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Da una ricerca risulta che l’inquinamento atmosferico ci fa dormire male

inquinamento atmosferico e sonno

Gli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sul corpo umano sono tantissimi e le ricerche ne scoprono sempre di nuovi. Si sa, ad esempio che l’esposizione ad alti livelli di inquinamento porta malattie cardiovascolari epolmonari, fino ad accusare anche attacchi d’asma.

Fino ad ora, però, non era mai stata realizzata una ricerca approfondita sul legame presente tra l’inquinamento atmosferico e il sonno. L’Università di Washington ha cercato di mettere in evidenza la correlazione, con uno studio dal titolo Air Pollution May Disrupt Sleep (L’inquinamento atmosferico può disturbare il sonno) e presentandolo durante una conferenza all’American Thoracic Society.

L’analisi studia la quantità di tempo che i partecipanti all’esperimento passano a letto addormentati di notte rispetto a quanto ne passano svegli, la cosiddetta “efficienza del sonno“.

I ricercatori hanno analizzato i dati di 1.863 partecipanti, aventi in media 68 anni. Gli studiosi hanno preso in considerazione gli effetti di 2 dei più comuni inquinanti atmosferici: il diossido di azotoNO2, gas proveniente principalmente dal traffico, e il particolato fine, in particolare il PM2.5. Utilizzando le misurazioni dell’inquinamento atmosferico raccolte da centinaia di siti di monitoraggio dell’Agenzia di Protezione dell’Ambiente in 6 città statunitensi, oltre a caratteristiche ambientali locali e strumenti statistici, il team di ricerca ha potuto stimare le esposizioni all’inquinamento atmosferico a casa di ciascun partecipante.

L’esperimento si è avvalso, per 7 giorni consecutivi, dell’actigrafia del polso, cioè misurando i piccoli movimenti del corpo che forniscono stime dettagliate sul sonno e sul risveglio dei partecipanti. Per capire meglio: lo strumento riesce a misurare quante ore durante la notte i partecipanti hanno dormito e quante volte si sono svegliati. Con questo metodo è stato possibile calcolare l’efficienza del sonno. Le ricerche hanno dimostrato che per il 25% dei partecipanti all’esperimento, l’efficienza del sonno era l’88% in meno rispetto agli altri. È proprio da questo dato che il team ha iniziato a studiare se le esposizioni di inquinamento potessero incidere nell’attività del dormire.

Lo studio ha suddiviso la popolazione presa in esame in 4 parti, secondo i livelli di inquinamento a cui erano esposti. La parte con il maggior livello di inquinamento è stata comparata con quella che aveva i livelli più bassi. La ricerca ha così mostrato che l’efficienza del sonno si modifica in base a quali gas si è esposti. Infatti il gruppo con i più alti livelli di NO2 in 5 anni ha avuto un aumento del 60% di probabilità di avere una bassa efficienza di sonno rispetto al gruppo con i livelli minori; allo stesso modo, coloro che sono maggiormente esposti al particolato fine, PM2.5, hanno il 50% di probabilità in più di avere un sonno disturbato rispetto agli altri.

I ricercatori sono stati particolarmente interessati all’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico e a ciò che l’esposizione a lungo termine potrebbe significare per la salute del sonno.

Possono esserci effetti acuti sul sonno dovuti ad un’esposizione a breve termine ad elevati livelli di inquinamento, ma non abbiamo abbastanza dati per studiare tale collegamento – ha dichiarato la dottoressa e docente di Medicina Martha E. Billings, uno degli autori dello studio – Questi nuovi risultati indicano la possibilità che i livelli comuni di inquinamento atmosferico non solo influenzano le malattie cardiovascolari e polmonari, ma anche la qualità del sonno. Migliorare la qualità dell’aria può essere un modo per migliorare la salute del sonno e forse ridurre le disparità di salute“.

Ovviamente gli studi futuri dovranno indagare anche le altre associazioni degli inquinanti atmosferici alla qualità del sonno, ad esempio se anche il rumore del traffico e il fattore guida possano contribuire ad un malessere durante il riposo.

Non è un caso che ad oggi molti preferiscano abitare lontani dai centri città e dalle zone maggiormente trafficate, ma bisogna ricordare che esistono dei metodi per contrastare l’inquinamento atmosferico, il quale è composto da molti agenti chimici e non solo quelli analizzati all’interno dello studio. Infatti, per prevenire gli effetti negativi sulla salute si può contribuire già partendo da piccole azioni quotidiane: ridurre il consumo energetico in casa attraverso l’uso di apparecchi elettronici puliti ed efficienti; scegliere i mezzi pubblici o attivi (come camminare o usare la bicicletta); evitare attività sportive o esercizi pesanti nei giorni di smog intenso; fare una dieta sana con frutta e verdura ad alto contenuto di antiossidanti (che serve soprattutto a prevenire gli effetti sulla salute degli inquinanti); curare sempre la salute del cuore e dei polmoni.

Prestare attenzione alle buone abitudini per il proprio corpo e allo stesso tempo per l’ambiente può considerarsi un inizio di un percorso ancora lungo ma verso città meno inquinate e più pulite.

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