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Dal Rapporto del WWF emerge un Pianeta “stremato”

Rapporto WWF emerge pianeta stremato

Presentato dal WWF il “Living Planet Report 2014” che mostra come in un mondo sempre più instabile socialmente e politicamente, è allarmante il livello raggiunto dalla perdita di biodiversità e i danni provocati agli ecosistemi essenziali per la nostra stessa esistenza.

Le popolazioni di numerose specie di animali vertebrati (quindi mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci) si sono più che dimezzate in soli 40 anni e il continuo declino della natura rafforza la necessità di trovare soluzioni sostenibili per curare il pianeta.

Questo in sintesi è il messaggio contenuto nel “Living Planet 2014”, il Rapporto presentato a Milano il 30 settembre 2014 nell’ambito delle iniziative che il WWF Italia sta realizzando in avvicinamento a EXPO 2015.
Il Rapporto, che viene pubblicato ogni due anni e che prende in esame gli effetti delle pressioni dell’uomo sul pianeta, esplorandone le implicazioni per le nostre società, con il sottotitolo “Specie e Spazi, Gente e Luoghi”, monitora le popolazioni di oltre 10.000 specie di vertebrati dal 1970 al 2010, utilizzando il Living Planet Index, un database realizzato dalla Zoological Society of London, e misura, inoltre, l’impronta ecologica umana predisposta dal Global Footprint Network e si avvale di prestigiose collaborazioni con istituzioni scientifiche come la Zoological Society of London, il Global Footprint Network, il Water Footprint Network, lo Stockholm Resilience Centre.
Considerate entrambe, la perdita di biodiversità e una insostenibile impronta ecologica, minacciano i sistemi naturali e il benessere umano, ma possono anche indicarci la direzione per invertire la tendenza.
La nostra è una chiamata urgente all’azione, non possiamo più aspettare – ha affermato alla presentazione Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia – La biodiversità è una parte cruciale del sistema che sostiene la vita sulla Terra oltre che il barometro di quello che stiamo facendo alla Terra, la nostra unica casa. Abbiamo la necessità urgente di agire in tutti i settori della società per costruire un futuro più sostenibile”.

Quest’anno il Living Planet Index ha aggiornato la metodologia monitorando con più cura la biodiversità globale, fornendo così un’immagine più chiara dello stato di salute della ricchezza della vita sul pianeta. Mentre i risultati mostrano come lo stato delle specie sia peggiore rispetto ai precedenti rapporti, il rapporto individua con più chiarezza le soluzioni disponibili.
I risultati del Rapporto 2014 mostrano in modo chiaro, come non si mai verificato prima d’ora, che non possiamo permetterci più di perdere tempo – ha continuato la Bianchi – È essenziale cogliere l’opportunità, finché siamo in grado di farlo, di sviluppare soluzioni sostenibili e creare un futuro dove potremo vivere e prosperare in armonia con la natura”.

Secondo il Rapporto le popolazioni di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili sono diminuite del 52% dal 1970Le specie di acqua dolce hanno sofferto un declino del 72%, una perdita quasi doppia rispetto alle specie terrestri e marine. La maggioranza di queste perdite provengono dalle regioni tropicali in particolare dell’America Latina. Ma la minaccia maggiore alla biodiversità deriva dalla combinazione tra l’impatto della perdita di habitat e il loro degrado. Pesca e caccia (compreso il gravissimo problema del bracconaggio) sono altre minacce significative. I cambiamenti climatici stanno diventando sempre più preoccupanti e come documentato da numerose ricerche raccolte nel Rapporto i cambiamenti climatici sono già responsabili della possibile estinzione di diverse specie.
È allarmante il livello raggiunto dalla perdita di biodiversità e i danni provocati agli ecosistemi essenziali per la nostra stessa esistenza – ha sottolineato Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF Italia – Questi danni non sono inevitabili, ma costituiscono una conseguenza del modo che abbiamo scelto di vivere. Sebbene il rapporto mostri come la situazione sia critica vi sono ancora spazi per la speranza , ma è necessario non perdere altro tempo. Per proteggere la natura è necessaria un’azione incentrata sulla conservazione attiva, la volontà politica e un chiaro e significativo supporto da parte delle imprese”.

