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Eurostat: l’UE marcia a due velocità verso gli obiettivi energetici al 2020

I dati rilasciati da Eurostat relativi ai consumi energetici e al contributo delle fonti rinnovabili nei consumi finali di energia nel 2017, confermano che l’UE difficilmente riuscirà a conseguire al 2020 l’obiettivo prefissato di efficienza energetica, mentre quelle sulle rinnovabili dovrebbe essere a portata di mano.

Nei giorni scorsi Eurostat la pubblicato le statistiche ufficiali relative al 2017 sia per i consumi energetici  (7 febbraio 2019) che per la relativa copertura da rinnovabili (12 febbraio 2019), che evidenziano come, rispetto agli obiettivi del “Piano Clima ed Energia 2020”, l’UE non faccia progressi in modo uniforme.

Infatti, se il divario rispetto all’obiettivo (20%) di efficienza energetica per il 2020 ha continuato ad aumentare, quello per le rinnovabili nei consumi finali lordi di energia (20%) dovrebbe essere a portata di mano.

Destano preoccupazioni i consumi energetici che dai dati Eurostat risultano in aumento  per il 3° anno consecutivo, portandosi a 1.561 Mtoe (Milioni di tonnellate di petrolio equivalente), mentre il consumo finale di energia ha raggiunto 1.222 Mtep,(entrambi +1% sul 2016).

In base all’obiettivo vincolante prefissato, il consumo di energia primaria non dovrebbe superare i 1.483 Mtep e il consumo finale di energia non oltre i 1.086 Mtep nel 2020, mentre nel 2017, il consumo di energia primaria nell’UE era del 5,3% superiore all’obiettivo di efficienza per il 2020 e quello sul consumo finale di energia nell’UE è stato del 3,3% superiore all’obiettivo di efficienza per il 2020.

Solo 8 Paesi, secondo Eurostat, hanno ridotto i consumi di energia primaria nel 2017. L’Italia ha incrementato leggermente i consumi di energia primaria (+0,7% sul 2016 con 148,9 Mtoe), mentre ha ridotto di poco i consumi finali, che si sono attestati a 115,2 Mtoe (-06% rispetto al 2016).

Se si tiene presente che la nuova Direttiva sull’efficienza energetica prevede un nuovo obiettivo per il 2030 di riduzione del 32,5% corrispondenti ad un consumo di energia primaria non superiore a 1.273 Mtep e un consumo finale di energia di 956 Mtep, si può ben comprendere quanto sia in salita il percorso da effettuare.

L’andamento negli anni dell’efficienza energetica nell’UE

Va meglio l’Italia per il contributo delle fonti rinnovabili nei consumi finali di energia, risultata al 2017 tra gli 11 Paesi dell’UE che hanno già ottenuto l’obiettivo prefissato, con il 18,3% rispetto a un traguardo nazionale del 17%.

Nel complesso dell’UE, i dati Eurostat del 2017 indicano che la quota di fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia ha raggiunto il 17,5% (+0,5% rispetto al 2016), confermando i dati del Rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, diffuso lo scorso dicembre.

Tra i Paesi più “rinnovabili”, svetta la Svezia che ha raggiunto il 54,5%, seguono Finlandia (41,0%), Lettonia (39,0%), Danimarca (35,8%) e Austria (32,6%), mentre Olanda (7,4 punti percentuali dal suo obiettivo nazionale 2020), Francia (6,7 punti percentuali), Irlanda (5,3 punti percentuali), Regno Unito (4,8 punti percentuali),Lussemburgo (4,6 pp), Polonia (4,1 pp) e Belgio (3,9 pp) sono i Paesi più lontani dai loro obiettivi nazionali.

Anche per le rinnovabili l’UE ha fissato al 2030 un nuovo obiettivo del 32%, in linea con gli impegni previsti dall’Accordo di Parigi. La scorsa settimana è stato pubblicato un Rapporto di Eurofound, l’Agenzia UE per le politiche sociali, occupazionali e connesse al lavoro, in cui si indica che investire per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo sulla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra per limitare l’innalzamento della temperatura globale, avrebbe un impatto economico positivo al 2030 per l’Unione europea nel suo complesso, sia in termini di PIL (+1,1%) sia per i posti di lavoro (+0,5%).

 

 

 

 

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