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EVO: crollo della produzione nazionale di olive (-37%)

Il Dossier di Coldiretti e Unaprol “2022 fra clima e guerra, nasce l’olio nuovo” attesta che l’anno che sta per chiudersi è stato profondamente segnato dai cambiamenti climatici, fra maltempo e siccità con il moltiplicarsi degli eventi estremi, che ha determinato il crollo della produzione nazionale di olive (-37%) e che costringe gli italiani a dire addio a oltre una bottiglia su 3 di olio extravergine Made in Italy.

In occasione della Giornata mondiale dell’olivo, proclamata dalla XV Conferenza generale dell’UNESCO nel 2019  e che si svolge ogni anno il 26 novembre 2022 e che si prefigge di incoraggiare la protezione di questo albero e dei valori che incarna, al fine di apprezzarne l’importante significato sociale, culturale, economico e ambientale per l’umanità, Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, e Unaprol, l’Associazione italiana dei Produttori del settore dell’olio di oliva e delle olive, hanno presentato “2022 fra clima e guerra, nasce l’olio nuovo”.

Il Dossier esclusivo, realizzato su dati Ismea, evidenzia come l’anno che sta per concludersi sia stato profondamente segnato dai cambiamenti climatici, fra maltempo e siccità con il moltiplicarsi degli eventi estremi, che ha determinato il crollo della produzione nazionale di olive (-37%) e che costringe gli italiani a dire addio a oltre una bottiglia su 3 di olio extravergine (EVO) Made in Italy.

Se poi si aggiungono le tensioni internazionali con la guerra in Ucraina e i rincari di energia e materie prime si può ben comprendere le difficoltà delle aziende agricole alle prese con ricavi sempre più ridotte e dei consumatori che si ritrovano con prezzi rincarati delle bottiglie sugli scaffali.

La produzione nazionale del 2022 – riferiscono Coldiretti e Unaprol – è crollata a circa 207 milioni di chili, in netta diminuzione rispetto alla campagna precedente. I cali peggiori si registrano al Sud Italia, specie nelle regioni più vocate all’olivicoltura dalla Puglia alla Calabria, che da sole rappresentano il 70% della raccolta nazionale. In Puglia, cuore dell’olivicoltura italiana, si arriva a un taglio del 52% a causa prima delle gelate fuori stagione in primavera e poi dalla siccità, mentre continua a perdere terreno il Salento distrutto dalla Xylella che ha bruciato un potenziale pari al 10% della produzione nazionale.
Ma crollano anche la Calabria (-42%) e la Sicilia (-25%). La situazione migliora spostandosi verso il Centro e il Nord, con il Lazio che – spiegano Coldiretti e Unaprol – registra un progresso del +17% e l’Umbria e la Toscana fanno ancora meglio con +27%, mentre l’Emilia-Romagna cresce del +40% e la Liguria del +27%. Incrementi ancora maggiori in Veneto con +67% e in Lombardia che segna un +142% con gli uliveti che si estendono dalle sponde dei laghi di Garda, Como, Maggiore, fino alle valli alpine.

In questo scenario i costi delle aziende olivicole – evidenziano Coldiretti e Unaprol –sono aumentati in media del 50% e quasi 1 realtà su 10 (9%) lavora in perdita con il rischio di chiusura, secondo dati del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA). A pesare, in particolare, i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne, mentre il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti e Unaprol. Gli olivicoltori e frantoiani, inoltre, sono costretti a fronteggiare l’incremento dei costi quintuplicati dell’elettricità.

Se i costi crescono, scendono i ricavi delle imprese, mentre il carrello della spesa delle famiglie registra aumenti dei prezzi al dettaglio per la maggior parte dei prodotti della tavola – spiegano Coldiretti e Unaprol – con le nuove produzioni di EVO fra le più sensibili ai rincari. L’Italia – precisano Coldiretti e Unaprol – è fra i primi tre maggiori consumatori di EVO al mondo con circa 480 milioni di chili, subito dopo la Spagna e prima degli Stati Uniti, e rappresenta il 15% dei consumi mondiali, secondo elaborazioni di Coldiretti e Unaprol sugli ultimi dati IOC (International Oil Council).

Gli italiani usano in media 8 chili a testa di EVO e ogni famiglia spende in media 117 euro all’anno per acquistare olio d’oliva che è anche l’alimento più popolare sulle tavole nazionali, addirittura più di pane e pasta, utilizzato da oltre il 97% degli italiani nell’ultimo anno, secondo un’analisi di Coldiretti sui dati Istat sugli stili alimentari con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative come la Evo School  di Unaprol che forma gli esperti dell’olio del XXI secolo. Per quel che riguarda i consumi interni – evidenziano Coldiretti e Unaprol – resta forte la propensione all’acquisto all’interno delle grandi catene commerciali ma cresce la tendenza all’acquisto diretto dalle aziende agricole e dai frantoi.

Per sostenere le aziende italiane e non cadere nell’inganno del falso Made in Italy,  Coldiretti e Unaprol consigliano di scegliere verificando attentamente l’etichetta.  Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitariobbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva.

L’Italia – evidenziano Coldiretti e Unaprol – può vantare una qualità che non ha eguali al mondo, confermata anche dalla produzione di quest’anno, grazie al più ricco patrimonio di varietà di oli a livello globale con una crescita di oltre il 22% in valore delle vendite italiane all’estero nei primi otto mesi del 2022, con gli Stati Uniti che da soli rappresentano il 31% del totale, seguiti da Germania, Francia, Canada e Regno Unito.

Per sostenere le produzioni nazionali, resistere ai cambiamenti climatici e difendere la sovranità alimentare nazionale con la dieta Mediterranea, Coldiretti e Unaprol chiedono un piano strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione e di stoccaggio delle acque.

Occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese con 250 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione che producono un alimento importante per la salute che non deve mancare dalle tavole degli italiani – ha dichiarato il Presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – L’obiettivo di rilanciare una produzione nazionale dell’olio d’oliva messa a rischio anche dal Nutriscore, sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto, che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute”.

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