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20-22 maggio 2016, Ferrara Sharing Festival: condiviso pienamente!

Ferrara Sharing Festival 2016

Si è concluso ieri con uno straordinario successo di pubblico il Ferrara Sharing Festival (20-22 maggio 2016) all’insegna del claim “Condivido pienamente!”, il primo evento italiano dedicato all’economia collaborativa, il nuovo modello economico basato sull’accesso a beni e prodotti tramite la condivisione, il baratto, il prestito, il cambio e lo scambio, la locazione, la donazione e ilnoleggio, anzichè sul loro possesso in esclusiva.

Il Progetto, nato dall’incontro tra l’Associazione Italiana Sharing Economy, l’Agenzia Sedicieventi, il Comune di Ferrara e il Dipartimento di Economia dell’Università di Ferrara, ha raccolto oltre 100 speaker esperti del settore e 65 gli eventi, diffusi nel centro storico di Ferrara, gli antichi palazzi e le prestigiose Sala EstenseSala della Musica e Sala Alfonso I, oltre che all’Aula Magna dell’Università, mentre start up e imprese, assieme agli sponsor della Manifestazione, hanno avuto a disposizione il Chiostro di San Paolo.
Lo scopo è stato di “raccontare il mondo che sta arrivando, pensato con più momenti di confronto sul tema dell’economia collaborativa – ha sintetizzato Davide Pellegrini, Direttore artistico del Festival, nonché Presidente dell’Associazione Italiana Sharing Economy – Il mondo cambia in fretta, vogliamo dare gli strumenti per far prendere consapevolezza su questa nuova realtà, capire cosa sta cambiando e come adeguarsi”.

Si tratta di un fenomeno che non è facile circoscrivere in una “formula” (sharing economy) perché è diventato così dirompente da avere delle continue modificazioni, come peraltro è inevitabile.
Se è vero che le nuove tecnologie multimediali hanno avuto un ruolo determinante nella sua diffusione e la crisi economico-finanziaria iniziata nel 2007 ha spinto i consumatori a connettersi con i cosiddetti mercati peer-to-peer che trasformano risorse non utilizzate in occasioni di reddito e posti di lavoro, si deve riconoscere che, al di là dell’esplosione delle tecnologie digitali e della crisi, è in atto un cambiamento sociale e culturale che può riassumersi nella formula “closing the loop” ovvero dare maggior valore e durata a prodotti e materiali, riducendo i rifiuti e creando nuovi posti di lavoro, presupposti fondamentali della cosiddetta “economia circolare”.

Più le tecnologie migliorano, maggiori spazi e mezzi si creano per la condivisione delle risorse e la creazione di valore, come strati del cosiddetto “Internet of things”.

In Italia il trend del fenomeno è in continuo aumento. Un’indagine condotta TNS Italia (Società globale di consulenza su strategie di crescita per innovare il posizionamento dei brand, sviluppare prodotti e servizi, entrare in nuovi mercati) tra il 14 e il 19 ottobre 2015 su un campione rappresentativo della popolazione internet ha rilevato che il 70% degli intervistati conosce la sharing economy e che il 25% ne utilizza i servizi, soprattutto tra i più giovani.
Ma quali sono le motivazioni sottostanti l’uso?
Il “risparmio” è la ragione principale (41%), seguita da quella “esperienziale” che si sostanzia come innovatrice ed intelligente (39%), oltre che apprezzata risposta al consumismo (33%).

E non solo: sono valori importanti i legami sociali, il valore della fiducia verificata, il “feedback” ed i commenti che danno affidabilità al servizio/all’utente in sharing, come succede per le piattaforme di condivisione della mobilità o dell’accomodation.
La prospettiva poi, è ancora di crescita: 4 intervistati su 10 che oggi non sono ancora utilizzatori (45% degli intervistati) sono propensi all’uso in futuro o necessitano di maggiori informazioni per farlo, ma sono comunque aperti a queste nuove forme di business. Solo il 5% degli intervistati non pensa di utilizzarli in futuro.
È un mondo in forte evoluzione, che sta delineando una sua realtà, un mondo che necessita di ridefinizione – ha commentato Federico Capaci, CEO di TNS Italia – Il buon livello di apertura di chi non ne ha ancora fatto uso e l’esiguità di quanti se ne discostano, permettono di predire un trend futuro di crescita. I settori della mobilità e del leisure, nonché del baratto/scambio (di oggetti vari) risultano essere particolarmente potenziali”.

Sia le grandi che le piccole aziende si trovano in difficoltà a posizionarsi all’interno di questo panorama, mentre le start-up, soprattutto quelle che sviluppano questo tipo di interazioni, sono già predisposte a questo modello collaborativo e a loro le aziende tradizionali potrebbero approcciarsi per accedere a tali mercati.

Di certo la sharing economy non soppianterà l’economia tradizionale, ma a queste innovazioni bisognerà apprestare grande attenzione, anche se non è facile intercettare i consumatori collaborativi, ed alcune aziende si muovono nella direzione on demand ovvero dell’offerta su richiesta.

Le resistenze delle lobby, tuttavia, cercheranno di bloccare tali servizi, anche se il fenomeno abbisogna di una normazione (c’è una proposta di Legge depositata nel marzo u. s. alla Camera dei Deputati) che crei un quadro di regole chiare e trasparenti, in grado di tutelare il consumatore e di evitare l’evasione fiscale.

È certo, comunque, che il consumatore è sempre meno disposto ad assumere un comportamento passivo e non disdegna di fare l’imprenditore.
Il settore crescerà, perché è una scelta obbligata – ha affermato Pellegrini – Le condizioni di lavoro di una volta non torneranno più. E i processi collaborativi possono essere applicati in tutti i campi”.

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