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Desertificazione e siccità: a rischio le colture del Made in Italy

Un paper di Greenpeace Italia diffuso in occasione della “Giornata della Desertificazione e Siccità” (17 giugno 2024) traccianoun quadro preoccupante di un’Italia che si scalda e i suoli si impoveriscono di acqua, mettendo in guardia sul futuro delle colture “Made in Italy” come agrumi, olio d’oliva e grano duro per pasta e pane, che rischiano un calo drastico.

Un Nord sempre più caldo, con un clima che si tropicalizza, e un suolo mediamente più povero d’acqua in tutte le regioni italiane, specie al Sud, dove la siccità mette a rischio coltivazioni fondamentali per la dieta mediterranea.

In occasione della “Giornata della Desertificazione e Siccità” (Desertification & Drought Day) che si celebra ogni anno il 17 giugno, Greenpeace Italia ha diffuso un report, a cui hanno collaborato esperti del settore, da cui emerge che la crisi climatica e della biodiversità costituiscono il principale rischio per le coltivazioni che rappresentano l’eccellenza del “Made in Italy”, come agrumi, olio d’oliva e grano duro per pasta e pane.

Con inverni sempre più caldi e piogge troppo scarse o troppo violente, che in entrambi i casi lasciano i terreni assetati, l’Italia si riscalda e i suoli si impoveriscono di acqua. È il Nord a scaldarsi di più: la temperatura media invernale negli ultimi 40 anni è aumentata di quasi 1,5 °C, con punte di 2 °C nel Nord-ovest e oltre 1,5 °C nel Nord-est.

Peraltro, il Nord Italia ha registrato le maggiori anomalie in termini di precipitazioni: in soli due mesi dell’inverno 2024 è caduta la stessa quantità d’acqua piovuta in tutti e tre gli inverni precedenti.

Precipitazioni che, come spiegano i ricercatori dell’ISTAT Stefano Tersigni e Alessandro Cimbelli, “Il terreno fatica ad assorbire perché sono sempre più intense e concentrate, spesso connesse a eventi meteorologici estremi”.

Nel resto d’Italia, gli inverni 2021-2024 hanno visto una generale riduzione delle precipitazioni rispetto alla media del trentennio 1981-2010, con un calo più marcato al Sud (-2,3%) e nelle Isole (-5,7%). Il 2022 è stato l’anno più siccitoso in tutta la Penisola, con il Nord-ovest che ha visto le piogge ridursi del 64%.

Ne consegue che i suoli di tutte le regioni italiane (tranne la Valle d’Aosta) sono più poveri d’acqua rispetto alla media degli ultimi 30 anni. In particolare, Sicilia (-2%), Puglia (-1,2%) e Calabria (-1,1%) registrano i cali più significativi che, secondo gli esperti, rappresentano un campanello d’allarme, “dato che solo una parte dell’acqua trattenuta al suolo è disponibile per le piante, e la perdita di un solo punto percentuale equivale a una riduzione significativa che deve essere compensata con l’irrigazione”, come spiega Tommaso Gaifami dell’Associazione Italiana di Agroecologia (AIDA).

Per la prossima stagione, le regioni meridionali, già colpite da siccità, sono le più a rischio. È qui, infatti che si concentra la produzione di agrumi (99% delle superfici coltivate), olio d’oliva (81%) e grano duro (73%) per pasta e pane “Made in Italy”.

L’aumento delle temperature e la scarsità d’acqua mettono a repentaglio la produttività di queste colture, su terreni che spesso sono già impoveriti da anni di agricoltura intensiva. Al contrario, l’adozione di tecniche agroecologiche tutela la salute dei suoli e la loro capacità di trattenere l’umidità, mantenendo le capacità produttive dei terreni agricoli sul lungo periodo e, con esse, il reddito degli agricoltori sempre più minacciato da cambiamenti climatici e eventi estremi.

Le tendenze climatiche ci indicano che i suoli delle regioni del Mezzogiorno saranno  sempre più difficili da coltivare e che non potranno essere compensati dai terreni del Nord Italia, già sfruttati in modo intensivo, minacciati da temperature medie in rapido aumento e da eventi climatici estremi sempre più frequenti – commenta Simona Savini, della Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – Per questo è urgente e necessario adattare il nostro modello agroalimentare a produzioni che richiedono meno acqua, a partire dalla riduzione dei terreni destinati alla mangimistica”.

Come sottolinea Greenpeace Italia, la lotta alla desertificazione è una sfida globale che richiede un impegno concreto da parte di tutti. Oggi è più che mai necessario ridurre i consumi idrici in agricoltura, privilegiare la produzione di cibo per le persone rispetto a quella di mangimi per animali, promuovere tecniche agroecologiche che migliorino la salute dei suoli, aggiornare il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) con obiettivi in linea con l’Accordo di Parigi per ridurre le emissioni climalteranti e contrastare l’inquinamento che avvelena le risorse idriche: L’Italia deve cambiare al più presto il paradigma del modello agroalimentare, con un focus sulla sostenibilità e sulla tutela delle risorse idriche: solo così potremo garantire un futuro alle nostre campagne e alle colture che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy”.

Immagine di copertina: Fonte Greenpeace Italia

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