Secondo un nuovo rapporto del Green Finance Institute (GFI), il raggiungimento dell’obiettivo climatico dell’UE per il 2030 richiede 3,5 trilioni di euro di investimenti in questo decennio per decarbonizzare gli edifici nell’UE, ma sulla base degli attuali PNRR degli Stati membri mancano 2,75 trilioni di euro, il più grande divario di investimenti per il clima di qualsiasi settore, per colmare il quale è stata lanciata una coalizione per sviluppare prodotti finanziari innovativi.
Il settore edilizio europeo è responsabile del 40% del consumo di energia, il più alto di qualsiasi energetico, più energia di qualsiasi altro settore, e rappresenta il 36% delle emissioni di gas a effetto serra legate all’energia dell’UE Il 97% degli edifici europei – ben 215 milioni – richiederà un certo livello di ristrutturazione prima del 2050. Per raggiungere l’obiettivo climatico dell’UE per il 2030, in questo decennio saranno necessari 3,5 trilioni di euro di investimenti totali per decarbonizzare gli edifici europei attraverso la ristrutturazione. Sulla base degli attuali piani degli Stati membri, il divario di investimenti al 2030 è stimato a 2,75 trilioni di euro. Gli investimenti pubblici da soli non possono colmare questo divario. Con gli investimenti per la ripresa dalla pandemia e per l’emergenza climatica in cima all’agenda dell’UE, c’è un’opportunità unica in un momento cruciale per mobilitare finanziamenti pubblici e investimenti privati nelle ristrutturazioni edili.
È quanto emerge dal report “Unlocking the Trillions: Public-private innovation to deliver the EU’s renovation wave ambition”, pubblicato dal Green Finance Institute (GFI),il principale ente inglese per la collaborazione del settore pubblico e privato nella finanza verde, in occasione del lancio (23 novembre 2021) dell’iniziativa Coalition for the Energy Efficiency of Buildings Europe (CEEB Europe) che riunisce i leader nei settori finanziario, immobiliare ed energetico, e attraverso le politiche, il mondo accademico e le organizzazioni non profit di ogni Paese in cui opera (tra cui l’Italia), per sviluppare prodotti finanziari innovativi che colmeranno il divario degli investimenti nel rinnovamento del parco edilizio europeo.
Il report mette in evidenza che la maturità del mercato finanziario, l’ambiente favorevole e l’ambizione politica sono i pilastri su cui si basa l’innovazione finanziaria, anche se il panorama europeo non è uniforme.
In Italia, ad esempio, il settore edilizio è responsabile del 36% delle emissioni totali di gas serra del paese e del consumo del 40% dell’energia totale, del 50% delle materie prime estratte e del 21% del consumo di acqua, come ha rilevato Green Building Council Italia . Inoltre, l’efficienza energetica del patrimonio edilizio italiano è inferiore alla media europea, con l’82% degli edifici costruiti prima dell’approvazione della prima legge sull’efficienza energetica, tal che la maggior parte degli edifici italiani rientra nella classe G (il più basso), in base al sistema di certificazione delle prestazioni energetiche degli edifici, il peggior punteggio di efficienza possibile.
A luglio, la Commissione europea ha presentato il Pacchetto legislativo “Fit for 55” per sostenere una transizione su larga scala verso la neutralità climatica; al cui nterno ci sono una serie di proposte per gli edifici a sostegno della Strategia “Ondata di ristrutturazioni” dello scorso anno, che ha definito l’urgenza con cui dobbiamo rinnovare e aggiornare il nostro patrimonio edilizio.
L’UE mira a raddoppiare il tasso di ristrutturazione entro il 2030 e lo sostiene con il Piano di ripresa e resilienza (Recovery and Resilience Facility); che prevede che il 37% dell’investimento disponibile deve essere destinato a progetti di mitigazione del clima, tra cui la ristrutturazione degli edifici. Al di là di questo notevole impegno finanziario, sottolinea il report, l’investimento aggiuntivo necessario per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% è ancora di 275 miliardi di euro all’anno fino al 2030: il più grande deficit di investimenti per il clima di qualsiasi altro settore.
