Edilizia e urbanistica Efficienza energetica Energia

Ristrutturazione energetica edifici: quanto è trasformativo il PNRR?

Secondo lo Studio condotto dal think tank E3G che ha analizzato per conto di Renovate Europe la quota dedicata alla ristrutturazione energetica del parco immobiliare nei Piani nazionali di recupero e resilienza (PNRR) di 18 Paesi membri, quello italiano destina 8,6 miliardi di euro (4,5%) della quota assegnata, contro una media dell’11%, di cui il 55% per il residenziale, mentre per gli edifici pubblici è prevista la quota del 45%. Per tutti i 5 parametri di valutazione utilizzati si indica la “necessità di miglioramenti”, pur con il Superbonus 110% indicato come “best practice”, anche se “non fornisce una strategia a lungo termine per sfruttare i finanziamenti privati ​​per la ristrutturazione dopo l’interruzione del regime nel 2022”.

I massicci finanziamenti messi a disposizione dall’UE nell’ambito del Recovery and Resilience Facility (RRF) non vengono utilizzati al massimo delle loro potenzialità e la quota dedicata alla ristrutturazione energetica del parco immobiliare nei Piani nazionali di recupero e resilienza (PNRR) indica che l’ambizione rimane bassa e che gli Stati membri mancano di lungimiranza per la pianificazione oltre il 2026, proprio in un momento in cui l’aumento dell’efficienza energetica viene resa più urgente che mai a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia.

È quanto emerge dallo StudioRenovate2Recover. How Transformational Are the National Recovery Plans for Buidings Renovation?”, lanciato in occasione del suo decimo anniversario da Renovate Europe, la Campagna di EuroACE (Alleanza Europea delle Imprese per l’Efficienza Energetica negli Edifici), che gode del sostegno di 49 partner dell’industria, della società civile e di 18 partner nazionali, e condotto da E3G, prestigioso think tank europeo che opera per accelerare una transizione globale verso un futuro a basse emissioni di carbonio e che si è avvalso del lavoro svolto nell’ambito del Green Recovery Tracker e del contributo dei partner nazionali della campagna.

Per la ripresa economica e sociale dopo la pandemia di Covid-19, la Commissione UE ha adottato il Next Generation Eu, lo strumento temporaneo che distribuisce tra gli Stati membri i fondi necessari per un totale di 750 miliardi euro, tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto. Il fulcro del Next Generation Eu è il Recovery and Resilience Facility (RFF) che copre oltre 672 dei 750 miliardi, per beneficiare dei quali gli Stati hanno dovuto presentare i relativi piani nazionali (PNRR), delineando i programmi di investimento e di riforma sulla base dei criteri suggeriti dalla Commissione UE, tra cui l’obbligo di spendere almeno il 37% della RRF in azioni legate al clima, incoraggiando il rinnovamento energetico come componente principale. 

Tra le priorità del Programma Next Generation EU sono incluse le misure per l’implementazione della Strategia “Renovation Wave” (Ondata di ristrutturazioni), prevista dal Green Deal europeo e adottata nel 2020 con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra degli edifici del 60 %, il consumo energetico del 14 % e del 18%per riscaldamento e raffrescamento. 

Tuttavia, sulla base dell’analisi compiuta da E3G tra 18 Stati membri, solo poco più dell’8% è destinato alla ristrutturazione energetica, ottenendo nella maggior parte dei casi solo un risparmio energetico del 30%, il minimo richiesto dalle linee guida RRF.

L’iniezione aggiuntiva senza precedenti di fondi pubblici è un’opportunità d’oro per impostare saldamente l patrimonio edilizio dell’UE saldamente sulla strada per raggiungere i suoi obiettivi dell’ondata di rinnovamento fino al 2030 e raggiungere gli obiettivi climatici per il 2050 -ha affermato Adrian Joyce, Direttore della Campagna Renovate Europe – Ma questi lavori di ristrutturazione devono essere eseguiti correttamente e i soldi devono essere spesi bene. E per questo servono ristrutturazioni profonde che vadano ben oltre il 30% di risparmio energetico”.

Lo studio ha rilevato infatti che l’importo totale dei previsti investimenti nella ristrutturazione energetica è di 39,9 miliardi di euro, ovvero l’8,4% della dotazione finanziaria totale. Questa percentuale varia da un minimo di poco più del 3% in Austria a un massimo del 16,4% in Belgio. L’Italia destina 8,6 miliardi di euro alle ristrutturazioni (4,5%), contro la media dei Paesi analizzati che si aggira intorno all’11%.

Guardando i numeri in termini pro capite, vediamo che c’è un’enorme variazione in tutta l’UE con la Grecia che prevede di spendere 384 euro pro capite per il rinnovamento energetico e l’Austria solo 11 euro. In Italia è prevista la spesa di 145 euro pro capite.

