Secondo l’annuale classifica stilata dalla ONG HelpAge International dei Paesi dove si invecchia meglio, l’Italia perde ben 12 posizioni rispetto al 2013 per effetto della revisione del sistema pensionistico e dei dati sulla povertà della popolazione.
In testa sono i Paesi dell’Europa centro-settentrionale, ma viene sottolineata la necessità che i decisori politici si muovano fin d’ora a prevedere l’incidenza che il ritmo di invecchiamento globale della popolazione metta in seria difficoltà le economie dei vari Paesi.
HelpAge International, ONG con sede a Londra e Bruxelles che aiuta le persone anziane ad affermare i propri diritti, a contrastare la discriminazione e a superare la povertà in modo che possano condurre una vita dignitosa, sicura, sana e attiva, stila ogni anno con la collaborazione dell’ONU una classifica dei Paesi in base al buon invecchiamento della popolazione.
Il “Global AgeWatch Index” si basa su 4 categorie di dati, che sono elementi chiave del benessere degli anziani:
– sicurezza di reddito (stato delle pensioni, benessere relativo degli anziani, PIL in ogni paese, tasso di povertà in età avanzata.);
– stato di salute (aspettativa di vita a 60 e stato psicologico);
– condizione socio-culturale (livello di occupazione e istruzione);
– ambiente circostante (sicurezza, trasporti, rapporti sociali, assistenza).
La somma dei punteggi ottenuti in ogni categoria dai singoli Paesi determina poi la classifica finale dei 96 Paesi dei quali è stato possibile avere a disposizione dati sufficienti.
In testa al Global Age Watch 2014 è la Norvegia, seguita da Svezia, Svizzera, Canada e Germania. Gli Stati Uniti sono all’8° posto, davanti al Giappone, il Regno unito al 12°, la Francia al 16°, la Spagna al 21°.
Le ultime posizioni della classifica sono occupate da Pakistan, Tanzania, Malawi, Gaza, West Bank e Gaza (Territori Palestinesi) Mozambico e Afghanistan (ultimo).
L’Italia si colloca, al 39° posto, scendendo di ben 12 posizioni rispetto allo scorso anno quando era al 27° posto.
La discesa dell’Italia sulla classifica si deve soprattutto alla revisione del sistema pensionistico e ai dati sulla povertà della popolazione. Infatti per:
– “sicurezza di reddito” degli anziani, l’Italia è caduta dal 6° posto del 2013 al 25° di quest’anno;
– “condizione socio-culturale” è al 69° posto;
– “ambiente circostante” è addirittura al 74° posto;
– “stato di salute” è, invece, in ottima posizione, al 6° posto.
“L’indice indica una discrepanza tra i progressi nella longevità e un ritardo nella evoluzione delle politiche che permettono alle persone di diventare anziane – ha affermato Ashgar Zaidi, del Centro di Ricerca sull’Invecchiamento presso l’Università di Southampton, che ha sviluppato l’indice, collaborando con HelpAge International – Le società hanno tardato ad abbracciare gli aspetti positivi della longevità e a vedere le persone anziane come una risorsa che, in adeguate circostanze, può ripagare gli investimenti non solo con carriere di lavoro più lunghe, ma maggiore autosufficienza e una vita in salute e indipendente”.
Il Report, pubblicato il 1° ottobre 2014, evidenzia anche la disparità tra quei Paesi che stanno in cima alla classifica e quelli collocati nelle posizioni inferiori. Ad esempio, sulla sicurezza del reddito, 26 Paesi hanno conseguito un punteggio che è meno della metà di quelli raggiunti da Norvegia e Francia (89,1 e 88,0 rispettivamente).
“Il ritmo senza precedenti e la velocità di invecchiamento della popolazione presenta ai responsabili politici una sfida – ha sottolineato Toby Porter, a capo di HelpAge international – Solo se agiscono ora avranno la possibilità di soddisfare le esigenze dei loro cittadini e mantenere le loro economie in buona salute”.
Inoltre, HelpAge International lancia l’allarme sui Paesi a più rapido invecchiamento: entro il 2050 si attende un numero di over-60 pari al 21% della popolazione globale (ora è il 12%).
In Italia il 27,4% della popolazione è sopra i 60 anni, sarà il 34,6% nel 2030 e il 38,7% nel 2050.
Malgrado ciò, si sottolinea nel rapporto, oltre un Paese su tre non ha fatto molta strada per migliorare la qualità di vita dell’anziano e favorirne il ruolo attivo in società.
“È necessaria una distinzione essenziale tra le politiche adeguate per le attuali generazioni di anziani e quelle richieste per le generazioni future – ha continuato il Professor Zaidi – Anziani di oggi hanno bisogno di protezione e di responsabilizzazione. Per le generazioni future l’attenzione deve essere focalizzata sul creare opportunità di lavoro nel corso della loro vita attiva e migliori meccanismi per costruire la resilienza alla vecchiaia”.