Alla fine di ottobre, erano 26 gli Stati membri avevano presentato i propri PNRR, e pochissimi di questi hanno stabilito di far leva sui fondi pubblici per attirare i finanziamenti privati a sostegno degli investimenti o delle attività di rinnovamento a lungo termine, come ha evidenziato lo Studio di Renovate Europe, affidandosi per lo più a programmi di sovvenzioni.
Il capitale pubblico reso disponibile durante l’attuale bilancio dell’UE fino al 2027, sottolinea crea un’opportunità unica per la costruzione di un mercato finanziario verde a lungo termine e su larga scala. Con i giusti meccanismi di supporto e i prodotti finanziari in atto, le sovvenzioni e i prestiti forniti agli Stati membri possono fungere da catalizzatore vitale per l’afflusso di finanziamenti privati. Aumentare gli investimenti privati nel miglioramento del patrimonio edilizio europeo è essenziale per la longevità e lo slancio della transizione verso la neutralità del carbonio, nonché per il suo successo finale. Allo stesso tempo, c’è una tendenza all’accelerazione degli afflussi netti di capitale alla ricerca di investimenti allineati net-zero in tutta Europa.
“Anche se inferiori rispetto a quanto è necessario, i bilanci di recupero dell’Europa hanno il potenziale per dare il via al rinverdimento su larga scala del patrimonio edilizio – ha dichiarato la Direttrice generale del Green Finance Institute, Rhian–Mari Thomas OBE – Tuttavia, per guidare l’investimento necessario di oltre 3,5 trilioni di euro nella ristrutturazione fino al 2030, sarà fondamentale un approccio collettivo e focalizzato sui risultati. Abbiamo lanciato CEEB Europe per lavorare in collaborazione con altri per raccogliere fondi privati in questo settore, convocando coalizioni di esperti in proprietà, finanza, politica e catena di fornitura per esaminare e sviluppare le soluzioni per superare le barriere agli investimenti”.
CEEB Europe ha condotto un esercizio di mappatura unico per identificare i Paesi ad alto potenziale con un paesaggio finanziario maturo, un ambiente favorevole e piani ambiziosi per l’ambiente costruito, con lo sguardo rivolto alla sfida del finanziamento del rinnovamento per ogni Paese coinvolto. Ha anche esaminato una selezione di iniziative pionieristiche a livello locale e comunitario che riuniscono gli attori del finanziamento della ristrutturazione e creano piattaforme per i proprietari di immobili in cerca di assistenza tecnica e finanziamenti a lungo termine e accessibili per i loro progetti di ristrutturazione.
Come passo successivo, la CEEB Europe collaborerà con i network e gli attori chiave della finanza e del settore immobiliare dei Paesi ad alto potenziale e con grandi ambizioni, per unirsi o creare coalizioni a livello nazionale che rispecchino il successo dell’esperienza della CEEB britannica, la piattaforma innovativa guidata dallo scopo per il finanziamento della ristrutturazione. Queste coalizioni lavoreranno attraverso le sfide e le opportunità specifiche del singolo Paese per la ristrutturazione su larga scala (in primo luogo) delle abitazioni.
“Il finanziamento pubblico collegato ai Piani di ripresa dell’Europa può dare il via all’Ondata di ristrutturazioni, ma non può sostenerla – ha sottolineato a sua volta James Hooton, Direttore del programma CEEB Europe – Pertanto, questi fondi rappresentano un’opportunità chiave per creare nuove politiche innovative e soluzioni di finanza pubblica per aumentare il capitale privato. CEEB Europe nasce per collaborare con gli attori dei paesi membri per sbloccare le barriere finanziarie, oltre che i dati, le normative e le politiche per rinnovare i loro edifici e per creare nuovi prodotti e strumenti per accelerare gli investimenti del settore privato per il raggiungimento delle ambizioni dell’Ondata di ristrutturazioni. Vogliamo collaborare con organizzazioni altrettanto dinamiche in questo contesto, per esaminare le sfide basandoci su un paese in concreto, e poi progettare e portare sul mercato le innovazioni per superarle”.