Gli investimenti proposti per la ristrutturazione energetica degli edifici si concentrano nel settore residenziale, che riceve oltre 23 miliardi di euro (58%) dei finanziamenti, con gli edifici del settore pubblico che appaiono come il secondo obiettivo di investimento con quasi 13 miliardi di euro (34%). Ma anche in questo caso sono notevoli le differenze tra i Paesi: la Slovenia prevede finanziamenti solo al settore pubblico, mentre la Germania assegnaal residenziale il 97% dei finanziamenti per il settore. In Italia il 55% è per il residenziale, mentre per gli edifici pubblici è prevista la quota del 45%.

Sulla base di 5 criteri di valutazione, (trasparenza e profondità di ambizione; prospettive e panorama finanziari; benefici moltiplicativi e integrazione; assistenza tecnica e supporto alla filiera; quadro di attuazione) il punteggio aggregato assegnato da E3G per la maggior parte dei Paesi prevede la “Necessità di miglioramento” ovvero che i Paesi stanno definendo una base ragionevole per fare progressi nel rinnovamento energetico, ma devono tradurlo in risultati pratici, mentre devono fare molto di più per ottenere un risultato veramente trasformativo con il finanziamento del PNRR.


Nella sezione finale dello Studio vengono suggerite 9 raccomandazioni che consentirebbero agli Stati membri di attuare i Piani di trasformazione e raggiungere gli obiettivi dell’Ondata di ristrutturazioni, introducendo miglioramenti nei 5 criteri di valutazione dei 18 PNRR analizzati, e che possono riscontrare nei rispettivi profili nazionali (qui quello dell’Italia):
1. dare priorità a ristrutturazioni profonde e alla scalabilità nella progettazione e attuazione di schemi;
2. allineare ogni progetto edilizio finanziato con la Tabella di marcia Renovation Wave al 2050;
3. migliorare la durata dell’impatto dello schema per far affluire i finanziamenti privati;
4. integrare la ristrutturazione con la decarbonizzazione del riscaldamento e applicare l’efficienza energetica come primo principio in modo coerente;
5. incorporare il principio renovate accanto a politiche più ampie e alle priorità socio-economiche;
6. rafforzare l’assistenza tecnica a livello regionale e locale;
7. finanziare ulteriori One-Stop-Shop [ndr: è lo sportello unico locale per supportare i proprietari d’immobili pubblici e privati nel processo di riqualificazione energetica degli edifici, previsto dalla Direttiva 844/2018/CE sulla prestazione energetica dell’edilizia, che anche l’Italia ha introdotto nel Decreto di recepimento] e scambiare le migliori pratiche;
8. migliorare le competenze della forza lavoro attraverso sistemi di accreditamento affidabili;
9. impegnarsi in un migliore monitoraggio e aggregazione dei dati per misurare l’impatto..L’Italia, nonostante l’insoddisfacente valutazione complessiva relativa alla ristrutturazione del parco edilizio del PNRR viene citata come best practice per il Superbonus 110% che si prevede possa  assicurare un terzo del risparmio energetico annuale fissato nel Piano nazionale Clima ed Energia (PNIEC) e un terzo degli sforzi di ristrutturazione annuale in termini di superficie, anche se “non fornisce una strategia a lungo termine per sfruttare i finanziamenti privati ​​per la ristrutturazione dopo l’interruzione del regime nel 2022”.

Al riguardo Renovate Italy  che all’interno della Campagna Renovate Europe raccoglie numerose realtà imprenditoriali (ANCE) e no profit (Legambiente) che promuovono attività e progetti per la riqualificazione energetica del patrimonio costruito nel nostro Paese, ha inviato 2 settimane fa una lettera al Governo in cui, sottolineando il forte impulso dato dal Superbonus 110% alla riqualificazione energetica, chiede tra l’altro che il suo prolungamento almeno fino a tutto il 2024, affinché possa costituire il fulcro della Strategia di Ristrutturazione di Lungo Periodo (LTRS).

Si ricorda che, ai sensi della Direttiva 2010/31/UE, tutti i Paesi membri erano tenuti a presentare entro il 10 marzo 2020 la propria LTRS con i piani e le azioni da intraprendere per riqualificare l’intero stock edilizio e trasformarlo in edifici a consumo quasi zero entro il 2050. Per non aver ottemperato a tale termine la Commissione UE aveva aperto lo scorso dicembre 2020 una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese, che è stata chiusa con l’invio della Strategia alla Commissione UE, dopo il parere favorevole espresso dalla Conferenza Unificata il 25 marzo 2021..

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