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Investire nelle competenze e nella creazione di posti di lavoro per i giovani

ILO investire nelle competenze e creazione posti lavoro giovani

L’Italia si colloca al 4° posto tra i Paesi dell’UE con i più alti tassi di disoccupazione giovanile e vede aumentare il numero di giovani diplomati e laureati che, percependo carenza di opportunità di lavoro e di deterioramento della qualità del lavoro emigrano all’estero, come denuncia anche il Rapporto della Fondazione Migrantes “Italiani nel mondo 2015”.

L’International Labour Organization (ILO), l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di giustizia sociale e diritti umani riconosciuti, con particolare riferimento al mondo del lavoro in tutti i suoi aspetti, ha pubblicato l’8 ottobre 2015 il Rapporto “Global Employment Trends for Youth 2015” che ha per sottotitolo “Aumentare gli investimenti in posti di lavoro dignitosi per i giovani”.

Secondo l’ILO, il tasso di disoccupazione giovanile globale si è stabilizzato al 13%, pari a 73,3 milioni, dopo un periodo di rapido incremento tra il 2007 e il 2010, ma è ancora ben al di sopra del livello pre-crisi (11,7%), Rispetto al 2012, il tasso di disoccupazione giovanile è diminuito dell’1,4% nelle economie sviluppate e nell’Unione europea e di meno dello 0,5% nell’Europa sud-orientale (non UE) e centrale, nei Paesi CSI (ex Repubbliche dell’URSS), America Latina e Caraibi e Africa sub-sahariana.
Nelle restanti regioni (Est-Asiatico, Sud-Est Asiatico e Pacifico, Medio Oriente e Nord-Africa) la disoccupazione giovanile è addirittura aumentata tra il 2012 e il 2014 e non c’è stata alcuna variazione, come nel caso dell’Asia del Sud.

A causa di una contrazione della forza giovanile, afferma il Rapporto, “il tasso di disoccupazione rimane ostinatamente alto”, nonostante un calo del numero di giovani disoccupati, che secondo le proiezioni si attesterebbe al 13,1% al 2015.

È incoraggiante vedere un miglioramento delle tendenze occupazionali dei giovani rispetto al Rapporto del 2013 – ha affermato Sara Elder, principale autore del report – Ma non si deve perdere di vista il fatto che la ripresa non è generalizzata e che quasi il 43% della popolazione attiva giovanile nel mondo è tuttora disoccupata o lavora in condizioni di povertà. La situazione rimane sempre difficile per i giovani che entrano oggi nel mercato del lavoro“.

A livello mondiale, la quota dei giovani nella popolazione attiva, siano essi occupati o disoccupati, è in progressiva diminuzione. Una delle ragioni è connessa con la maggiore partecipazione dei giovani, anche se ancora non sufficiente, nel sistema educativo. Nei Paesi a basso reddito, tuttavia, milioni di adolescenti abbandonano prematuramente la scuola per iniziare a lavorare.
Secondo il rapporto, il 31% dei giovani nei Paesi a basso reddito non ha titoli di studio, contro il 6% nei Paesi a reddito medio e il 2% in quelli a reddito medio alto.

Viene evidenziato, inoltre, il divario persistente di genere con i tassi di partecipazione delle giovani donne nel mercato del lavoro significativamente inferiori a quelli dei giovani uomini nella maggior parte delle regioni. Le giovani donne continuano ad essere anche più esposte alla disoccupazione rispetto ai loro coetanei maschili e, anche se il loro tasso di occupazione nelle economie sviluppate è maggiore, la qualità dei posti di lavoro è al di sotto delle loro aspettative.

Troppi sono i giovani disoccupati di lunga durata.
Nell’Unione europea, più di un giovane disoccupato su tre è alla ricerca di lavoro da più di un anno, mentre le economie in via di sviluppo continuano ad essere afflitte da sottoccupazione strutturale, occupazione precaria e lavoro sottopagato.

