Tra il 2017 e il 2018 l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente hanno seguito 217 istruttorie per casi di danno ambientale in costante aumento, anche per effetto della Legge n. 68/2015 sugli ecoreati.
Nel corso del Convegno “Il danno ambientale: prevenzione e riparazione in un Sistema a rete” (Roma, 27 novembre 2018), promosso da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) per fare il punto sulla situazione attuale, mettere sul tavolo le questioni aperte e ipotizzare sviluppi futuri, sono stati presentati i numeri relativi alle istruttorie dei casi di danno ambientale ovvero qualsiasi deterioramento, significativo e misurabile, provocato a specie e habitat protetti, a fiumi e laghi o al suolo.
Tra 2017 e 2018 sono 217 i casi , seguiti da ISPRA e SNPA per conto del Ministero dell’Ambiente (MATTM), distribuiti su tutto il territorio nazionale: la Sicilia è la regione dove sono state aperte più istruttorie (38), seguita da Campania e Puglia (25), Toscana (18).
Il numero totale è in costante aumento negli anni per effetto delle crescenti indagini giudiziarie e di una più diffusa sensibilità pubblica verso le tematiche ambientali. Si va dall’incidente della Costa Concordia alle discariche di Giugliano in Campania o quella di Bellolampo a Palermo, dalla Valle del Sacco nel Lazio allo sversamento di idrocarburi nel fiume Polcevera (Liguria).
La maggior parte delle istruttorie per danno ambientale è oggi associata a illeciti compiuti nella gestione dei rifiuti (41%), violazioni in materia di edilizia e paesaggio (19%) e scarichi fuori norma (5%). Un 8% è legato ai cosiddetti ‘ecoreati’ individuati della recente Legge n. 68/2015 (disastro ambientale, inquinamento, omessa bonifica), nonché a illeciti relativi alle emissioni in atmosfera, in materia di bonifiche o di AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale).
“Finalmente è stata censita una buona parte di danno ambientale del Paese anche grazie al miglioramento dell’impianto normativo – ha affermato il Presidente dell’ISPRA, Stefano Laporta – Ora abbiamo fattispecie più specifiche grazie alla Legge n.68 sugli ecoreati”.
I 217 casi di danno ambientale di dividono in due categorie:
–184 si inseriscono in procedimenti giudiziari per reati ambientali ovvero casi di illeciti che finiscono davanti ai tribunali e per i quali il Ministero può richiedere la riparazione del danno;
– gli altri 33 sono, invece, casi extra-giudiziali che si avviano quando enti pubblici, cittadini, comitati o associazioni ambientaliste richiedono, attraverso le prefetture, l’intervento del Ministero denunciando potenziali danni all’ambiente.
Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), costituto da Ispra e dalle Agenzie regionali, ha istituito nel 2017 la “Rete operativa per il danno ambientale”, per elaborare in maniera omogenea su tutto il territorio le fasi istruttorie dei casi di potenziale danno, valutando le azioni per la riparazione e la prevenzione. Ciò con l’obiettivo di permettere, un’ efficace individuazione ed attuazione delle misure di riparazione delle risorse naturali e dei servizi ecosistemici danneggiati e delle misure di prevenzione del danno ambientale.
Ad oggi restano, tuttavia, da affrontare alcuni importanti temi, come per esempio stabilire i criteri per definire la procedura amministrativa, la copertura assicurativa del danno, i criteri di accertamento e quelli di riparazione.
“Con questo Convegno abbiamo fotografato una situazione – ha dichiarato il Direttore generale dell’ISPRA, Alessandro Bratti – ISPRA e il Sistema SNPA ci sono e hanno un buon bagaglio di competenze tecnico-scientifiche. Partiamo dalla casistica esistente, capiamo se l’approccio adottato sino ad oggi sul danno può essere allargato e guardiamo all’obiettivo finale: ripristinare lo stato ambientale di un’area nel modo più vicino possibile a quello originario”.