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Dispositivo antiabbandono: un piccolo sensore fa scattare l’allarme

Mentre in Italia proseguono le polemiche sul Regolamento per il dispositivo antiabbandono sui seggiolini per i bambini, ricercatori canadesi hanno messo a punto un dispositivo che può essere fissato sullo specchietto retrovisore o sul soffitto dell’auto, in grado di lanciare l’allarme quando un bambino o un animale domestico è stato lasciato solo.

In Italia dopo il Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del  2 ottobre 2019, n. 122 “Regolamento di attuazione dell’articolo 172 del Nuovo codice della strada in materia di dispositivi antiabbandono di bambini di età inferiore a quattro anni” (G.U. del 23 ottobre 2019) si sono accese polemiche, tanto che è già stata presentata una proposta di modifica per far slittare fino al 6 marzo 2020 le sanzioni previste per i trasgressori dell’obbligo di installazione del dispositivo.

Il dibattito si incentra non tanto sulla norma introdotta che è del tutto sensata, quanto piuttosto sul testo della legge che non ha previsto l’impatto che avrebbe avuto sul mercato non in grado ancora di soddisfare l’enorme domanda e, soprattutto, per il fatto che i costruttori dei seggiolini antiabbandono riconoscono come omologati solo quelli equipaggiati con i loro sensori. In altri termini ci sarebbe il rischio che con sia omologabile un seggiolino di una marca con un sensore di un altro marchio, con conseguenze assicurative immaginabili.

Dall’Università canadese di Waterloo, intanto, arriva la notizia che dei giovani ricercatori hanno messo a punto un sensore che potrebbe salvare delle vite innescando un allarme quando bambini o animali domestici vengono lasciati soli nei veicoli, in situazioni potenzialmente mortale in caso di condizioni estremamente calde o fredde.

Il dispositivo, abbastanza piccolo da stare nel palmo di una mano con soli 3cm di diametro e progettato per essere fissato allo specchietto retrovisore o sul cielo del soffitto dell’auto, invia segnali radar che vengono riflessi da persone, animali e oggetti nel veicolo, mentre l’intelligenza artificiale (IA) integrata analizza quindi i segnali riflessi.

Il dispositivo risolve un grave problema a livello mondiale – ha affermato George Shaker, Professore presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Meccatronica e il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Informatica dell’Università di Waterloo che ha supervisionato lo Studio Low-cost low-power in-vehicle occupant detection with mm-wave FMCW radar presentato alla VIII ICCE (International Conference & Exibition on Clean Energy) di Montreal (Canada) – Il sistema è così conveniente che potrebbe diventare un equipaggiamento standard in tutti i veicoli”.

Lo sviluppo del sensore wireless a forma di disco è stato in parte finanziato da un importante produttore di componenti automobilistici che punta a introdurlo sul mercato entro la fine del 2020. Il dispositivo determina il numero di occupanti e la loro posizione all’interno di un veicolo. Tali informazioni potrebbero essere utilizzate anche per stabilire tariffe per i servizi di condivisione dei percorsi e strade a pedaggio o per qualificare i veicoli per le corsie del car pooling, ma il suo scopo prefissato è quello di rilevare quando un bambino o un animale domestico è stato lasciato accidentalmente o deliberatamente solo.

In tali circostanze, il sistema impedirebbe il bloccaggio delle porte del veicolo e farà scattare un allarme per avvisare il conducente, i passeggeri e le altre persone nell’area in cui si è verificato l’inconveniente.

A differenza delle telecamere, questo dispositivo preserva la privacy e non ha punti ciechi perché il radar può penetrare nei sedili, ad esempio, per determinare se c’è un bambino in un seggiolino posteriore – ha aggiunto Shaker –Il dispositivo a bassa potenza, che funziona con la batteria di un veicolo, distingue tra esseri viventi e oggetti inanimati rilevando sottili movimenti respiratori”.

I ricercatori stanno ora esplorando di utilizzare tale capacità per monitorare i segnali di vitalità dei conducenti per indicare eventuali condizioni di affaticamento, distrazione, malori.

In copertina: I ricercatori Mostafa Alizadeh (a sinistra) e Hajar Abedi posizionano una bambola, modificata per simulare la respirazione, in un minivan durante i test del nuovo sensore (Fonte: Università di Waterloo).

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