Circular economy

Economia circolare in UE: non procede secondo i Piani d’azione

Una relazione speciale della Corte dei conti europea (ECA) ha rilevato scarsi elementi che indichino che i due Piani d’azione per l’economia circolare della Commissione UE, in particolare per quanto riguarda la progettazione circolare dei prodotti e dei processi produttivi, hanno influito sulle attività di economia circolare nell’UE, raccomandando di analizzare i motivi che hanno condotto allo scarso utilizzo, da parte degli Stati membri, dei finanziamenti UE per la progettazione circolare e valutare come incentivarla ulteriormente.

Vi sono scarsi segnali di una transizione dell’UE verso un’economia circolare. Le misure e i miliardi di euro dell’UE hanno avuto un modesto impatto sulla transizione negli Stati membri, soprattutto per quanto riguarda la progettazione circolare dei prodotti e dei processi produttivi.

È quanto ha rilevato la Corte dei conti europea (ECA) nella Relazione speciale Economia circolare. Nonostante l’azione dell’UE, negli Stati membri procede lentamente”, pubblicata il 3 luglio 2023, che ha valutato se l’azione della Commissione UE fosse stata efficace nell’influenzare le attività di economia circolare negli Stati membri.

L’economia circolare presenta vantaggi significativi in termini di sostenibilità. Per i cittadini, significa prodotti che durano più a lungo e/o più facili da riparare, aggiornare, rifabbricare, riutilizzare o riciclare. A livello di imprese, tale approccio offre una serie di potenziali vantaggi, comprese una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e una minore esposizione alla volatilità dei prezzi. Circa l’80 % dell’impatto ambientale di un prodotto dipende dalla sua progettazione.

“Preservare i materiali e ridurre al minimo i rifiuti è fondamentale se si vuole che l’UE utilizzi efficientemente le risorse e raggiunga gli obiettivi ambientali del Green Deal – ha dichiarato Annemie Turtelboom, Membro dell’ECA – Ma le azioni finora intraprese dall’UE sono state inefficaci e la transizione verso l’economia circolare è quasi ferma in molti paesi europei.”

Per contribuire all’economia circolare, la Commissione europea ha predisposto due Piani d’azione: il primo nel 2015 (CEAP) conteneva 54 azioni specifiche; il secondo nel 2020, prendendo le mosse dal primo, prevede 35 azioni aggiuntive a sostegno di una maggiore circolarità dell’economia. Introducendo inoltre l’obiettivo ambizioso di raddoppiare la percentuale di utilizzo dei materiali circolari nell’UE (ossia la percentuale di materiale riciclato e reintrodotto nell’economia) entro il 2030.

Tali piani non erano vincolanti, ma miravano ad aiutare gli Stati membri ad aumentare le attività di economia circolare negli ultimi anni, e includevano anche una serie di misure per facilitare l’innovazione e gli investimenti.

Fonte: Corte dei conti europea 2023

L’UE ha messo a disposizione ingenti finanziamenti, stanziando oltre 10 miliardi di euro tra il 2016 e il 2020 per aiutare le imprese ad essere all’avanguardia nella transizione verso l’economia circolare.

La Corte ha esaminato il ritmo con cui gli Stati membri hanno attuato la transizione verso l’economia circolare, l’efficacia delle misure abilitanti della Commissione volte a sostenere tale transizione e la mobilitazione dei fondi UE da molteplici fonti a favore dell’economia circolare.

Dal 2018, Eurostat compila il tasso di circolarità dell’UE, calcolandolo retroattivamente fino al 2004. Tra il 2015 e il 2021, il tasso medio di circolarità per tutti gli Stati membri dell’UE è aumentato soltanto dell’0,4%. Sebbene il tasso di circolarità dell’UE per il 2021, pari all’11,7 %, sia superiore al più recente tasso di circolarità mondiale del 7,2 % e in continua diminuzione, l’obiettivo della Commissione UE di raddoppiare il tasso di circolarità del 2020 entro il 2030, “sarà come realizzare la quadratura del cerchio”.

Fonte: Corte dei conti europea, sulla base del tasso di utilizzo di materiali circolari elaborato da Eurostat e della produzione di rifiuti.

Secondo la Corte, l’UE ha compiuto progressi molto modesti nella transizione verso un’economia circolare. Tra il 2015 e il 2021, il tasso medio di circolarità per tutti gli Stati dell’UE-27 è aumentato soltanto di 0,4 punti percentuali, e 7 Paesi (Lituania, Svezia, Romania, Danimarca, Lussemburgo, Finlandia e Polonia) hanno addirittura fatto passi indietro. Pertanto, l’ambizione dell’UE di raddoppiare la percentuale di materiali riciclati e reintrodotti nell’economia entro il 2030 appare decisamente difficile da realizzare.

Tra i fondi della politica di coesione, la Corte si è concentrata in particolare sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) quale principale fonte di finanziamento per la transizione delle piccole e medie imprese (PMI) verso l’economia circolare. Sono stati selezionati 3 Stati membri (Irlanda, Paesi Bassi e Polonia) al fine di valutare i progressi compiuti verso un’economia circolare, i finanziamenti previsti a titolo del FESR e le rispettive priorità strategiche. La selezione è avvenuta sulla base dei progressi compiuti nella transizione verso l’economia circolare (tasso di circolarità), dei finanziamenti previsti a titolo del FESR e dell’eventuale presenza di una strategia nazionale per l’economia circolare, in modo da ottenere una combinazione adeguata per ciascun criterio.

I progressi degli Stati membri verso l’economia circolare nel periodo 2015-2021 Fonte: Corte dei conti europea, sulla base del tasso di utilizzo di materiali circolari elaborato da Eurostat e della produzione di rifiuti.

I Piani dell’UE includevano anche una serie di misure per facilitare l’innovazione e gli investimenti. Gli auditor della Corte hanno trovato scarse prove dell’efficacia di tali misure nel contribuire all’economia circolare, il cui impatto si è rivelato solo modesto nell’aiutare le imprese a fabbricare prodotti più sicuri o ad accedere a tecnologie innovative che rendessero i processi produttivi più sostenibili.

Gli auditor evidenziano anche il problema dell’obsolescenza programmata, la pratica di limitare artificialmente la vita utile di un prodotto per renderne necessaria la sostituzione. La Commissione UE ha concluso che non era fattibile rilevare l’obsolescenza programmata, ma che è chiaramente essenziale eliminarla per disporre di prodotti più sostenibili.

La Corte rivolge alla Commissione UE le raccomandazioni di analizzare:
come tener meglio conto degli aspetti fondamentali dell’economia circolare, in particolare, la progettazione circolare dei prodotti, per migliorare il monitoraggio dei progressi realizzati dagli Stati membri nella transizione verso un’economia circolare e agevolare l’adozione di decisioni informate relative alle nuove politiche, iniziative e azioni;
i motivi per cui i finanziamenti UE in regime di gestione concorrente e diretta non abbiano condotto all’avvio di più progetti in materia, valutando nel quadro di detta analisi la possibilità di fornire ulteriori incentivi per lo sviluppo dei progetti riguardanti la progettazione circolare dei prodotti nell’ambito della politica di coesione.

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