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Eventi estremi: l’estate non è più quella di un tempo

eventi estremi

L’estate, come l’abbiamo conosciuta finora, sta scomparendo. In Nord America, Europa e parte dell’Asia i periodi di caldo intenso infatti potrebbero diventare persistenti e portare più frequentemente a eventi estremi, come ondate di calore, inondazioni e incendi. Lo indicano due ricerche europee  condotte dal PIK (Potsdam Institute for Climate Impact Research) e pubblicate rispettivamente il 20 agosto 2018 su Nature Communications ( The influence of Arctic amplification on mid-latitudine summer circulation) e il 17 agosto su Nature Scientific Reports (Alberta wildfire 2016: Apt contribution from anomalous planetary wave dynamics).

I ricercatori hanno studiato gli effetti estivi dell’amplificazione artica, ovvero di un riscaldamento dell’Artico maggiore di quello globale, con stagioni sempre più anomale nella regione, come avvenuto la scorsa primavera, riducendo  il “gradiente”, la differenza tra la temperatura al polo Nord e all’Equatore e cambiando la dinamica dell’atmosfera.

Gigantesche correnti d’aria avvolgono il Pianeta nella parte superiore della troposfera [ndr: lo strato dell’atmosfera che si estende dal suolo fino a 10-15 km in altezza] il nostro globo nella parte superiore della troposfera, che chiamiamo onde planetarie – ha affermato Hans Joachim Schellnhuber, Direttore del PIK – Ora si stanno accumulando le prove che l’umanità sta scherzando con questi enormi venti. Alimentato dalle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo, il riscaldamento globale sta con ogni probabilità modificando gli schemi naturali“.

Solitamente queste onde planetarie, dette anche onde di Rossby dal nome del fisico svedese che per primo le identificò e ne diede spiegazione, sono enormi correnti d’aria che scorrono intorno al globo da ovest verso est alle medie latitudini, soprattutto nella media e alta troposfera (corrente a getto), assumendo una forma vagamente sinusoidale più o meno accentuata.
Tuttavia, quando vengono intrappolati a causa di un meccanismo di risonanza sottile – ha aggiunto Schellnhuber – rallentano in modo tale che le condizioni meteorologiche in una determinata regione si blocchino, sì che le piogge siano incessanti, provocando alluvioni, le giornate di sole divengano ondate di calore, innescando condizioni ideali per il divampare di incendi“.

Mentre potrebbe non sembrare così grave avere più prolungati episodi di sole in estate, questa situazione è in effetti un grave rischio climatico – ha sottolineato a sua volta Dim Coumou,  ricercatore al PIK nonché alla Vrije Universiteit di Amsterdam, principale autore dello Studio – Stiamo registrando un aumento delle temperature dovute al riscaldamento globale causato dall’uomo, che intensifica le ondate di calore e le forti piogge e, inoltre, potremmo avere dei cambiamenti nella dinamica dell’atmosfera che esacerberebbero gli eventi meteorologici estremi. Questo è piuttosto preoccupante“.

Questa estate è un esempio di come tale situazione di stallo possa avere un impatto sulle società con le minacce ai raccolti cerealicoli per le persistenti condizioni di caldo e siccità in molte aree dell’Europa nord-occidentale, Russia e in alcune parti degli Stati Uniti .

Un team internazionale di scienziati ha sottoposto a revisione i risultati della ricerca del PIK e ha provato a collegare i vari aspetti, con particolare attenzione ai fattori correlati all’Artico che si riscalderebbe 4 volte di più del resto dell’emisfero settentrionale, riducendo il “gradiente”, la differenza tra la temperatura al polo Nord e all’Equatore e determinando cambiamenti nella dinamica dell’atmosfera.
Ci sono molti studi ora che indicano come una serie di fattori potrebbero contribuire ad aumentare la situazione di stallo delle correnti d’aria nelle medie latitudini – ha affermato Simon Wang della Utah State University e coautore del documento di revisione – Oltre al riscaldamento dell’Artico, c’è anche la possibilità di uno spostamento indotto dai cambiamenti climatici delle tradizionali direzioni dei monsoni tropicali. Per effetto del riscaldamento globale, le piogge monsoniche estive indiane probabilmente si intensificheranno [ndr: le alluvioni, che hanno colpito lo Stato indiano del Kerala, conseguenti ad eccezionali piogge monsoniche di Agosto, hanno provocato oltre 400 morti e un milione di sfollati], influenzando anche la circolazione atmosferica globale e contribuendo a creare ulteriori schemi meteorologici in stallo. Tutti questi meccanismi non funzionano isolatamente, ma interagiscono. C’è una forte evidenza che i venti associati ai sistemi meteorologici estivi si stanno indebolendo e questo può interagire con le cosiddette onde amplificate quasi stazionarie amplificate. Questi effetti combinati determinano schemi meteorologici più duraturi e quindi condizioni meteorologiche più estreme“.

Secondo  i ricercatori che hanno condotto il caso studio dei devastanti incendi che hanno sconvolto lo Stato dell’Alberta (Canada) nel 2016, i roghi sono stati preceduti da uno stallo delle masse d’aria sulla regione, in abbinamento con il fenomeno di El Niño molto forte, che hanno favorito condizioni insolitamente secche ed alte temperature al suolo, con conseguente aumento del rischio di incendi. Ci sono voluti circa 2 mesi prima che la situazione venisse dichiarata sotto controllo. Questo disastro è risultato il più costoso della storia canadese con danni totali che hanno raggiunto i 4,7 miliardi di dollari canadesi.

Chiaramente, il modello di onde planetarie non era l’unica causa dell’incendio, ma era un ulteriore importante fattore che scatenato uno sciagurato disastro– ha dichiarato afferma Vladimir Petoukhov del PIK e principale autore del case study – In effetti, la nostra analisi rivela che al di là di quel singolo evento, in realtà a partire dagli anni ’80, le onde planetarie sono state un fattore significativo per i rischi di incendi boschivi nella regione. Dal momento che è possibile rilevare gli schemi d’onda con un lead time relativamente lungo di dieci giorni, ci auguriamo che le nostre scoperte possano aiutare i gestori delle foreste e a fare previsioni più attendibili sui rischi di incendi in futuro“.

Le simulazioni al computer per lo più suffragano le nostre osservazioni e la comprensione teorica dei processi – ha concluso Coumou – Tuttavia, i cambiamenti osservati sono in genere più accentuati rispetto a quelli osservati nei modelli climatici. Quindi le simulazioni sono troppo conservative o i cambiamenti osservati sono fortemente influenzati dalla variabilità naturale. La nostra revisione mira a identificare le lacune di conoscenza e le strade da percorrere per la ricerca futura. C’è ancora molto da fare, incluso l’apprendimento automatico e l’utilizzo di big data. Mentre non abbiamo certezze, tutto sommato lo stato della ricerca indica che i cambiamenti nelle correnti d’aria possono, insieme ad altri fattori, portare ad un fenomeno che suona divertente ma non lo è: extreme extremes“.

In copertina: Immagine degli incendi che hanno devastato nel maggio 2016 lo Stato dell’Alberta nel Canada (fonte: The Canadian Press)

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