Se il tasso di lavoratori che vivono sotto la soglia di povertà (con meno di 2 dollari al giorno) è diminuito nel corso degli ultimi 20 anni, tuttavia affligge ancora 69 milioni (uno su tre) di giovani lavoratori dei Paesi in via di sviluppo, che aumenta a 286 milioni se vengono inclusi quelli vicini alla povertà (meno di 4 dollari al giorno) i prossimi poveri (che vivono con meno di US $ 4 al giorno).

Il rapporto contiene anche degli esempi su come i giovani si muovono nel mercato del lavoro, sulla base dei dati provenienti dalle recenti indagini di transizione scuola-lavoro (SWTS) che indicano in 19 mesi la media di tempo che passa a livello globale tra la conclusione degli studi e un’occupazione, con la riduzione di un terzo per coloro che sono in possesso di una laurea e un aumento del tempo necessario per le giovani donne rispetto agli uomini.

I rapidi cambiamenti tecnologici, dei modelli e rapporti di lavoro, come pure le nuove forme di start up e l’inadeguatezza delle qualifiche, richiedono costanti adeguamenti alle nuove situazioni del mercato del lavoro. Per garantire l’accesso dei giovani a un lavoro dignitoso è necessario investire nell’istruzione e nella formazione di qualità, nell’acquisizione di competenze che siano spendibili nel mercato del lavoro e nell’accesso alla protezione sociale e ai servizi di base, indipendentemente dal tipo di contratto. Ciò richiede la garanzia di pari opportunità in modo che tutti i giovani possano ottenere lavoro produttivo, indipendentemente dal genere, dal livello di reddito o dal contesto socioeconomico di provenienza”.

Sappiamo che per i giovani di oggi la transizione verso il mercato del lavoro non è facile e con il continuo rallentamento dell’economia globale è probabile che continui – ha commentato Azita Berar-Awad, Direttore del dipartimento delle politiche per l’impiego dell’ILO – Ma sappiamo anche che investire in azioni specifiche a favore dell’occupazione giovanile ha dei ritorni in termini di risultati. È tempo di espandere la nostra azione a sostegno dell’occupazione giovanile“.

L’obiettivo 8 dell’Agenda dello Sviluppo Sostenibile al 2030 attribuisce priorità alla promozione dell’occupazione giovanile, fornendo una grande opportunità per creare un partenariato a livello mondiale a sostegno dell’occupazione giovanile su vasta scala – ha ricordato la Berar-Awad, riferendosi alla presentazione il mese scorso a New York nel corso dell’Assemblea Generale dell’ONU agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che andranno a sostituire gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio che scadranno il prossimo dicembre – Sono necessari maggiori investimenti sui giovani per curare le ferite prodotte dalla crisi e per garantire mercati del lavoro e società più inclusive”.

Nonostante lievi miglioramenti, alla fine del 2014 l’Italia era il quarto Paese dell’Unione europea con il tasso di disoccupazione giovanile più alto (42,7%), il doppio di quello del periodo pre-crisi. “L’alta quota di disoccupazione di lunga durata che colpisce circa il 60% dei giovani disoccupati è un fattore di forte preoccupazione – ha sottolineato Gianni Rosas, rappresentante ILO per l’Italia e autore del capitolo sulle politiche e programmi per l’occupazione giovanile del rapporto – È forse la percezione della carenza di opportunità di lavoro e del deterioramento della qualità del lavoro che ha spinto il 99% dei giovani italiani intervistati durante un’inchiesta ad essere pessimisti circa l’andamento del mercato del lavoro e il 55% degli stessi intervistati a dichiarare di essere disponibile a emigrare all’estero nella ricerca di migliori opportunità lavorative“.

Il 6 ottobre 2015 la Fondazione Migrantes ha presentato il Rapporto “Italiani nel mondo 2015”, da cui emerge che sono aumentati del 49,3% nell’ultimo decennio gli italiani che risiedono all’estero e il 35,8% sono giovani tra i 18-34 anni, che emigrano per motivi di lavoro e che sono in possesso di laurea o diplomi di specializzazione, dirigendosi nei Paesi dell’Europa (53,9%) e in America (40,3%).

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