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Energia e concorrenza: superare definitivamente la maggior tutela

Un Rapporto dell’Istituto Bruno Leoni evidenzia come la concorrenza nella vendita di energia elettrica e gas abbia stimolato la nascita di nuove imprese, attirato investimenti e determinato la creazione di nuova occupazione. Ma il settore si trova oggi in mezzo al guado e alcuni interventi rischiano di limitare i benefici per i consumatori: è quindi importante riprendere la strada per il completamento della liberalizzazione e rimuovere gli ostacoli regolatori alla concorrenza.

Si riduce il gap tra libero mercato e quello in maggior tutela nel 2022 per le forniture energetiche, con sempre più italiani che scelgono il mercato libero per le loro forniture di energia.

È questo uno dei dati che sono emersi dallo Studio Energia e concorrenza: se non ora quando?”,  realizzato dall’Istituto Bruno Leoni (IBL) per conto di Illumia SpA, il primo family business italiano nel mercato retail di energia e gas, secondo la classifica dell’ARERA, e presentato la Bologna lo scorso febbraio in occasione del Convegno “Il mercato alla prova dei fatti: crisi energetica superata?”.

Il Rapporto descrive l’evoluzione del settore a partire dall’avvio della liberalizzazione della vendita ai clienti finali (2003 per il gas e 2007 per l’energia elettrica). La concorrenza nella vendita di energia elettrica e gas ha stimolato la nascita di nuove imprese, ha attirato investimenti e ha determinato la creazione di nuova occupazione. Ad oggi, sono operative circa 1.000 imprese della vendita, che occupano circa 18.000 addetti (il doppio se si considera anche l’indotto) e investono in media 150 milioni di euro l’anno. Ciò ha consentito la proliferazione di offerte commerciali, con forti potenzialità di risparmio, che sono state prontamente colte dai consumatori: i due terzi delle famiglie hanno scelto un’offerta sul libero mercato, mentre i tassi di switching ovvero la percentuale di famiglie che annualmente decide di cambiare fornitore oppure di passare dal mercato di maggior tutela al mercato libero sono in continua crescita e i reclami in diminuzione.

La figura illustra la copertura territoriale degli operatori. Una porzione notevole di questi è attiva in massimo cinque regioni: rispettivamente, il 32% e il 46% per elettricità e gas. La dimensione media delle imprese sembra essere maggiore nel mercato elettrico: gli operatori attivi in 11 o più regioni del Paese sono infatti oltre la metà, mentre in quello del gas il numero non raggiunge il 40% (Fonte: IBL).

Secondo il Rapporto, la liberalizzazione del mercato è stata a lungo oggetto di intensi confronti. Due sono state principalmente le questioni in ballo:
– in primo luogo, se la concorrenza abbia prodotto una effettiva riduzione dei prezzi o se, invece, non abbia reso la filiera più costosa, aumentando oltre tutto il rischio di truffe ai danni dei consumatori;
– secondariamente, se un eventuale superamento dei regimi di tutela non possa dar luogo a comportamenti predatori da parte degli operatori.

In realtà, le evidenze disponibili suggeriscono che – almeno fino a oggi – la concorrenza ha prodotto benefici. Inoltre, i rischi connessi al superamento della tutela sono principalmente legati a un dato patologico della struttura di mercato – il disegno stesso della tutela, in particolare nel settore elettrico, che determina un mercato fortemente concentrato – e non ad aspetti fisiologici del mercato. Di conseguenza, un corretto disegno delle modalità pratiche per il completamento della liberalizzazione può mitigare i rischi a massimizzare la probabilità che i consumatori catturino i benefici della concorrenza.

La domanda è stata finora il gigante addormentato dei mercati dell’energia. Eppure le nuove tecnologie mettono a disposizione innumerevoli opportunità di ingaggiare i consumatori, direttamente o attraverso forme di aggregazione, per fornire servizi (per esempio legati allo spostamento dei carichi al di fuori delle ore di picco). Ciò può servire sia a ridurre l’onere economico dei consumatori, e anzi a offrire loro una remunerazione, sia a massimizzare l’apporto di fonti verdi o ridurre le emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra. Queste opportunità sono destinate a crescere ulteriormente man mano che andranno avanti il processo di elettrificazione dei consumi e l’installazione di impianti distribuiti per la generazione elettrica (in particolare il fotovoltaico di piccola taglia) e dei sistemi di stoccaggio dell’energia (incluse le batterie delle automobili elettriche).

Gli esiti dei mercati confermano che la scommessa può essere vincente ma è necessario garantire la stabilità e la certezza delle norme – ha affermato Carlo Stagnaro, Direttore ricerche e studi dell’IBL e autore, insieme a Giacomo Da Ros, dello studio Mai come adesso è stato necessario uscire dalla logica ‘one size fits all’ [ndr: approccio per cui una soluzione individuata dal legislatore deve andar bene senza alcun adattamento alla situazione specifica, in tutte le diverse realtà] e ampliare i gradi di libertà e la fantasia dei mercati, per superare un periodo difficile e trovare, dal basso, nuovi strumenti per coniugare crescita economica, sviluppo sociale e sostenibilità ambientale”.

Nel corso del Convegno, a cui ha partecipato il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin che nell’occasione ha annunciato la trasmissione alla Commissione UE del Decreto sulle comunità energetiche, dopo la conclusione della Consultazione pubblica , è emersa la necessità di completare la liberalizzazione e rimuovere gli ostacoli regolatori alla concorrenza che danneggiano le imprese e i consumatori.

L’unica leva che oggi abbiamo per abbassare i prezzi è ridurre i consumi, efficientare le strutture e mettere in campo strumenti come l’autoconsumo e le comunità energetiche – ha osservato Marco Bernardi, Presidente di Illumia – Tra le tante misure approvate nell’ultimo anno, una sola ha supportato aziende come Illumia: le garanzie prestate da SACE [ndr: la società per azioni controllata da parte del Ministero dell’economia e delle finanze, specializzata nel settore assicurativo-finanziario] a favore delle banche per la concessione di prestiti (Decreto Aiuti) in quanto ha ridotto la pressione finanziaria. Quello che chiediamo adesso è che SACE riesca a contro garantire le banche anche per l’emissione di fidejussioni a favore dei fornitori, magari legando il meccanismo a certi livelli di prezzo particolarmente alti“.

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