Secondo il Rapporto la domanda di risorse naturali dell’umanità è oltre il 50% più grande di ciò che i sistemi naturali sono in grado di rigenerare. Sarebbero necessarie una Terra e mezza per produrre le risorse necessarie per sostenere la nostra attuale Impronta ecologica. Questo superamento globale significa, in pratica, che stiamo tagliando legname più rapidamente di quanto gli alberi riescano a ricrescere, pompiamo acqua dolce più velocemente di quanto le acque sotterranee riforniscano le fonti e rilasciamo CO2 più velocemente di quanto la natura sia in grado di sequestrare.

Separare il rapporto tra la nostra impronta ecologica e il nostro sviluppo è una priorità globale. Mentre l’Impronta ecologica pro capite dei Paesi ad alto reddito è in media di cinque volte superiore a quella dei paesi a basso reddito. In particolare, quella dell’UE è significativamente troppo grande, con tutti i 27 Paesi membri che vivono oltre i livelli di “un pianeta” e che fanno pesantemente affidamento sulle risorse naturali di altri Paesi. Se tutti gli abitanti della Terra mantenessero il tenore di vita di un cittadino europeo medio l’umanità avrebbe bisogno di “2,6 pianeti” per sostenersi. Con la prospettiva, inoltre, che le precedenti analisi sulle dinamiche demografiche che davano in calo la popolazione mondiale dopo un picco al 2050, siano smentite, come sottolineato da una recente ricerca.

Ormai è chiaro a tutti che i cambiamenti climatici stanno già influenzando il delicatissimo equilibrio dinamico dello stato di salute del pianeta. Secondo il “Living Planet Report 2014”, più di 200 bacini fluviali, dove vivono oltre 2,5 miliardi di persone, soffrono una grave scarsità d’acqua per almeno un mese ogni anno. Con quasi un miliardo di persone che già soffrono la fame, il Rapporto mostra come i cambiamenti climatici in sinergia con le modificazioni di uso del suolo, minaccia la biodiversità e potrebbe portare a ulteriori carenze alimentari.

È quindi fondamentale, secondo il WWF, procedere speditamente ad un negoziato serio che consenta di raggiungere nel 2015, in occasione della Conferenza delle Parti della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici che avrà luogo a Parigi, un accordo internazionale sul clima mirato a ridurre seriamente le emissioni di gas serra. Questo accordo globale dovrebbe spianare la strada verso un’economia a basse emissioni di carbonio elemento essenziale per l’immediato futuro considerato che l’uso dei combustibili fossili è attualmente il fattore dominante nell’Impronta ecologica.

Anche il Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 23 e 24 ottobre e che vedrà i capi di Stato e di Governo decidere sul pacchetto “Clima ed Energia” dell’UE fino al 2030 può costituire una occasione per contenere l’impronta di carbonio dell’UE, che costituisce quasi il 50% della sua impronta ecologica totale, a causa dell’uso di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas naturale.

Tuttavia, anche il WWF esprime preoccupazioni sulla composizione della nuova Commissione UE.
Il WWF è preoccupato che l’ambiente sia stato declassato nelle nuove proposte della Commissione Europea. Crediamo che un’agenda ambientale lungimirante e innovativa debba comprendere la green economy e i green jobs così come i legami tra ambiente, sviluppo, cambiamento climatico, politica estera e sicurezza. Ancor peggio di questo crediamo che l’ambiente sia stato retrocesso con queste nuove proposte. Il mandato ambientale con le direttive Uccelli e Habitat sta chiaramente andando nella direzione della deregolamentazione, e quindi la strategia dell’UE sulla biodiversità è fortemente minacciata”.

Il Rapporto illustra anche “One Planet Perspective” del WWF, (la prospettiva di un solo pianeta) indicando le strategie per conservare, produrre e consumare più saggiamente, con esempi concreti di come molte comunità locali stiano già facendo le scelte migliori per ridurre l’impronta e la perdita di biodiversità.
La natura costituisce sia un’ancora di salvezza per la sopravvivenza che un trampolino di lancio verso la prosperità – ha ricordato Marco Lambertini, Direttore generale del WWF Internazionale – È importante sottolineare che siamo tutti sulla stessa barca. Abbiamo tutti bisogno di cibo, acqua dolce e aria pulita – in qualsiasi parte del mondo viviamo. In un momento in cui tante persone vivono ancora in condizioni di povertà, è essenziale lavorare insieme per creare soluzioni che funzionano per tutti”.

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