazione e una riduzione del 40% dell’idoneità fisica rispetto alle regine non infette.

Si può notare che le condizioni di sopravvivenza per le api selvatiche è già molto rischiosa e i pesticidi, in particolare il thiamethoxam, può renderla ancora più complicata. Bisogna ricordare che i neonicotinoidi sono la classe di pesticidi più diffusa al mondo e che sono coinvolti nel processo di declino sia delle api selvatiche che delle farfalle. Già dal 2013, il thiamethoxam è stato soggetto a restrizioni in Unione Europea per le colture di api e per la fioritura, solo recentemente però è entrata in vigore anche una serie di regolamentazioni sul suo utilizzo in Nord America. Il divieto presente nell’Ue è nato come temporaneo per un arco di tempo di 2 anni e, anche ora che si stanno analizzando i dati, rimane in vigore. Si aprono, però, 2 correnti divergenti: se da una parte gli ambientalisti ne richiedono un divieto perenne, dall’altra gli agricoltori avvertono che una sua completa proibizione potrebbe portare a perdite di coltura e ad un ritorno a vecchi pesticidi, ancora più dannosi.

Sicuramente vanno condotte ulteriori ricerche per conoscere gli impatti a lungo termine sulla riduzione delle colonie osservata e sulla dinamica di crescita o diminuzione della popolazione delle api. Tuttavia, ulteriori studi servono anche per prendere mirate decisioni politiche relative all’uso dei neonicotinoidi, dei loro composti e sul loro eventuale metodo di applicazione.

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